Terra, capitale e lavoro: si insegnava agli studenti -fino a metà del Novecento- che in quei tre termini stessero i "fattori" della produzione, i fattori per il benessere dell'uomo. Oggi i testi di economia quasi quasi sorvolano su quell'impostazione e si soffermano invece sulla "rivoluzione tecnologica", sulla avvenuta incorporazione dell'intelligenza artificiale in apparecchiature elettroniche estremamente sofisticate.
Le società più avanzate, l'Occidente, vivono ormai da alcuni decennio un'epoca "post-industriale", caratterizzata dall'espansione delle attività "terziarie" e dalla centralità delle conoscenze e delle applicazioni scientifiche.
I mutamenti tecnologici si susseguono con rapidità inimmaginabile alla generazione dei nati a metà del secolo scorso. Ormai la gente vive prevalentemente nelle città, o in prossimità delle città, e non più come nel corso del Novecento nelle aree agricole. I mercati che determinano i prezzi di qualsiasi prodotto non sono più quelli nazionali ma quelli intercontinentali e l'economia è divenuta sostanzialmente quella transnazionale.
Il Villaggio globale. Quell'espressione che pochi decenni fa sembrava vuota di contenuti, adesso contiene perfettamente tutti i connotati ed i significati che tutti comprendiamo: "Villaggio globale". Ciò che capita in Ucraina, in Africa o nei Poli dove si sciolgono i ghiacciai, ci riguarda tutti, tutti noi che ancora proviamo a sottrarci alle vicende del pianeta.
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