giovedì 6 gennaio 2022

L'arte dell'Icona. L'Epifania nella lettura di Evdokìmov

  Dietro un’icona c’è un mondo, una cultura, una teologia e una spiritualità, tutti elementi fondamentali per l’iconografo. Elementi indispensabili pure per chi le icone le vuole oltre che ammirare anche "leggere", ossia interpretare. 

   Riportiamo qui di seguito un testo del teologo e filosofo russo, Pàvel Nikolàjevic Evdokimov (1901-1970). Questi dal 1927 fu costretto a lasciare la Russia dal regime sovietico e dopo alcuni mesi trascorsi ad Istambul si stabilì definitivamente in Francia, a Parigi, dove mori. 

  La prima parte del testo che proponiamo  (Il Battesimo del Signore) riporta il ragionamento teologico che  dovrebbe guidare l'iconografo nello "scrivere" l'Icona, la seconda parte -in colore verde-  è invece l'interpretazione dell'icona della festa.

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L'ICONA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE

(L'EPIFANIA)

 Fino al IV secolo la Natività ed il Battesimo del Signore erano celebrati nel medesimo giorno. La loro unità è ancora visibile nella struttura simile degli uffici delle due feste e mostra nel Battesimo un certo completamento dell'evento della Natività. "Nella sua Natività -dice s. Girolamo- il Figlio di Dio venne al mondo in modo nascosto, nel Battesimo apparve in modo manifesto" Allo stesso modo s. Giovanni Crisostomo: "L'Epifania non è la festa della Natività ma quella del Battesimo. Prima, egli non era conosciuto dal popolo, con il Battesimo si rivela a tutti".

 Lo Spirito Santo riposa eternamente sul Figlio; "Forza manifestatrice", egli rivelsa il Figlio al Padre e il Padre al Figlio e realizza così la filiazione divina; egli è "la gioia eterna ... in cui  i tre si compiacciono insieme" L'incarnazione è radicata nel medesimo atto di filiazione che copre progressivamente l'umanità del Cristo.

 Nella Natività lo Spirito Santo discende nella Vergine e la rende realmente Theotòkos, Madre di Dio: "Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio"  (Lc. 1,35). Il bambino cresceva ... e la grazia di Dio era su di lui" (Lc. 2,40). "Gesù cresceva in sapienza, età e grazia" (Lc. 2,52). Per essere "vero uomo", la natura umana del Cristo passa per la sua crescita naturale e progressiva:  la grazia dello Spirito lo accompagna, ma non è ancora l'Ipostasi dello Spirito che riposa su di lui come riposa eternamente sulla sua divinità. Ora, parlando del Battesimo, s. Cirillo di Gerusalemme e s. Giovanni Damasceno citano gli atti (10, 38): "Dio consacrò in Spirito Santo Gesù di Nazareth", e sottolineano in questo avvenimento il punto culminante della maturità, la manifestazione dell'umanità del Signore fin d'allora deificata. Egli è il Cristo, l'Unto, lo Spirito rivela la sua Umanità al Padre ed il Padre lo riceve come suo Figlio. "Ed ecco una voce dal cielo che disse: Questo è il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto" (Mt. 3,17). Lo Spirito discende sul Figlio incarnato come il soffio di adozione nel momento stesso in cui il Padre dice: "Oggi io ti ho generato".

   "Il mio compiacimento" o "il mio favore" è l'amore reciproco del Padre e del Figlio che da quel momento riposa sul Cristo nella discesa ipostatica dello Spirito. Il Dio-Uomo si rivela realmente Figlio nelle sue due nature e questa pienezza del "vero Dio e vero Uomo" sarà riaffermata il giorno della Trasfigurazione come un atto già manifestato delle Tre persone nella loro testimonianza unanime, Se il tropario della Trasfigurazione dice"Tu ti sei trasfigurato... per mostrare ai tuoi discepoli la tua gloria", il tropario del Battesimo annuncia: " Al momento del Battesimo nel Giordano, o Cristo ... la voce del Padre ti rese testimonianza dandoti il nome del Figlio diletto e lo Spirito, sotto forma di colomba, confermava l'innegabile verità di questa parola ...".

