sabato 9 ottobre 2021

Valorizzare territori. Nel terzo millennio non è più l'agricoltura ad assorbire forza lavoro (5)

Amare l'arte, la storia, la cultura. 

Oltre che renderci umani ci rendono lungimiranti.

  In una precedente pagina sul blog, dedicata alla Galleria degli Uffizi (pigiare q u i ) ci siamo dilungati sulla origine e sulla rilevanza dei musei; rilevanza ovviamente artistico-culturale ma anche socio-economica in quanto insiemi di beni, potenziali "volano" dello sviluppo socio-economico territoriale.

 Ci piace ancora tornare a tratteggiare la "Galleria degli Uffizi", anche se in verità siamo in attesa di poter visitare l'Antiquarium di Entella che, lo sappiamo tutti, da parecchi, troppi mesi, continua a restare  chiuso  ai visitatori. Il motivo, lo conosciamo tutti, è più che giustificato dall'opera -rilevante- di risistemare i repertti archeologici dal precedente sito-ambiente di Via I° Maggio ai più idonei locali di Via Palermo. Sistemare, creare o ri-creare un sito che sia archeologico o comunque culturale è un affare da veri-uomini (nel senso che include anche il genere femminile), ossia gente che conosce  e che ama i reperti e le opere lasciateci dalla Storia. E lo sappiamo bene, non tutti possediamo lo spirito appropriato.  Sappiamo che chi si sta occupando dell'impegnativa incombensa a Contessa e' persona più che idonea.

 Riteniamo utile per intanto riportare quanto segue, ispiratoci da un testo di Marco Carminati, esperto di storia dell'arte medievale e moderna, giornalista professionista e critico d'arte nonchè esperto di collezionismo.

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Anche la Galleria degli Uffizi ha subito mofifiche, ampliamenti e risistemazioni -molto più complessi che quelli dell'Antiquarium di Contessa E. . Già Cosimo I dè Medici nel 1561 volle innalzare  l'edificio originario per ospitare le magistrature cittadine. Vent'anni dopo, il successore Francesco I stabilì che l'ultimo piano del palazzo dovesse diventare sede della galleria d'arte della dinastia, che ancora successivamente il contesto fu arricchito da due cardinali, sempre di Casa Medici (Leopoldo e Giovanni Carlo), quindi il principe Ferdinando ed in fine l'ultimo esponente dei Medici, il granduca Gian Gastone.

Gli studiosi dell'arte comunque assicurano che se oggi gli Uffizi esistono è tutto merito di Anna Maria Ludovica de' Medici, sorella del granduca Gian Gastone.  E' ad essa che si deve la sopravvivenza degli Uffizi del dopo periodo dei Medici. Molti antichi casati (Estensi, Gonzaga, Della Rovere, Farnesi) quando arrivarono ai lidi della loro estinzione dinastica non persero tempo per disperdere i loro vasti patrimoni artistici, distribuendoli a varie istituzioni o addirittura, come nel caso degli Estensi, vendendoli al miglior offerente.

Anna Maria Ludovica de' Medici, donna di grande intelligenza e lungimiranza nel 1737 firmò la Convenzione di cessione del patrimonio artistico dei Medici (sin dalle origini) ai nuovi arrivati, i Lorena, ponendo alcune immodificabili condizioni.

1) Il patrimonio veniva ceduto non per la gloria della casa entrante (i Lorena) ma per "l'ornamento dello Stato";

2) Le opere d'arte dovevano essere destinate alla fruizione del pubblico fiorentino.

3) Le opere d'arte dovevano essere destinate e servire "per attrarre la curiosità dei forestieri".

 Quella donna in pratica è stata anticipatrice della moderna fruizione dell'arte raccolta negli odierni musei. I beni artistici non appartengono ai governanti del tempo ma sono patrimonio dello Stato, della comunità. Devono servire alla formazione educativa e culturale dei cittadini. Ai nostri giorni, fermo restando i punti individuati da Anna Maria Ludovica dè Medici i beni artistici sono diventati una risorsa economica dal momento che incoraggiano il turismo culturale.

Da quella prima donazione (di immenso valore) al Gran Ducato Toscano, che sanciva l'impossibilità che qualsiasi "pezzo" potesse uscire fuori dal territorio fiorentino, discendono fino a noi (terzo millennio) quei principi ancora attuali che i beni culturali devono restare sul territorio ove sono storicamente stati e/o rinvenuti. Comprendiamo quindi il perchè i libri di Santa Maria del Bosco stanno nella nostra Biblioteca Comunale, perchè i reperti di Entella d-e-v-o-n-o restare nell'Antiquarium di Contessa Entellina, da rendere il più possibile confacente per la pubblica fruizione. Sappiamo bene che la regola, l'obbligo giuridico, ha subito nei secoli e nei decenni più violazioni (Dal busto di Eleonora d'Aragona alla lastra che riporta l'Icona dell'Odigitria che stanno a Palermo, ai preziosissimi volumi e altri beni "opere d'arte" provenienti da Santa Maria del Bosco, che invece stanno a Monreale).  Potrebbe essere una buona iniziativa -ancora oggi che la coscienza culturale è più diffusa di quando quelle asportazioni furono compiute- rivendicarli ai nostri giorni, rifacendoci allo spirito delle legislazioni sui beni culturali succedutisi nel tempo ed arrivato fino a noi, grazie all'intuizione e volontà di Anna Maria Ludovica de' Medici.

 Ricordate le perdite di rilevanti beni culturali del territorio di Contessa Entellina, altri episodi che la Storia nazionale ricorda di asportazione (o tentata) di beni culturali dal territorio che li ha originati, sono quelli messi in campo da Napoleone Buonaparte e da Adolfo Hitler, ai danni del nostro Paese, l'Italia.

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