Col disfacimento dell'Unione Sovietico in Ucraina rimasero -leggiamo sui giornali- 15 reattori attivi, capaci di soddisfare il 55 per cento dell’intero fabbisogno elettrico del Paese.
Putin sa che chi controlla le centrali dispone di ampio potere. Kiev tuttavia nel corso degli anni ha deciso di distruggere quelle potenziali armi ed ha infatti aderito al Trattato di non proliferazione nucleare. E' rimasta però ancora adesso dipendente dall’atomo di uranio: nel territorio ucraino, oltre all’impianto di Chernobyl, esistono tuttora 15 reattori attivi che producono 13.700 megawatt al secondo.
Si tratta però di tecnologia sovietica più che superata ad acqua pressurizzata e -fra l'altro- i quindici reattori sono allineati e poco distanti gli uni dagli altri. Tutti si affacciano sulle acque del fiume Nipro (Dnepr). Potenzialmente pericolosi per la stessa Ucraina, quindi, e non solo per essa.
Pericolosi, quanto?
Il sistema -secondo quanto si legge sui giornali- costituisce una potenziale devastazione pari a «sei volte Chernobyl». E «Non c’è solo la vicinanza dei sei reattori a renderli pericolosi ma anche le piscine di raffreddamento con il combustibile atomico esausto» secondo l'Accademia delle Scienze ucraina.
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