Questione Meridionale (I)
Si tratta di una da sempre "controversa" e purtroppo sotto moltissimi aspetti immutabile situazione. In passato, ad iniziare dai primi del Novecento, sono stati tantissimi gli studiosi, prestigiosi, che si sono dedicati alla "Questione Meridionale". Le Prime Lettere Meridionali, nel 1861 furono di Pasquale Villari. Fu comunque dagli anni cinquanta del Novecento che furono pubblicati tantissimi studi, molte antologie ed una infinità di storiografia storiografica.
Del Meridione si occupò Benedetto Croce (Storia del Regno di Napoli, 1925) che puntò ad analizzare la cultura meridionale nella visione dell'inserimento in quella europea. Don Luigi Sturzo, nel contesto della società liberale post-unitaria propugnò una organizzazione politica dei cattolici che avviasse iun programma di riforme a beneficio delle aree sottosviluppate e puntasse sulle autonomie locali.
Un disegno originale è stato quello di Antonio Gramsci con "Alcuni temi della questione meridionale - 1926"). Egli coglieva nella cattiva amministrazione condotta dai governi post-Unità la causa dell'arretratezza meridionale.
Nel post seconda guerra mondiale, dopo la pausa fascista, la questione meridionale ha assistito al moltiplicarsi degli studi, ed insieme ad essi, al moltiplicarsi delle "commissioni ministeriali", dei "centri-studi" e delle "riviste specializzate". Fu la Sinistra socialista e comunista che della "questione" ne ha fatto in quegli anni quaranta-cinquanta il cavallo di battaglia della "rinascita" meridionale, con l'occhio puntato sullo stato dell'agricoltura latifondista.
(Segue)
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