mercoledì 12 gennaio 2022

La pandemia. La nuova normalità?

Sintesi di un articolo ripreso dal Corriere della Sera 

(di Viviana Mazza in dialogo  con Liuciana Borio, già consigliera di Biden)

Il Covid dilaga, in Italia procede con oltre duecentomila nuovi contagiati al giorno. E negli ambienti scientifici comincia a profilarsi una strategia che miri alla «nuova normalità», quella  di convivere con il virus. 

Il new normal arriverà quanto prima. Il quanto rapidamente dipende dalle azioni che intraprenderanno le autorità politiche e sanitarie al livello planetario. Bisogna prepararsi al fatto che la situazione cambia costantemente in una pandemia e con essa deve cambiare la risposta.

Verso cosa e dove si punta? Possiamo trattare il virus come l’influenza?

Prima o poi lo tratteremo come una normale influenza, ma ora è prematuro per due ragioni. Una è che, per lo meno negli Stati Uniti, si hanno 7 milioni di persone immunocompromesse che pur essendo vaccinate restano vulnerabili. 

La seconda: 25 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni non sono vaccinati perché il vaccino non è ancora approvato per loro. Sono persone di cui dobbiamo preoccuparci. Finché non avremo vaccini per i bambini e medicine efficaci diffuse per curare coloro che, benché abbiano tentato di proteggersi, restano vulnerabili, non possiamo tornare davvero alla normalità.

Tutti i medicinali hanno effetti collaterali, ma alcuni sono efficaci. C’è uno sforzo notevole per aumentare l’efficacia delle terapie. I monoclonali sono molto efficaci se somministrati negli stadi iniziali, ma vanno costantemente aggiornati: con Omicron solo un tipo resta valido, le case farmaceutiche sono state colte di sorpresa ma li stanno riformulando. E ci sono le pillole antivirali Merck e Pfizer... È questione di tempo: avremo medicine per ogni stadio del Covid ma non ci siamo ancora».

Negli Stati Uniti c’è un numero record di ricoveri di bambini sotto i 5 anni, per fortuna nella maggior parte dei casi le cure hanno avuto effetti positivi. Per ora il modo migliore per proteggere i bambini è che gli adulti intorno a loro siano vaccinati. Anche i vaccinati possono trasmettere il virus ma le probabilità scendono.

Chi ha fatto la terza dose dovrebbe godere 

di maggiori libertà rispetto agli altri?

Sta diventando comune quella che chiamiamo disinibizione comportamentale. I vaccinati si sentono più protetti di quanto non lo siano davvero e adottano comportamenti che non adotterebbero altrimenti. Ci sono momenti in cui il livello è basso nella comunità ed è ragionevole dire “mi sono conquistato la libertà, sono protetto, voglio vivere normalmente”, ma non è il momento ora, con la grave epidemia che sta colpendo il sistema sanitario. In crisi come questa bisogna usare tutti gli strumenti: vaccini, mascherine al chiuso, limitare le interazioni. Non sarà così per sempre, ma è così adesso.


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