domenica 31 luglio 2022

Alle radici del Cristianesimo

Appunti e riflessioni ripresi dalla bozza predisposta 
 

dalla Commissione intereparchiale in vista del Sinodo (2003)


II. LE TRE CIRCOSCRIZIONI 
BIZANTINE IN ITALIA

27. Chiese bizantine in contesto occidentale

Le due eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi e il monastero esarchico sono tre Circoscrizioni ecclesiastiche, ciascuna con una propria identità, ma con diverse caratteristiche comuni. Tutte e tre sono direttamente dipendenti dalla santa Sede  e soggette al nuovo Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (CCEO). Vivono e organizzano la propria azione ecclesiale sulla basse della tradizione bizantina, da cui traggono la loro taxis liturgica, la loro spiritualità e le loro strutture. Il monastero di S.M. di Grottaferrata è la continuità e la testimonianza vivente della fase italo-greca della presenza bizantina in Italia, che ha le sue radici nel periodo della piena comunione (sec. X) fra Bisanzio e Roma, nonostante il sopruso dell'Imperatore Leone III che aveva strappato dalla giurisdizione del Papa la Calabria, la Sicilia e l'Illirico sottomettendole al patriarcato di Costantinopoli. I fondatori S. Nilo e San Bartolomeo provenivano dalla Calabria, dove in seguito (sec. XV) si stabilirono le popolazioni albanesi immigrate dall'Epiro che rivitalizzarono la tradizione bizantina in Italia.

Le due Eparchie di Lungro (1919) e di Piana degli Albanesi (1937) sono costituite dai residui di queste immigrazioni, da quelle comunità che hanno resistito durante cinque secoli alla latinizzazioni. La tradizione bizantina accomuna queste Circoscrizioni ecclesiali e le distingue dal mondo religioso circostante.

Esse vivono però a stretto contatto con la Chiesa di tradizione latina nella comunione di fede e nella distinzione ecclesiale.

Le parrocchie che compongono le due eparchie fino alla loro creazione nel secolo scorso, sono state parte integrante di diocesi latine da cui hanno ricevuto forme cultuali e influssi di mentalità latine e della pietà popolare meridionale che determinano tuttora vari problemi pastorali. Un processo di assunzioni di elementi locali latini ha inficiato anche la vita dell'Abbazia di Grottaferrata, tanto che determinarono il papa Leone XIII (1881)  ad una riforma del rito e ad un recupero bizantino della stessa struttura interna della Chiesa del monastero. Ciò ha promosso una rifioritura della vita del monastero, eretto ad esarcato nel 1937.

Caratteristica interna di queste Circoscrizioni è che le loro parrocchie non sono in continuità territoriale, ma dislocate in mezzo a villaggi di tradizione liturgica latina, situazione che solleva problemi pastorali di comunicazione, ed anche di rapporti interrituali.

Queste tre circoscrizioni bizantine in Italia vivono nella piena comunione di fede e di vita ecclesiale con la Chiesa latina, la Chiesa originaria e maggioritaria nel Paese. I tre Ordinari sono membri delle rispettive Conferenze Episcopali Regionali e della Conferenza Episcopale Italiana. E con la loro esistenza queste tre Circoscrizioni, costituiscono una testimonianza della unità e diversità nella Chiesa di Cristo.

E' naturale che le due eparchie, e nei suoi limiti specifici, anche il monastero esarchico, sono immerse nel contesto pastorale dell'ambiente circostante, pur possedendo ciascuna proprie risposte ai problemi che quotidianamente incontrano.

Proprio per rispondere ai problemi comuni è stato convocato il I Sinodo Intereparchiale (1940) come risulta dallo stesso decreto di indizione. E nella stessa prospettiva si inserisce il II Sinodo, al quale gli Ordinari richiedono che in forme rispondenti ai tempi e alla maturazione ecclesiastica verificatasi in questi decenni affronti i vari aspetti della vita liturgica, catechetica e pastorale.

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La Laicità

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La pensa così ...

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La fede cattolica, se colta nella sua verità, rafforza l'identità del credente e, proprio per questo, lo apre al dialogo e all'incontro con tutti, e particolarmente con le altre religioni, proprio perché Gesù Cristo, in quanto rivelazione piena di Dio, coglie l'intero universo religioso dell'uomo, comunque si manifesti. E si può dire, inoltre, che il cattolicesimo è anche la garanzia più chiara per la stessa laicità proprio perché è dalla fede cattolica (e cristiana)  che ha avuto origine la distinzione tra Dio e Cesare, tra Stato e Chiesa. Senza queste radici la laicità rischia di cadere nell'insignificanza.

Vincenzo Paglia

 Arcivescovo, presidente della Pontificia accademia per la vita e gran cancelliere del Pontificio istituto Giovanni Paolo II. È consigliere spirituale della Comunità di Sant'Egidio

Nt. 20.04.1945

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