mercoledì 29 marzo 2023

Settimana Santa. Riflessioni, documenti, storia

  Nell'approssimarsi delle festività pasquali riprenderemo da giornali, libri e documenti di varia origine eventi  e riflessioni sulla vicenda  di due millenni di Cristianesimo.

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Chaim Cohn (nt. Lubecca, 1911) si è trasferito in Palestina nel 1930, dove ha compiuto i suoi studi di ebraismo e legge. Dopo la nascita d'Israele è stato ministro della giustizia e, dal 1960, procuratore generale dello Stato. E' ritenuto una delle personalità eminenti dell'ebraismo laico-liberale.
Presso Einaudi, in Italia, ha pubblicato Processo e morte di Gesù. Un punto di vista ebraico (2000 e 2010). Si tratta di un libro di oltre 400 pagine che riesce difficile riportare in sintesi  su una pagina del Blog. Possiamo riportare, però per flash,  una breve riflessione di Gustavo Zagrebelsky, giurista italiano, giudice costituzionale dal 1995 al 2004 e presidente della Corte costituzionale nel 2004, che sta in copertina al libro.

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Secondo l'idea che l'ortodossia cristiana ha accolto, Gesù di Nazareth fu condannato a morte e crocifisso dal governatore romano  della Giudea che, tuttavia, era convinto della sua innocenza: il suo regno non era di questo mondo e il crimen laesae maiestatis non poteva riguardare le sue rivendicazioni  messianiche. Egli agì in stato di necessità, sotto la pressione del sinedrio che aveva organizzato un complotto contro Gesù e aizzato il popolo  per farlo morire . L'autorità romana fu il braccio secolare dell'autorità ebraica.

L'analisi puntigliosa  e spregiudicata  delle fonti, esito di decenni di ricerche, conduce Cheim Cohn a conclusioni del tutto diverse: la morte di Gesù fu responsabilità esclusiva  dei romani che lo condannarono per sedizione;  gli ebrei non svolsero nè avrebbero potuto svolgere parte nel processo romano, nè per accusare Gesù nè per costringere Pilato a condannarlo; la seduta notturna  del sinedrio fu determinata da un intento del tutto diverso da quello di ottenerne la morte. Solo nei decenni successivi  agli avvenimenti, in una situazione politica mutata, la vicenda venne ricostruita e narrata  nei Vangeli in modo tale che Pilato potesse essere assolto, trasferendone la responsabilità sugli ebrei.

Questa tesi storiografica si colloca  in una revisione del destino di Gesù che ha profonde implicazioni teologiche: considerando la sua morte  innanzitutto come una tragedia ebraica, perché "Gesù era un ebreo che, a Gerusalemme, col suo popolo visse , insegnò, combattè e morì", Cohn partecipa a quello che è ormai un importante tentativo  a più voci di comprendere la figura di Gesù e la sua vicenda nell'ambito proprio della storia politica e religiosa ebraica: dopo duemila anni di Gesù-cristiano, una storia di Gesù-ebreo, figlio legittimo del  popolo d'Israele.

Gustavo Zagrebelsky 

 

 

  


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