domenica 26 giugno 2022

Sicilia dei viaggiatori. Dal Barocco al Novecento (4b)

 Dal Barocco alla Modernità Novecentesca

 LUOGHI CELEBRI DI CATANIA, SIRACUSA E PALERMO

di

John Dryden Jr.

(Poeta, drammaturgo, critico letterario e traduttore inglese era il maggiore dei quattordici figli di Erasmo e Maria Dryden, appartenenti all'alta borghesia puritana inglese).

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UN VIAGGIO IN SICILIA E A MALTA NEL 1700-1701 - PARTE IV°

Sabato mattina, 20 novembre, prendemmo una barca in compagnia di un certo signor Pompeo, capitano del porto, il quale ci usò moltissime gentilezze. Attraversato il Porto Maggiore, risalimmo per quattro o cinque miglia l'Alfeo fino a raggiungerne la sorgente. Nonostante sia stretto e in più punti quasi interamente coperto da erbacce, questo fiume è incredibilmente ricco di pesci, tra cui tantissimi cefali e spigole molto grandi e ancor più saporiti di quelli che vengono pescati in acqua salata. Questi due tipi di pesce sono considerati due dei migliori esistenti nel Mediterraneo. Tra le moltissime erbacce di cui il fiume è pieno, si trova però tantissimo crescione di eccellente qualità. A Siracusa sia i poveri che i ricchi lo mangiano volentieri e fanno un ottimo brodo. Lungo le sponde cresce anche un'altra erba verde e lunga, molto salutare e buona da mangiare, cruda o bollita: ha lo stesso sapore della pastinaca ma è molto più dolce e più saporita Ce n'è una quantità infinita e i poveri ne fanno un grandissimo consumo mangiandola come insalata o bollita. Per fare un brodo squisito con quest'erba, che è leggermente piccante e di buona qualità, basta semplicemente aggiungere un goccio d'olio e un pizzico di sale e di spezie.

L'acqua dell'Alfeo o, come lo chiamano adesso gli abitanti "lo Pisma" , è molto limpida e chiara. E' bello osservare alcune anse dover il fiume si allarga e non ci sono erbacce; i giunchi e le canne che crescono sulle sponde in molti punti lo rendono assai gradevole, soprattutto quando si arriva alla sua sorgente. Proprio lì, ampio circa mezzo quarto di miglio, c'è l'anfiteatro di giunchi più bello del mondo. L'acqua è così cristallina che si può vedere il fondo tutto roccioso nonostante sia a più di sette braccia di profondità. E' da qui che sgorga l'acqua ed è bellissimo veder nuotare  una straordinaria quantità di pesci di ogni tipo e dimensione. I più grossi, che stanno più vicini al fondo, amano pulirsi contro i sassi e si godono il gorgoglio dell'acqua che sgorga dalla profondità della roccia. Anche se molto grossi e lunghi, a causa della profondità sembrano piccolissimi e stanno al sicuro da chi voglia catturarli. Lungo tutto l'Alfeo c'è molta cacciagione: molti uccelli selvatici, gallinelle d'acqua dal becco rosso e beccaccini in abbondanza. Alfeo è il fiume che i poeti immaginarono innamorato di Aretusa, che si trova dall'altra parte della baia: avendo visto che la ninfa si lavava nella sua fontana, egli molto maliziosamente si diresse verso il mare fino a spuntare di nuovo dall'altra parte, tra le gambe della ninfa.

Avola 

Domenica mattina, 21 novembre, partimmo con la nostra feluca da Siracusa e nel pomeriggio gettammo l'ancora in una località chiamata Avola, un grosso villaggio che dista circa mezzo miglio dal mare e si trova in una pianura molto vasta, fertilissima e veramente piacevole. Ci recammo subito a visitarlo. Vi eravamo entrati da poco quand'ecco che il Governatore ci mandò incontro una persona che ci accolse con molto garbo. Ci disse, a nome del Governatore, che eravamo i benvenuti e che era spiacente che Avola non offrisse alcun alloggio comodo e confortevole. Tuttavia, se la cosa ci avesse fatto piacere, eravamo padroni di fermarci a casa sua. Ricambiammo così tanta cortesia con molti ringraziamenti e ci scusammo per l'eventuale disturbo che gli avremmo arrecato; gli dicemmo però che non appena sbarcati avevamo già trovato un discreto alloggio alla Tonnara, una casa sulla costa costruita per la pesca del tonno. E' proprio lì che pernottammo: fu la notte in cui Tim ci preparò un'eccellente limonata con un pò di vernaccia (rimasta dal vino che avevamo preso a Siracusa, nella cantina dei Gesuiti) e due caratelle, una di vino bianco e una di vino rosso.

(Segue)


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