   Così Gesà cresce fino alla maturità. "Aveva circa trent'anni" (Lc. 3,23), quando nella Sinagoga di Nazareth annuncia se stesso solennemente "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato" (Lc. 4,18). Sta qui il mistero dell'Incarnazione. L'umanità di Cristo passa attraverso la sua libera determinazione. Gesù si consacra coscientemente alla sua missione terrena, si sottomette interamente alla volontà del Padre e il Padre gli risponde inviando su di lui lo Spirito Santo.

 Tutto il denso simbolismo inerente al Battesimo che le icone delle feste ci mostrano, fa comprendere la terribile vastità di questo atto: è già la morte sulla Croce;  il Cristo dicendo a s. Giovanni: "Conviene che così adempiamo ogni giustizia" (Mt. 3,15) anticipa l'ultima parola che risuonerò nell'orto del Getsemani: "Padre, che la tua volontà sia fatta ...". La corrispondenza liturgica delle feste lo sottolinea esplicitamente: così i canti dell'ufficio del 3 gennaio presentano una sorprendente analogia con quelli del Mercoledì Santo, l'ufficio del 4 gennaio con quello del Giovedì Santo e l'ufficio del 5 gennaio con quello del Venerdì Santo e del Sabato della Passione.

  San Giovanni Battista è rivestito di un ministero di testimonianze: è il testimone della sottomissione del Cristo, della sua ultima kènosis.  Ma in Giovanni Battista come Archetipo, come rappresentante della specie umana, tutta l'Umanità è testimone dell'Amore divino.. La "Filantropia di Dio" culmina nell'atto del Battesimo, "compimento della giustizia", con la morte e la Risurrezione al termine, compimento della decisione preeterna che abbiamo contemplato nell'Icona della Trinità.

 "Ora, mentre tutto il popolo si faceva battezzare, anche Gesù si fece battezzare" (cfr. 3,23). Il Verbo viene sulla terra, verso gli uomini, e noi siamo in presenza dell'Incontro più sconvolgente di Dio e dell'Umanità ("tutto il popolo"). Misticamente in Giovanni Battista tutti gli uomini si riconoscono "figli nel Figlio", "figli diletti" nel "Figlio diletto" e dunque gli "amici dello Sposo", i testimoni. Il fiat  della Vergine fu il si di tutti gli uomini all'Incarnazione, alla venuta di Dio "tra i suoi". In s. Giovanni, quest'altro dei "suoi", tutti gli uomini dicono fiat all'Incontro, all'Amicizia divina, alla Filantropia del Padre, Amico degfli uomini. Come Simeone, "spinto dallo Spirito" incontra e riceve il bambino Gesù, così Giovanni incontra e riceve il bambino Gesù-Messia: "Venne un uomo mandaton da Dio e il suo nome era Giovanni: Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perchè tutti credessero per mezzo di lui" (Gv. 1,6-7). Il testimone per tutti, al posto di tutti, e questa testimonianza è un avvenimento all'interno dell'Umanità totale e concerner tutti gli uomini.

  Il quarto vangelo parla di Giovanni nel suo "prologo", subito dopo la "Parola che è in principio";  e quando si legge "venne un uomo mandato da Dio", si sente che anche la sua venuta, in un certo senso, viene dal "principio", dall'eternità. Il cielo si apre davanti a lui ed egli "resetestimonianza dicendo: Ho visto lo Spirito scendere su  di lui ... questi è il Figlio di Dio" (Gv. 1,29-34); in questa breve parola è già, in sintesi, tutto il Vangelo. Giovanni è colui che sa, egli indica l'Agnello perchè è iniziato al mistero dell' "Agnello immolato fin dalla fondazione del mondo"...

