giovedì 10 febbraio 2022

Era il 10 Febbraio

 1947

(Pagina ripresa da LINES)

L’Italia e le potenze alleate firmano il Trattato di Parigi, che pone formalmente termine alle ostilità con i vincitori della seconda guerra mondiale. Il patto rappresenta a tutti gli effetti la costituzione geopolitica del nostro paese.

L’Italia esce dalla seconda guerra mondiale sconfitta e umiliata. La sua costituzione geopolitica è il trattato di pace del 1947, che sancisce la catastrofe, malgrado la retorica pubblica che ci vorrebbe riscattati agli occhi dei vincitori dalla Resistenza.

Infatti il problema di Alcide De Gasperi e del suo ministro degli Esteri Carlo Sforza è mitigare le conseguenze del trattato di pace, che segna la condizione geopolitica di partenza della Prima Repubblica.   Al Congresso di Parigi del 1946, De Gasperi riesce a chiudere solo la questione altoatesina, perché aiutato dal ministro degli Esteri sovietico Molotov. I sovietici avevano problemi in Austria, dove si trovavano di fronte un governo filo-occidentale. Su tutti gli altri fronti, nel dopoguerra immediato l’Italia è isolata: dagli inglesi filo-jugoslavi sull’Istria, ai francesi che non ci aiutano affatto, anzi cercano di sottrarci dei territori. Gli americani sono ancora alle prese con un’opinione pubblica isolazionista. Ma l’unico che a Parigi si alza e stringe la mano a De Gasperi, dopo il suo discorso, aperto dalla constatazione che «tutto tranne la vostra personale cortesia è contro di me», è il segretario di Stato americano James Byrnes.

 1986

Inizia a Palermo il Maxiprocesso alla mafia. Il primo grado, durato fino al 16
dicembre 1987, vide 475 imputati all’apertura del processo, 200 avvocati difensori e condanne risalenti a 19 ergastoli insieme a pene detentive per un totale di 2,665 anni di reclusione.

Dal'Archivio Lines, una conversazione con Pietro Grasso, giudice a latere del Maxiprocesso.

LIMES Un popolo, un territorio. E un sistema sociale fondato sulla violenza?

GRASSO Nessun’altra organizzazione criminale ha una simile capacità di fare rispettare le proprie regole ed imporre delle precise strategie. I mafiosi hanno il loro codice di regole ed è in vigore anche un sistema sanzionatorio. Per ogni infrazione è prevista una punizione. Un mafioso può essere espulso dall’organizzazione, «posato» come si dice in gergo. Nella mentalità mafiosa, l’omicidio diventa la soluzione finale, lo strumento per la risoluzione dei conflitti. E molte volte si uccide anche soltanto sulla base di un semplice sospetto. Tutto deve rispondere a dei precisi disegni criminali. Esiste anche un codice comportamentale all’interno di Cosa Nostra: una serie di regole che servono a distinguere l’uomo d’onore in ogni momento della sua vita. I rapporti tra uomini e donne, il divieto di commettere furti ai danni di altri affiliati, di non intromettersi nella gestione di aree del territorio di altrui competenza. Comporre le controversie sui più svariati argomenti è da sempre una delle prerogative dei padrini. L’ultima parola spetta loro anche nello sciogliere riserve su relazioni sentimentali che coinvolgano uomini d’onore. Provenzano, ad esempio, viene consultato anche per stabilire se una storia d’amore possa arrecare danno o pregiudizio all’organizzazione. A lui, con il metodo ben conosciuto dei pizzini, si chiedono informazioni sulla famiglia della donna con cui l’uomo d’onore vuole convivere sentimentalmente.

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