domenica 6 febbraio 2022

Alle radici del Cristianesimo

  Vocabolario

I racconti biblici e la storia: ... Il compito dello storico moderno è di confrontare questi dati della Bibbia con i fatti della storia generale. Con le riserver che impongono  l'insufficienza delle indicazioni della Bibbia e l'incertezza della cronologia extra-biblica, si potrà dire che Abramo visse in Canaan verso il 1850 a.C.; che Giuseppe fece carriera in Egitto e che altri "figli di Giacobbe" lo raggiunsero un pò dopo il 1700. Per la data dell'esodo, noin possiamo fidarci delle indicazioni cronologiche di 1 Re 6,1 e Gdc 11, 26, che sono secondarie e provengono da computi artificiosi. Ma la Bibbia contiene una indicazione precisa: secondo il testo antico di Es 1,11, gli hanno lavorato alla costruzione delle città-deposito di Pitom e di Ramses. L'esodo è quindi posteriore al regno di Ramses II, che fondò la città di Ramses. I grandi lavori vi cominciaro, questa sarebbe la parola amore. Poeti e dotti di tutti i tempi ci dicono che questo non racchiude soltanto il senso della vita ma no dall'inizio del suo regno ed è verosimile che l'uscita del gruppo di Mosè ebbe luogo nella prima metà o verso la metà di questo lungo regno (1290-1224), diciamo verso il 1250 a.C. o poco prima. Se si tiene conto dellka tradizione biblica su un soggiorno nel deserto durante una generazione, l'installazione in Transgiordania si potrebbe collocare verso il 1225 a.C. Queste date sono conformi alle informazioni della Storia generale sulla residenza sei faraoni della dinastia XIX nel delta del Nilo, sull'indebolimento del controllo egiziano in Siria-Palestina alla fine del regno di Ramses II, sui turbamenti che scossero tutto il vicino Oriente alla fine del sec. XIII. Esse si accordano con le indicazioni dell'archeologia sull'inizio dell'età del ferro, che coincide con l'installazione degli israeliti in Canaan. (Gianfranco Ravasi, biblista italiano, teologo ed ebraista, cardinale   18-10-1942).

Un personaggio alla volta

Quando l'inquietudine  è 

spinta al cammino.

1)   Il senso della vita. (Dio nel mondo: colloquio di Joseph Ratzinger con Peter Seewald).

DomandaSe si potesse davvero esprimere in una sola parola il senso della vita, questa sarebbe la parola amore. Poeti e dotti di tutti i tempi  ci dicono che questo non racchiude soltanto il senso della vita ma ne rappresenta pure il principio fondamentale, il vero mistero. Qualcuno ha osservato che solo chi ne avverte la natura infinita è penetrato nel cuore della fede.

Risposta:  Credo che nel corso di questo colloquio abbiamo ripetutamente constatato che lo scopo finale della nostra esistenza consiste in ultima analisi nello scoprire, riceverew e dare amore. E il Cristo Crocifisso, che rappresenta l'amore fino all'estremo, come dice lui stesso nel Vangelo di Giovanni, eleva questo principio alla sfera reale. Dio stesso è amore. In questo senso l'amore è davvero la legge e lo scopo fondamentale dell'esistenza.

  Ecco che ci imbattiamo di nuovo nel mistero del chicco di grano, del perdersi e del trovarsi. A questo dobbiamo aggiungere che, come sappiamo, l'amore non può essere prodotto, ci viene donato. Si avvera, vola dall'uno all'altro ed entra in noi.

  L'amore umano racchiude sempre in sè una pretesa di eternità. L'amore è un'obiezione alla morte, come ha detto una volta il filoisofo francese Gabriel Marcel. Quest'amore si trasforma conseguentemente da promessa in realtà, una realtà che noi rispettiamo nella misura in cui è avvolta da un amore che conferisce davvero eternità. Marcel riteneva che dire a una persona "Ti amo" equivalga a dire: mi rifiuto di accettare la tua morte, protesto contro la morte.

  Vediamo così che l'amore umano è una promessa che in sè non può essere mantenuta. Vuole dare infinità ma riesce a dare solo finitezza. Ma sa d'altro canto che questa promessa non è insensata, contraddittoria e quindi distruttiva, perchgè in lui vive comunque in ultima analisi l'infinito. L'amore è dunque, da un punto di vista meramente umano, effettivamente ciò che cerchiamo e per cui viviamo. Ma nelle pieghe dell'amore umano si annida la spinta a levare lo sguardo verso Dio e a tendere a lui. 

Segue:  Dio nel mondo: (colloquio di Joseph Ratzinger con Peter Seewald).

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