  Giovanni non ha "predetto" nulla e tuttavia è il più grande profeta: come il dito di Dio, egli indica il Cristo. E' il più grande perchè è il più piccolo, e cioè libero dalla propria sufficienza per essere soltanto uno che "sta lì", uno che gioisce ascoltando la voce dello Sposo: è l'amico dellon Sposo e la sua gioia è grande, senza misura, Egli è la prossimità più intima dove la Parola risuona, E' ad immagine del Figlio che è intewramente la Parola del Padre. E' ad immagine dello Spirito perchè "non dice niente da se stesso ma parla in nome di Colui che è venuto". Egli è quel "violento che rapisce i cieli" e il suo martirio illustra mirabilmente un antico lògion monastico. "Dona il tuo sangue e ricevi lo Spirito ..."...Con la Theotòkos egli circonda il Cristo Giudice e intercede per tutti gli uomini. Può farlo perchè la sua "amicizia! raggiunge il livello di un altro grande spirituale la cui storia ci è raccontata negli Apophtegmata Patrum: "S. Paissius il Grande pregava per il suo discepolo che aveva rinnegatom il Cristo e, mentre pregava, il SWignore gli apparve e gli disse: "Paissius, per chi preghi? non sai tu che egli mi ha rinnegato?" Ma il santo non cessava di avere pietà e di pregare per il discepolo, ed allora il Signore gli disse: "Paissius, tu ti sei  assimilato a me per iul tuo amore". 

 La liturgia chiama Giovanni "predicatore, angelo e apostolo". Egli testimonia, e la sua voce di amico dello Sposo suscita la prima vocazione apostolica: Andrea e Giovanni seguono Gesù (cfr. Gv. 1,37). Più tardi egli lascia il mondo e discende agli inferi quale Precursore della Buona Novella.

  Il battesimo di Giovanni prima dell'Epifania non era che un battesimo di "conversione per il perdono dei peccati" (Lc 3,3), era la conversione dell'ultima attesa. Recandosi al Giordano, Gesù non andava a fare penitenza, perchè era senza peccato; dire che andava per dare esempio d'umiltà non risponde ancora alla grandezza dell'avvenimento. Il battesimo di Gesù è la sua Pentecoste personale, la discesa dello Spirito Santo e l'Epifania trinitaria.: "Al tuo battesimo nel Giordano, Signore, fu manifestata la adorazione dovuta alla Trinità" (tropario della festa). E' da questa pienezza che viene il sacramento del battesimo nel nome di Gesù; questo nome si precisa immediatamente nella formula battesimale piena: "Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". I testi liturgici chiamano la festa "il grande Anno Nuovo", perchè "l'universo si rinnova nella luce della Trinità". E' precisamente questo il momento che i Vescovi sceglievano per annunciare alle chiese il tempo della grande quaresima e la data delle celebrazioni di Pasqua.

   L'Icona dell'Epifania riproduce il racconto evangelico aggiungendo alcuni dettagli presi dalla liturgia della festa e mostra ciò che Giovanni avrebbe potuto raccontare. Nella parte superiore dell'Icona un frammento di cerchio rappresenta i cieli che si aprono e talvolta da una piega che sembra la frangia di una nube esce la mano benedicente del Padre. Da questo cerchio partono dei raggi di luce,  attributo dello Spirito Santo, che illumina la colomba. Reminescienza della parola iniziale "Sia la luce", "l'energia manifestatrice" dello Spirito rivela il Dio trinitario: "La Trinità, nostro Dio, si è manifestata a noi senza divisione". Il Cristo è venuto per essere la luce del mondo che illumina quelli che erano  seduti nelle tenebre (cfe.Mt. 4,16): di qui il nome di "Festa delle luci". "Mentre Gesù scendeva nell'acqua, il fuoco si accese nel Giordano": è la Pentecosate del Signore e il Verbo prefigurato dalla "colonna di luce" mostra che il battesimo è illuminazione, nascita dell'essere alla luce divina.

  Un tempo alla vigilia della festa aveva luogo il battesimo dei catecumeni e il tempio era inondato di luce, segno d'iniziazione alla conoscenza di Dio. Il testimone di questa luce, s. Giovanni, in linea con l'avvenimento perchè egli stesso è "la lampada che arde e risplende" e la moltitudine veniva "a rallegrarsi alla suaq luce" (Gv. 5,35).

  La discesa dello Spirito Santo sotto forma di una colomba traduce il movimento del Padre che si porta verso il Figlio. D'altra parte essa si spiega, secondo i Padri, attraverso l'analogia con il diluvio e con la colomba che porta il ramoscello d'ulivo, segno della pace. Lo Spirito Santo, scendendo sulle acque primordiali, suscita la vita; scendendo sulle acque del Giordano, suscita la seconda nascita della nuova creazione.

