mercoledì 30 giugno 2021

Covid e primati. Sicilia in zona bianca ma ... serve prudenza

Un primato che avremmo preferito non avere.  Sono 142 i nuovi casi di Coronavirus in Sicilia nelle ultime 24 ore. 

L' Isola è la prima regione  in Italia per nuovi contagi. I decessi per Covid nelle ultime 24 ore sono stati tre, 335 invece i guariti.

Gli attuali positivi in Sicilia scendono a quota 4.031, 196 in meno rispetto a ieri.

Miti che crollano. Palermo città delle contraddizioni

Lo slogan per lungo tempo è stato "Orlando il sindaco lo sa fare". Dopo un trentennio di sindacature, sia pure alternate e con più pause, i media, e pure i singoli cittadini che vedono la città a modo di mondizaio, cominciano a tirare le conclusioni: "Orlando è stanco, farebbe bene per sé e per la città di ritirarsi".

 Troppe sono effettivamente  le falle: non è  solo la spazzatura che non viene raccolta e che ormai caratterizza la città sui media nazionali e non. C'è la vicenda delle bare che non si sa dove situarle e i morti restano non  seppelliti, c'è la macchina burocratica che non funziona. 

Nessuno intende dimenticare i grandi meriti delle sindacature Orlando, la città ha conseguito grandi traguardi, mahhh!!

I meriti del passato non  giustificano il collasso amministrativo di una città che più che europea va diventando con le montagne di rifiuti in ogni angolo una metropoli levantina.

Adesso leggiamo sui giornali, su quelli che non si possono definire sovversivi, che i conti della città sono fuori controllo. Il Comune ed il suo apparato, che si è plasmato per intero nel trentennio di Orlando, non è capace di riscuotere i tributi. La gente non paga perché sa che la burocrazia è inefficiente.

I meriti del passato non riescono a coprire le disfunzioni. Anche chi ha reso grandi meriti alla società deve da sé capire quando arriva il tempo del riposo, il tempo di passare la fascia tricolore  alle nuove generazioni. Anche questo gesto è segno di grandezza.

Repubblica Italiana. I cittadini ... l'uomo libero, l'uomo consapevole (9)

 Che equilibrio è esistito nell'esperienza italiana fra legge, diritti e giustizia?


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Fino agli anni sessanta del novecento (periodo dei governi centristi o centro-destra) è sembrato sussistere il primato della legge. Ciò ha significato  il primato del legislatore, e quindi dei politici. 
 Si usciva dal periodo fascista e il ruolo e la scena prevalente erano quelli del governo (che aveva vasta influenza sul Parlamento perchè, in più forme e modi, poteva condizionare la rielezione dei deputati). 

 Andando indietro nel tempo, col Fascismo e col partito unico, è rimasta famosa l'affermazione del ministro della Giustizia Alfredo Rocco: " I diritti dell'individuo non sono altro che il riflesso dei diritti dello Stato". Ciò stava a significare che tutto era condizionato al volere dello Stato e del suo Governo.

 Tornando al periodo dei governi centristi, dominati dalla Democrazia Cristiana, partito di maggioranza relativa ma asse fondamentale del sistema, la magistratura all'interno del sistema istituzionale ha avuto un ruolo molto marginale. La difesa dei diritti era sostenuta dai partiti, all'interno della società attraverso la loro capillare presenza, e soprattutto in Parlamento dove venivano portate le istanze della base.

 In quei primi decenni repubblicani ai partiti (dell'area governativa) non interessò mai di conferire ruolo di centralità alla magistratura. Da qui mai nessuna legge venne varata che potesse attribuire ruoli e spazi di tutela di diritti alla magistratura. La tutela dei diritti soggettivi e la validità della legalità in quei primi decenni di vita repubblicana non fu mai conferita all'Ordinamento giudiziario.

(Segue)
 

Parole e Autori. In breve

 Famiglia

 Una volta, tutto era unità. Il mondo, unità, era suddiviso in tante unità minori. E una di queste unità, una delle più importanti, delle più fedeli al modello, era la famiglia.

 Una famiglia come unità, e come copia di un'unità maggiore ed esemplare, io ho fatto in tempo  a conoscerla. L'unità, allora, era rispettabile. L'unità, allora, c'era. C'era effettivamente, Ma ora!

 L'unità della famiglia c'era, in quanto c'era il capo della famiglia. C'era ancora. Il paterfamilias. Quel capo della famiglia che, una volta, aveva diritto di vita e di morte sulla propria famiglia. Ma ora? Poi, a poco a poco,  l'autorità del capofamiglia, come il re, da capo assoluto passò alla condizione di capofamiglia "costituzionale". E ora che anche, i re costituzionali vanno scemando ...

 Di una famiglia costituita a repubblica non mi parlate.

 Se la nostra epoca ha un carattere che la famiglia, è che essa è piena di forme sopravvissute al proprio contenuto. Una di queste forme è la famiglia - la "mia" famiglia.

Alberto Savinio pseudonimo di Andrea Francesco Alberto de Chirico

scrittore, pittore, drammaturgo e compositore

1891-1952

==== Verso una diversa etica?====

Le recenti discussioni sull'Omosessualità hanno rilanciato, fra altre, pure la discussione sulla famiglia, sul concetto di famiglia.

== I modi di fare famiglia ormai possono essere visti sotto l'aspetto della lunga durata e pure del mutamento radicale. Sembra che non cambino mai, ed invece, assistiamo a mutamenti radicali, tali da apparire irriconoscibili alle generazioni più avanzate di età.

