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Alla presenza dell’imperatore Costantino I viene ufficialmente aperto il ponte sul Danubio – conosciuto come Ponte di Costantino – tra Sucidava, nella Dacia, e Oescus (oggi in Bulgaria).
1950
(20 Tammuz 5710 secondo il calendario ebraico)
Il parlamento israeliano approva la Legge del ritorno che dà diritto agli ebrei di vivere e ottenere la cittadinanza in Israele.
Al termine della guerra d’Indipendenza del 1948-49 i residenti nel territorio della Palestina mandataria – arabi, drusi, beduini – che si trovavano ancora entro la Linea verde ricevettero dal neonato Stato la cittadinanza israeliana.
Gli ebrei erano ancora troppo pochi: per incentivarne l’immigrazione fu ratificata dalla prima Knesset, il 5 luglio del 1950, la legge del Ritorno (chok haShvut) che riconosce a tutti gli ebrei della diaspora il diritto di cittadinanza se intenzionati a fare aliyah («salita», così si definisce il ritorno degli ebrei in Eretz Israel), cioè a immigrare nel paese con l’intenzione di risiedervi permanentemente.
Nella versione originale, la legge riconosceva il «diritto al ritorno» soltanto a chi era tecnicamente («halakhicamente») ebreo. Ma nel 1970 esso fu esteso a chiunque avesse anche solo un nonno ebreo. Una spiegazione fornita allora fu che lo Stato-rifugio per gli ebrei perseguitati dovesse adottare gli stessi criteri usati dai persecutori: in questo caso quelli fissati nelle naziste Leggi di Norimberga.
(Rivista Limes)
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