  Il Cristo è rappresentato in piedi contro lo sfondo dell'acqua, "ricoperto dalle onde del Giordano". Fin dall'inizio della sua missione, Gesù affronta gli elementi cosmici che nascondono potenze tenebrose: l'acqua, l'aria e il deserto. Il passaggio del Mar Rosso è una delle figure del battesimo: la vittoria di Dio sul dragone del mare, il nostro Rahab. Un idiomèle della festa ci fa ascoltare il Signore che dice a Giovanni Battista: "Profeta, vieni a battezzarmi... Io ho fretta di far perire il nemico nascosto nelle acque, il principe delle tenebre, per liberare il mondo dalle sue reti donandogli la vita eterna". Cosi, entrando nel Giordano, il Signore purifica le acque: "Oggi le onde del Giordano sono cambiate in rimedio e tutta la creazione è irrorata di onde mistiche (preghiera di s. Sofronio). E' tutto l'universo che riceve la santificazione: "Il Cristo è battezzato; egli esce dall'acqua e con essa risolleva il mondo (idiomèle di Cosma). "Egli spezza la testa ai dragoni e crea nuovamente Adamo": è la ri-creazione dell'essere umano, la sua rigenerazione nel lavacrum purificatore del sacramento. Didimo il Cieco precisa: "Dio mi ha dato per madre la fontana battesimale (Chiesa), per padre l'Altissimo, per fratello il Signore battezzato a causa di noi".


 Sull'icona con la mano destra il Cristo benedice le acque e le prepara a divenire le acque del battesimo, santificandole con la propria immersione. L'acqua cambia significato: un tempo immagine della morte (diluvio), ora è "la sorgente di acqua viva" (Ap. 21,6; Gv. 4,14). Sacramentalmente, l'acqua del battesimo riceve il valore del sangue del Cristo.

  Ai piedi del Signore, nelle acque del Giordano, l'icona mostra  due piccole figure umane, illustrazione dei testi veterotestamentari che fanno parte dell'ufficio: "il mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse indietro" (Sal 113,3). Il tropario (4° tono) spiega: Il Giordano un tempo ritornò indietro a causa del mantello di Eliseo, e le acque si divisero lasciando un passaggio asciutto, vera immagine del battesimo mediante il quale noi attraversiamo il corso della vita". Immagine simbolica che parla della metànoia ancora invisibile della natura cosmica, del mutamento della sua ontologia. La benedizione "della natura acquatica" santifica il principio  stesso della vita terrestre. Per questo dopo la divina liturgia ha luogo la "grande benedizione delle acqua" (di un fiume, di una sorgente o smplicemente di un recipiente posto nella chiesa). 

  Parlando delle acque non santificate, immagine della morte-diluvio, la liturgia le chiama "sepolcro liquido": hudatostròtos taphos. Infatti l'icona mostra Gesù che entra nelle acque come in un sepolcro liquido. Questo ha la forma di una caverna scura (immagine iconografica dell'inferno) che contiene tutto il corpo del Signore (immagine della sepoltura, riprodotto nel sacramento del battesimo per immersione totale, figura del triduum pasquale), per "sottrarre il capo della nostra razza al soggiorno tenebroso". 

Continuando il simbolismo anticipatore della Natività, l'icona dell'Epifania mostra la prediscesa del Cristo agli inferi: "Essendo sceso nelle acque, legò il forte". San Giovanni Crisostomo commenta: "L'immersione e l'emersione sono l'immagine della discesa agli inferi e della Risurrezione".

  Il Cristo è rappresentato nudo: egli si è rivestito della nudità adamitica e così restituisce all'umanità la sua veste paradisiaca di gloria. Per mostrare la sua sovrana iniziativa, è rappresentato nell'atto di camminare o di fare un passo verso s. Giovanni: egli viene e china la testa liberamente. Giovanni è sbigottito: "Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me!" ... Gesù gli ordina: "Lascia fare". Giovanni stende la mano destra in un gesto rituale, mentre nella sinistra (in molte icone) tiene un rotolo, testo della sua predicazione.

  Gli angeli dell'Incarnazione sono in attegiamento di adorazione. le loro mani sono coperte in segno di venerazione. Essi simbolizzano ancher ed illustrano le parole di s. Paolo: "Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo" (Gal. 3,27).

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