==Secondo Goran Thereborn, studioso svedese:  L'organizzazione familiare, sia dal punto di vista normativo che dei comportamenti pratici, rappresenta un equilibrio storicamente e socialmente situato tra rapporti di sesso e generazione, che sono pure stati rapporti di potere. Si costituisce in risposta a bisogni interni (accudimento, riproduzione, sostegno) ma anche a circostanze esterne (situazione economica, demografica, politica). Lo studioso continua: "Non vi è nulla di naturale nella famiglia, che è una istituzione eminentemente sociale, perciò diversificata nello spazio e nel tempo". 

==Secondo Chiara Saraceno, sociologa, filosofa e accademica, il dibattito che predomina sul modo di fare famiglia da qualche tempo è quello delle coppie omosessuali. Circostanza che contribuisce a far venir meno il modello gerarchico fra i sessi e le generazioni all'interno della famiglia.

==Nel mondo cristiano e tipicamente in Italia è finora prevalso la sacralizzazione del matriminio fra uomo e donna. René Girard (antropologo, critico letterario e filosofo) pensava che l'istitunalizzazione del matrimonio fra uomo e donna sia una necessità antropologica. "Sempre ed ovunque, anche nelle società primitive, sono sempre state regolamentate le parentele ed i legami coniugali. E' esistito da sempre sia il diritto che il dovere di sposarsi. Sono pure esistiti individui esclusi da questo diritto-dovere. Il matrimonio equivale ad una normativa dei rapporti interpersonali che corrisponde all'essenziale della società. Ci sono state società dove l'omosessualità è stata tollerata, ma in nessuna società è stata messa sullo stesso piano giuridico della famiglia. E' chiaro che bisogna facilitare le cose alle persone non sposate, etero o omosessuali,  che nell'assenza di un patto ufficiale patiscono problemi concreti. Ma non si può utilizzare lo stesso termine per i matrimioni in senso tradizionale e per le unioni che non lo sono".

martedì 29 giugno 2021

Conte-Grillo. È rottura definitiva

 Sul blog Grillo silura, con un post al vetriolo, il progetto dell'ex premier Giuseppe Conte. 

 Riappare nuovamente  la piattaforma di Casaleggio: "Voto su Rousseau". 

 Di seguito il testo diffuso da giornali e agenzie sulla replica di Grillo alla dichiarazione di ieri di Conte.

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Mi sento così: come se fossi circondato da tossicodipendenti che mi chiedono di poter avere la pasticca che farà credere a tutti che i problemi sono spariti e che dia l’illusione (almeno per qualche mese, forse non di più) che si è più potenti di quello che in realtà si è davvero, pensando che Conte sia la persona giusta per questo.

Ma Conte può creare l’illusione collettiva (e momentanea) di aver risolto il problema elettorale, ma non è il consenso elettorale il nostro vero problema. Il consenso è solo l’effetto delle vere cause, l’immagine che si proietta sullo specchio. E invece vanno affrontate le cause per risolvere l’effetto ossia i problemi politici (idee, progetti, visione) e i problemi organizzativi (merito, competenza, valori e rimanere movimento decentralizzato, ma efficiente).
E Conte, mi dispiace, non potrà risolverli perché non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione.
Io questo l’ho capito, e spero che possiate capirlo anche voi.
Non possiamo lasciare che un movimento nato per diffondere la democrazia diretta e partecipata si trasformi in un partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco.
Le organizzazioni orizzontali come la nostra per risolvere i problemi non possono farlo delegando a una persona la soluzione perché non sarebbero in grado di interiorizzarla quella soluzione e di applicarla, ma deve essere avviato un processo opposto: fare in modo che la soluzione decisa, in modo condiviso, venga interiorizzata con una forte assunzione di responsabilità da parte di tutti e non di una sola persona. La trasformazione vera di una organizzazione come la nostra avviene solo così.
La deresponsabilizzazione delle persone con la delega ad un singolo nelle organizzazioni orizzontali è il principale motivo del loro fallimento.
C’è un però. Assumersi la responsabilità significa smettere di drogarsi, smettere di voler creare l’illusione di una realtà diversa da quella attuale ed affrontarla. Insieme, con i tempi e le modalità giuste.
Come una famiglia, come una comunità che impara dagli errori e si mette in gioco senza rincorrere falsi miti, illusioni o principi azzurri che possano salvarla.
Perciò indìco la consultazione in rete degli iscritti al MoVimento 5 Stelle per l’elezione del Comitato Direttivo, che si terrà sulla Piattaforma Rousseau.
Il voto su qualsiasi altra piattaforma, infatti, esporrebbe il Movimento a ricorsi in Tribunale per la sua invalidazione, essendo previsto nell’attuale statuto che gli strumenti informatici attraverso i quali l’associazione si propone di organizzare le modalità telematiche di consultazione dei propri iscritti sono quelli di cui alla Piattaforma Rousseau (art. 1), e che la verifica dell’abilitazione al voto dei votanti ed il conteggio dei voti sono effettuati in via automatica dal sistema informatico della medesima Piattaforma Rousseau (artt. 4 e 6).
Ho, pertanto chiesto a Davide Casaleggio di consentire lo svolgimento di detta votazione sulla Piattaforma Rousseau e lui ha accettato.
Chiederò, poi, al neo eletto Comitato direttivo di elaborare un piano di azione da qui al 2023. Qualcosa di concreto, indicando obiettivi, risorse, tempi, modalità di partecipazione vera e, soprattutto, concordando una visione a lungo termine, al 2050.
Questo aspettano cittadini, iscritti ed elettori.
Una visione chiara di dove vogliamo andare e in che modo.
Il perché, il cosa e il come.
È sempre stata la nostra forza: consentire a tutti di sapere quale sarà il viaggio e accogliere chi è pronto per una lunga marcia.
In alto i cuori!

Conte e Grillo. Si va spegnendo l'euforia populista.

 Le problematiche dei cinquestelle sono alle stelle, segno inconfutabile che si tratta di un MoVimento sulla via del tramonto. Ad oggi alla tradizionale assenza di  linea politica si è aggiunta l'assenza di leadership. Ciò che è  più grave  è  vedere due leader, diversi e arroganti,  incapaci di convergere in una soluzione  per salvare il loro “partito”. In questo quadro per chi mastica la politica si coglie la controprova (se ci fosse bisogno) che di movimento populista si tratta. Movimento populista che si aggiunge alla perdita di identità dei partiti di destra e della pseudo Sinistra alla Letta.  

Ci auguriamo che in Italia torni la Politica, quella degli statisti, quella che nulla ha a che fare col quadro attuale.

Così Conte

Conte dichiara: “Non sarò un leader dimezzato voglio una maggioranza ampia, non mi presto a un progetto in cui non credo. Non posso assumere una decisione solo con il cuore se poi la testa mi suggerisce che il percorso è sbagliato”.

“Il 4 febbraio uscì da palazzo Chigi e rilasciai alcune dichiarazioni pubbliche. In quell’occasione lanciai un appello perché tutte le forze politiche che sostenevano il governo uscente sostenessero il governo Draghi. In quell’occasione mi venne spontaneo rilasciare una dichiarazione rivolta agli amici M5s: io ci sono e ci sarò. Fu una naturale manifestazione di affetto e riconoscenza per la reciproca fiducia e lealtà”.

“Pochi giorni dopo Beppe Grillo mi chiese di diventare leader politico del M5s. Poi mi invitò a partecipare a un incontro il 28 febbraio per discutere del mio ingresso nel movimento. In quell’occasione rifiutai ritenendo che un mio ingresso a freddo non ratificato dalla base del M5s fosse privo di una legittimazione solida”.

“Non ne faccio una questione personale, e non ho mai chiesto le sue pubbliche scuse. Non è certo una battuta irriverente o sgradevole che mi preoccupa. Per fortuna ho senso dell’ironia”.

“Abbiamo bisogno di un campo largo. Dobbiamo lavorare nel rispetto delle reciproche autonomie con tutte le forze che fin qui si sono mostrate concretamente sensibili al nostro slancio innovatore. Questo è il momento in cui l’intera comunità 5 Stelle deve assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Il mio l’ho fatto”.

“All’intera comunità M5s chiedo di non rimanere spettatrice passiva e di esprimersi sulla proposta che presento. Non mi accontenterò di una risicata maggioranza non mi basterà. Mi metto in discussione”.

“Una forza politica che ambisce a guidare il Paese non può affidarsi a una leadership dimezzata, sono stato descritto spesso come uomo delle mediazioni, ma su questo aspetto non possono esservi mediazioni, serve una leadership forte e solida, una diarchia non può essere funzionale, non ci può essere un leader ombra affiancato da un prestanome e in ogni caso non potrei essere io”.

“Beppe sa bene che ho avuto e avrò sempre rispetto per lui. Spetta a lui decidere se essere il genitore generoso che lascia crescere la sua creatura in autonomia o il genitore padrone che ne contrasta l’emancipazione. Per lui c’è era e ci sarà sempre il ruolo di Garante, ma ci sarà distinzione tra la filiera di garanzia e la filiera degli organi di politica attiva al cui vertice ci deve essere il leader politico e la filiera di controllo”.

“Io non posso assumere una decisione solo con il cuore se la mia testa mi suggerisce che il percorso è sbagliato. Non posso prestarmi ad un’operazione in cui non credo”.

“Non ho doppie agende, se lavoro a un progetto lo faccio con trasparenza, non ho un piano B mi auguro si lavori, se non fosse così valuterò cosa fare, ho sempre detto il destino personale di Giuseppe Conte non deve preoccupare nessuno”.

Identità locali. A chi compete lasciare i segni della dimensione locale ?

  Occasionalmente si è appreso che è pervenuto un lascito da parte di persona credente finalizzato al restauro della statua della Madonna della Favara e della relativa "vara".  Come è noto non si tratta nella fattispecie solamente di beni di interesse religioso ma anche di beni "culturali" sottoposti a precise regole di conservazione e di fruizione.

 "Bene" e/o "patrimonio culturale" da soli non esprimono il loro significato, infatti  comprendono un insieme di “cose” molto eterogeneo: oggetti, statue, edifici, documenti, che per il loro valore artistico, storico o documentario e persino naturalistico, costituiscono quella fondamentale testimonianza della cultura e della tradizione di quei popoli o di quelle civiltà che questi beni hanno prodotto.

 Chi conosce anche in superficie la vicenda storica di Contessa Entellina non può che riconoscere che una fetta di storia locale ruota attorno alla statua e alla vara della Madonna della Favara. E' lodevole pertanto che privati sentano sentimenti che dovrebbero essere un poco diffusamente di tutti. 

 Volendo trattare sul blog i "beni culturali di una comunità" con ottica politica, come peraltro meritano, ci piacerà fare frequenti collegamenti alla valorizzazione del nostro territorio. A motivarci in particolare è il sapere che di archivi pubblici da noi ne esistono pochini e non sempre valorizzati.

 Buona parte dei finanziamenti Recovery Plan sono finalizzati, attraverso più canali, alla "Cultura", quella grande e quella meno conosciuta delle piccole comunità locali. Ci chiederemo nelle prossime pagine quale sia ai nostri giorni l'impegno per far conoscere e valorizzare la "cultura" locale. A questo proposito ricordo una interrogazione consiliare di decenni fa con cui un componente l'organo assembleare chiedeva al sindaco di attivarsi perchè documenti storici rilevanti ai fini della vicenda locale,  pertinenti quindi al territorio contessioto, venissero acquisiti stante che giacevano ammassati in sacchi in luoghi non proprio idonei. Si trattava di documenti della storia feudale locale. La risposta fu: non ho tempo per dedicarmi a queste problematiche.

Cosa è cultura? patrimonio culturale? 

   Condividiamo in pieno la seguente espressione "il patrimonio culturale è l’eredità di un popolo, è la memoria tangibile e intangibile di ciò che l’uomo ha creato e trasmesso (e continua a creare e trasmettere) ai posteri. Solo ciò che viene dal passato diventa patrimonio culturale di una civiltà, perché è ciò che gli uomini hanno, pezzo dopo pezzo, costruito, elaborato, scoperto, teorizzato, per poi passare il testimone alle generazioni successive, creando una ramificazione di contributi, che trovano nella continuità e nei loro intrinseci e imprescindibili legami il loro più profondo significato e la loro ragion d’essere" (Giuseppe Laterza e figli).

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 Abbiamo iniziato la pagina da una informazione su dei restauri che avverranno a Contessa Entellina su volontà di privati cittadini. Ma noi contessioti abbiamo tutti piena consapevolezza di quanto è ricco o meno  il nostro "Patrimonio culturale"?. Abbiamo consapevolezza se esso è custodito come le regole istituzionali stabiliscono ?

  Per intanto -su questa pagina- iniziamo con un asciutto elenco di cose a cui come comunità saremmo obbligati e che in prosieguo avremo modo di commentare. Nostro intento è di evitare che beni "classificati storici o culturali" non finiscano magari ... lungo lo stradale.

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La Commissione Franceschini individuò qualche annetto fa ben nove categorie di beni culturali, distinguendo tra beni mobili, cioè beni trasportabili (come quadri, sculture, oggetti, di arredo, beni di archivio degli enti pubblici), e beni immobili, ossia non trasportabili (come edifici, monumenti, archivi, biblioteche), ed elaborò le seguenti definizioni:

I beni artistici e storici 

«Sono beni culturali d’interesse artistico o storico le cose mobili o immobili di singolare pregio, rarità o rappresentatività, aventi relazione con la storia culturale dell’umanità». Quella dei beni artistici e storici costituisce la categoria più rilevante dell’intero patrimonio culturale. Essa comprende dipinti, affreschi, sculture, statue, disegni, incisioni, gioielli, argenti, vetri, vasi, porcellane, arredi e arazzi la cui esecuzione risalga ad almeno cinquant’anni fa. Si tratta di opere rilevanti per la loro importanza artistica oppure che si propongono come preziose testimonianze documentarie di usi, costumi e tradizioni.

 I beni architettonici 

Appartengono invece alla categoria dei beni architettonici quegli edifici monumentali, come chiese, palazzi, ville, regge, che si distinguono o per la loro qualità artistica, o per le particolari tecniche costruttive adottate, o per la loro funzione o anche per le loro decorazioni. Fanno parte di tale categoria anche insiemi di edifici, e dunque i centri storici o intere città antiche. I beni architettonici richiedono una particolare tutela: infatti, a differenza dei beni artistici e storici, sono più facilmente soggetti a interventi di ristrutturazione che ne possono modificare l’aspetto e la natura per adeguarli a mutate esigenze abitative, sociali, funzionali, istituzionali, ecc. 

I beni archeologici 

Appartengono alla categoria dei beni archeologici «le cose immobili e mobili costituenti testimonianza storica di epoche, di civiltà, di centri od insediamenti la cui conoscenza si attua preminentemente attraverso scavi e rinvenimenti». In altre parole, sono beni archeologici tutti gli edifici, i ruderi, le opere d’arte (statue, sarcofagi) e gli oggetti, preziosi o d’uso, provenienti da un passato molto remoto e che sono stati ritrovati grazie a scavi, sia sul territorio sia sotto la superficie del mare. Sono beni archeologici anche le cosiddette “aree archeologiche” [u 5.4] ossia quei siti che presentano tracce di insediamenti umani, più o meno estese, e che risalgono alla preistoria o al mondo antico: per esempio, resti di una città o di un santuario o di un grande palazzo o di una reggia. Non sempre tali siti rivestono un interesse di tipo artistico, soprattutto se i ruderi consentono appena di riconoscere l’edificio o gli edifici originari; tuttavia, essi mantengono una grandissima importanza di tipo documentario e consentono agli studiosi di ricavarne importantissime informazioni di carattere storico. 

I beni ambientali e paesaggistici 

Appartengono alla categoria dei beni ambientali e paesaggistici aree naturali o trasformate dall’uomo considerate di particolare bellezza oppure zone di territorio molto interessanti dal punto di vista geologico, che per tali motivi sono parte integrante del patrimonio naturale di un paese e, secondo la Commissione Franceschini, «devono essere conservate al godimento della collettività». Sono dunque beni ambientali e paesaggistici coste, baie, grotte, foreste, gole ma anche parchi, ville, giardini e persino strutture insediative, sia pure piccole o isolate, purché suggestivamente integrate con l’ambiente naturale. 

I beni librari e le biblioteche 

I beni librari sono identificabili perlopiù nei libri, ovviamente rari e di pregio o rilegati con particolare maestria, ma soprattutto nei volumi manoscritti importanti per la loro antichità o il valore storico, letterario, scientifico, artistico. Sono tuttavia considerati beni librari anche i documenti relativi alla produzione letteraria dei grandi autori (autografi, carteggi, inediti, lavori preparatori), le incisioni, le carte geografiche, i manifesti, il materiale filatelico, persino le fotografie. Sono considerati a tutti gli effetti beni culturali anche le biblioteche (sia pubbliche che private), giacché si tratta di istituzioni culturali permanenti che raccolgono e conservano i beni librari e li mettono a disposizione del pubblico, promuovendo in tal modo la lettura e lo studio. 

I beni archivistici 

La categoria dei beni archivistici comprende sia gli atti e i documenti cartacei originali sia gli edifici che li conservano, ossia gli archivi, dove tali documenti sono raccolti e inventariati, in modo tale da consentire al pubblico, e agli studiosi in particolare, di consultarli. 

I musei 

I musei sono quelle strutture permanenti destinate a ospitare, catalogare ed esporre al pubblico una serie di beni mobili. La loro importanza è fondamentale, giacché garantiscono la conservazione della memoria storica di un paese o di un’intera civiltà consentendo ai cittadini di accostarsi a tale memoria e di arricchirsi culturalmente. 

I beni etnoantropologici, materiali e immateriali 

I cosiddetti beni etnoantropologici non hanno particolare rilievo artistico ma sono di grande importanza per comprendere le tradizioni culturali di un popolo, di cui costituiscono una preziosa testimonianza. Fanno dunque parte di questa categoria oggetti legati alla vita quotidiana o ai mestieri o a particolari attività, per esempio arnesi, attrezzi, stoviglie, suppellettili, vestiti, giocatto li, prodotti di artigianato. Tali beni sono materiali, giacché si tratta di oggetti concreti. Esistono però anche beni immateriali, ugualmente esplicativi della cultura di un popolo, come per esempio canzoni, fiabe, proverbi, filastrocche, spesso trasmessi soltanto da fonti orali. 

Le categorie speciali 

Vi sono infine beni che non appartengono ad alcuna di queste precedenti categorie e che genericamente sono ricondotti alla nozione di “categorie speciali”. L’elenco di tali categorie non è definitivo e anzi va ampliandosi con il tempo. Si possono citare come esempi le navi, le auto d’epoca e i mezzi di trasporto che abbiano più di settantacinque anni; strumenti scientifici che abbiano più di cinquant’anni; lapidi, iscrizioni, tabernacoli, anche non esposti alla pubblica vista; persino opere di architettura contemporanea ma di particolare valore artistico.

lunedì 28 giugno 2021

Caldo e non solo. Pare che ancora la fase più calda non sia arrivata

Per intanto a Contessa E. soffia vento con i rischi che esso comporta in questa stagione di trebiatura.

 La fase più calda per il Sud è attesa tra mercoledì 30 giugno e giovedì primo luglio: le aree più roventi saranno in Sicilia, in particolare - ma non solo - a Siracusa. Seguiranno a ruota la Calabria e la Puglia con 40-41 gradi. Sul resto del Sud i valori massimi oscilleranno ovunque intorno ai 35-36 gradi.

 In Puglia il governatore Michele Emiliano ha emanato un provvedimento secondo cui fino al 31 agosto in tutta la regione Puglia vieta di lavorare nei campi nelle ore più calde del giorno, dalle 12.30 alle 16 in caso di ondate di caldo. 

 Secondo la Coldiretti  il clima ideale per gli allevamenti di mucche è fra i 22 e i 24 gradi, oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte. 

Politica e fondatori. Riflessioni fra proprietari, elettori e scatole vuote

  Chi segue il blog sa che da queste pagine non sono mai venuti testi pro-M5S, il movimento populista per eccellenza dell'ultimo decennio. Non è nostra intenzione dare addosso a questo movimento adesso che sono venute all'evidenza le naturali criticità del populismo; ci proponiamo però di riflettere su quanto accade.

 Beppe Grillo non è Filippo Turati. Questi ha contribuito a fondare il movimento socialista in Italia e pure l'Internazionale dei movimenti della Sinistra in Europa, ma non fu mai padrone di nessun frammento politico. Quando il Partito Socialista  si scelse una direzione a maggioranza massimalista si vide, egli riformista per eccellenza, posto ai margini del partito, egli che era socialista, democratico e fondatore, in Italia.

 Oggi assistiamo ad un fondatore di un movimento populista (che non si sa cosa intende fare) che espressamente si dichiara proprietario di sigle e finalità dell'organismo politico M5S. Intende decidere, a prescindere dalle regole democratiche, chi deve guidare, dove si deve andare, cosa si deve fare .... e milioni di elettori M5S che non contano nulla perché i populisti non sanno cosa sia la "democrazia". Lo scenario è  di un comico con tanti elettori che tengono, vogliono tenere,  il Paese ai margini del sistema democratico.

Da fondatore a proprietario.

 Beppe Grillo dopo aver per anni scimmiottato i modi di fare politica di Berlusconi, adesso  lo supera nel ruolo di decisionista e di proprietario del suo movimento. I suoi modi hanno stupito finalmente Conte che messo all’angolo è sul punto di uscire, anche se al momento è tutto un ‘no comment’. L'ex premier e' chiuso in un cono d’ombra e di silenzio.


Estate e risveglo. Se pure Contessa manifestasse desideri e aspettative in pubblico

 Con l’arrivo della zona bianca e della stagione estiva, tornano ovunque in Sicilia, e in particolare nelle località marittime ed in quelle che aspirano a diventare luoghi di attrazione i festival di ogni tipo, da quelli canori a quelli  letterari fino ad arrivare alle rassegne di vario tipo..

   Da ogni parte si avverte il desiderio di evadere e lasciare alle spalle le restrizioni che da oltre un anno hanno compresso la vitalità e l'espressività di ciascuno.

 Non sappiamo se in sede locale (Contessa Entellina) sono o meno previste iniziative particolari, anche se, in verità, un amico ci ha riferito che è stato fissato un piano a rotazione che prevede nei fine settimana la chiusura al traffico automobilistico ora della piazza Umberto, ora della piazza Matrice ed ora del primo tratto della via Nicolò Barbato. 

 A nostro modesto parere non ci sarebbe motivo di fare chiusure al traffico automobilistico per il semplice motivo che qui di traffico ne esiste pochissimo e quel pochissimo non ha mai intralciare nulla, specialmente se non viene individuato alcun evento che sia di spettacolo, letterario o comunque culturale o almeno ancora socio-politico finalizzato a  capire come - a modo di esempio- la nostra realtà locale  si propone di navigare nella nuova era di risveglio umano che dovrebbe sortire dal Recovery Fund, di cui tanto si parla e di cui poco o niente la gente comune ha finora saputo.

 Sarebbe ottima idea, dal momento che non compete al Blog (o solo ad esso) stimolare cultura nella nostra realtà, che il risveglio post pandemia riguardasse l'intera coscienza cittadina. Ci viene in mente che Francesco Di Martino quasi settimanalmente nel baraccone di Via Palermo sentiva la gente via via che veniva sviluppato il Piano della Ricostruzione post terremoto. Non infornava semplicemente ma ascoltava esigenze ed aspettative.

 Auguriamo comunque - con o senza chiusure di traffico in punti strategici della nostra viabilità urbana nei fine settimana e con o senza dibattiti pubblici sul post-pandemia-  a tutti buona estate.

domenica 27 giugno 2021

Passato e presente. Tutti siamo figli di chi ci ha preceduto

 Tante sono le cose che nel corso della vita ci vengono instillate e che magari ci plasmano poi nei convincimenti e soprattutto  nei comportamenti. 

 Un recente libro "Le università nell'Italia Medievale" di Paolo Rosso prova a smontare l'idea del Medio Evo oscurantista e retrivo.  Lo fa ricordando come allora, nel Medio Evo, il sapere umano, la scienza, comincia a diversificarsi in varie branche e lo stesso concetto di cultura non è altro che la contaminazione fra l'apporto arabo e quello cristiano europeo. Andando oltre l'autore ricorda che proprio nel Medio Evo si solidificano gli apparati organizzativi che iniziano così ad influire sia nelle sfere burocratiche che in quelle legislative degli Stati (soprattutto nelle realtà comunali del settentrione italiano).

Nel medioevo cominciano a sorgere le Università sia per gli studi umanistici che per le scienze mediche e si formano le premesse del rapporto maestro/allievo per il sapere strutturato da trasmettere.

 Forse dovremo liberarci di alcuni pregiudizi?

Repubblica Italiana. I cittadini ... l'uomo libero, l'uomo consapevole (8)

Le carte costituzionali di tutti i paesi europei elaborate nel periodo successivo al secondo dopoguerra sono tutte caratteizzate nel presupposto che esse stanno a fondamentto tanto dei diritti fondamentali che della legge.

La novità di queste carte costituzionali è che esse esprimono e dispiegano il concetto della "democrazia" e nello stesso tempo individuano una seie di "interessi pubblici" che trascendono gli interessi individuali dei singoli.

Tutte le carte costituzionali dei paesi europei (occidentali) riconoscono i diritti politici dei cittadini attraverso cui veicolano la partecipazione dei cittadini alla direzione dei rispettivi Paesi. Rispetto alla prima metà del Novecento emerge -quindi- che metre i paesi liberali erano stati attenti soprattutto a curare gli interessi individuali dei singoli, le carte costituzionali della seconda metà del Novecento si sono soprattutto spese nell'esplicazione dei diritti politici a cui sono stati assegnati caratteri fondativi della "democrazia" e della partecipazione.
Alla luce di quanto abbiamo ora evidenziato è facile capire che le carte costituzionali del secondo dopoguerra hanno voluto rimarcare la loro assoluta distanza sia dai regimi totalitari, che avevano per l'appunto negato i diritti politici, che nello stesso smarcarsi dalle precedenti visioni liberali della società che puntavano alla massima difesa degli interessi individuali.

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 In base abbiamo finora sviluppato emerge chiara una diversa visione culturale fra l'impostazione del sistema istituzionale americano e quello generale dei paesi europei.
 In America (Usa) il giudice rappresenta la garanzia dei diritti individuali ed è funge da schermo rispetto ai potenziali abusi del Parlamento e/o del Governo (=ritenuti poteri delegati). Su questi presupposti lì l'individuo è, può essere, deve essere in continua espansione perchè il potere giudiziario è chiamato -appunto- a difendere  diritti fondamentali dell'individuo che preesistono a qualsiasi legge, diritti connaturati all'uomo.
 Emerge quindi che il potere giudiziario negli Usa ha un potere sicuramente vasto, vastissimo. 
 Nel sistema rivoluzionario francese il giudice non possedeva alcuna libertà di manovra dal momento che era chiamato semplicemente ad applicare (mai ad interpretare) la legge. Via via il sistema però si è andato sgretolando lungo il percorso delle "interpretazioni" a cui i giudici ricorrevano, al punto che nell'odierna Francia i ruoli del legislatore e quello della magistratura continuano ad essere in frequente contrasto. Pare di essere ... in Italia.
(Segue)

Alle radici del Cristianesimo

Nelle chiese di tradizione cattolico-bizantina in questa ultima domenica di giugno si proclama il brano del Vangelo di Matteo 8,28-9,1.

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L'indemoniato pare sia chi non è "padrone" di sè stesso, chi è in balia delle molte sciocchezze che girano nella società degli uomini e alla fine perde la bussola. Nel mondo cristiano pare però possano esserlo coloro che ignorano la "verità" e sono divisi, separati dagli altri quasi a dimorare nei sepolcri.

Per i cristiani, la verità, la Parola, è già esorcismo; di contro l'incredulità conduce alla morte sociale, comunitaria. L'esorcismo non è altro che il contrasto tra la diffidenza e la fiducia; quel contrasto che dura tutta la vita, fino alla morte; è un dormire ed un risvegliarsi rispetto alla verità. La lotta della vita.

sabato 26 giugno 2021

Covid e mortalità. Grazie ai vaccini è crollata la letalità

 Adesso il covid-19 fa meno paura: somiglia ad una normale influenza stagionale. La mortalità è recentemente calata dell'80% stando allo studio dell'Ispi sugli effetti sulla popolazione italiani del piano di immunizzazione e della campagna di vaccinazione. Per chi non è ancora vaccinato i rischi rimangono tuttora alti, oltre al rischio di contagiarsi, potrà affrontare un ricovero e potrà pure rischiare di morire se contrae l’infezione. Per chi non si vaccina nulla della gravita è cambiato.

 Secondo gli studi diffusi: prima dell'inizio della campagna vaccinale, la letalità era del 13% per gli over 90 (cioè 13 persone su 100 che hanno più di 90 anni e lo contraggono vanno incontro alla morte), del 7% per gli 80-89enni, del 3% tra i 70 e i 79 anni, dell’1,5% tra i 60 e 69, e via a scendere ben sotto lo 0,1% per gli under 40. 

  Ci dicono gli studi diffusi in questi giorni che si tratta di dieci volte il tasso di letalità della banale influenza di stagione. 

  Adesso, con i vaccini, la letalità si sarebbe ridotta del 90%. La prova è nei casi giornalieri e nei nuovi ricoveri in terapia intensivi (-95%). 

 Il tutto, comunque, sempre al netto di quello che potrebbe accadere in Italia con il diffondersi della variante Delta, di cui ancora non conosciamo tutti gli effetti.

Sostegni alle famiglie. La Regione, tramite i comuni, paga utenze e bisogni

  I Comuni siciliani sono destinatari di ulteriori risorse finanziarie che la Regione ha stanziato a beneficio delle famiglie in difficoltà economica per l’acquisto di beni di prima necessità connesse al periodo della pandemia.

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  Sono risorse stanziate lo scorso anno dal Governo regionale che potranno essere utilizzate anche per il pagamento delle utenze e dei canoni di locazione.

Nel marzo del 2020 la Regione Siciliana aveva disposto l’assegnazione di risorse da convertire in Buoni Spesa/Voucher per l’acquisto di beni di prima necessità da distribuire ai nuclei familiari in stato di bisogno; previo sottoscrizione presso il Comune dell’atto di adesione; è stata quindi curata l’erogazione dei Buoni Spesa/Voucher purchè ne fosse data ampia diffusione con Avvisi.

  Mediante apposita piattaforma regionale di monitoraggio, e in seguito alla trasmissione entro i termini previsti all’Assessorato Regionale della Famiglia, della rendicontazione della spesa effettuata di almeno il 50 per cento entro il termine perentorio previsto, lo scorso 14 giugno l’Assessorato Regionale ha adesso decretato l’ulteriore assegnazione delle somme a valere sul fondo POC Sicilia 2014/2020.

  In questo come in altre situazioni ciò che consente agli Enti Locali di fruire delle risorse legislativamente definite è l’efficienza del funzionamento della macchina amministrativa oltre che la capillare diffusione e pubblicità dei comportamenti.

Fine settimana. Il ritorno alla zona bianca implica che tutto torni come se il covid non ci sia stato?

Siamo ormai dalle Alpi a Pantelleria in zona bianca, senza coprifuoco. I centri storici delle città quasi ovunque sono stati presi d’assalto fino a notte fonda. Adesso questo tipo di flusso di massa viene chiamato "Movida".  Spetterebbe ai Comuni vigilare perchè la gestione della movida non si trasformi in problema.

Un poco ovunque nel Paese stanno per predisporsi regolamentazioni, con apposite ordinanze sindacali, della cosiddetta “movida”, la cui ripresa impone servizi di controllo finalizzati a verificare la puntuale osservanza delle ordinanza stesse, nonché l’attivazione delle necessarie misure anti-covid.

Generalmente le ordinanze che vanno venendo fuori da parte dei Comuni prevedono il divieto di stazionamento nei luoghi di ritrovo. A Catania e Palermo i sindaci hanno istituito delle “zone rosse”, in cui non sarà possibile stazionare ma solo transitare. Vanno anche in zona bianca vietati gli eventuali assembramenti. 

Alcuni sindaci hanno disposto una sorta di “numero chiuso” per alcune zone: e sono i vigili urbani a sbarrare gli accessi quando noteranno che ci sono troppe persone.

Sono ovviamente misure tipiche dei grossi centri abitati. Ma in area semideserta come è Contessa Entellina è il caso di usare fiscalità? Qui da decenni esiste senza imposizione giuridica il "distanziamento" che coincide con "desertificazione". Da decenni mancano i giovani ultra ventenni, tutti (o quasi) emigrati perchè qui non c'è futuro per loro.

Qui, in verità, non servono iniziative particolari. E' lo stato di fatto socio-economico che si definisce "desertificazione" di un centro abitato che possiede capacità abitativa per ottomila persone e ne ospita, di fatto, mille, pochi di più o pochi di meno.



Contessa Entellina. Ciò che di buono conserviamo (1)

Ciò che di buono conserviamo è la rubrica

che verrà curata periodicamente, grazie a chi

ama questa terra e ha manifestato di voler collaborare col blog.

  L’indagine ‘Waterloo’ della Procura di Agrigento sta facendo emergere che gli organismi sovracomunali e che generalmente assumono forme societarie regolate dal codice civile nel tempo diventano strumenti delle ruberie della gente politicante.         Girgenti Acque, l'azienda che gestisce la rete idrica dei comuni dell'agrigentino  è esempio lampante di ciò che potrebbe capitare in altre realtà dove di tanto in tanto spunta chi ci spera di ricalcare quei modelli..

  Nella superiore riflessione non abbiamo peraltro considerato i conseguenti costi elevati che quelle aziende caricano in bolletta non perchè i servizi siano eccellenti ma semplicemente perchè vengono a crearsi apparati gestionali prettamente clientelari piuttosto che manageriali e spinti all'efficienza.

  Le forme gestionali che si creano sulla base di quei modelli in teoria, solamente in teoria, dovrebbero essere controllate dalla Regione e dal Governo regionale. E' quanto dire.

  Ci auguriamo che a Contessa Entellina mai a nessuno venga in mente di immaginare quei fantasiosi modelli pubblici di gestione. Finora nessuno ha dato sponda a simili fantasiose iniziative e ne va dato atto, pure sul Blog.

venerdì 25 giugno 2021

Mondo populista. Le frasi che leggiamo sui giornali

 «Ha più bisogno Giuseppe Conte del Movimento, che il Movimento di Giuseppe Conte», le parole del fondatore dei 5 Stelle (Grillo) che hanno rotto le trattative per l’approvazione del nuovo statuto e indotto l’ex premier (Giuseppe Conte)  a rinunciare alle sue uscite ufficiali programmate per la giornata di oggi. 

 Fino a ieri comico genovese (Grillo) non sembrava voler rompere: «Conte è un ottima persona, ma il visionario sono io», «Lui non sa cosa è veramente il Movimento, non ha girato nelle piazze», avrebbe detto nel corso del suo intervento a Montecitorio davanti ai parlamentari pentastellati.

E adesso? Vedremo.

Vaccinazioni anti-covid. Prosegue la campagna

Contessa Entellina

Domani, sabato 26 giugno presso l'Ambulatorio Comunale di via Roma saranno somministrate le seconde dosi di vaccino anti-covid (Moderna) a quei concittadini che hanno avuto la prima dose nello scorso 15-16 maggio 2021.

Sicilia

“Dal 15 luglio anche le farmacie cominceranno a fare vaccini – ha dichiarato il Presidente Musumeci – abbiamo firmato la convenzione”.

 Secondo il Presidente della Regione Sicilia è molto alta la percentuale della campagna vaccinazione per gli over 80, circa all’ 83,25% e al 73% per i cittadini tra i 79 e i 60 anni. Risulterebbe superato il target che era previsto secondo Roma.

 E' bene che tutti ci vacciniamo. I media parlano di una variante del virus (delta) che sarebbe abbastanza pericolosa, però assicurano «Qualcuno sebbene vaccinato potrebbe avere qualche conseguenza. Però chi ha fatto già le due dosi rarissimamente ha degli effetti gravi. Per questo l’invito, ancora più intenso, è a vaccinarsi».

Mensilità pensionistiche.

 In continuità con quanto avviene da tempo e con l’obiettivo di evitare assembramenti, il pagamento delle pensioni in contanti presso i "bancomat-posta" avverrà secondo la seguente turnazione alfabetica:

I cognomi dalla A alla B venerdì 25 giugno

dalla C alla D sabato mattina 26 giugno
dalla E alla K lunedì 28 giugno
dalla L alla O martedì 29 giugno
dalla P alla R mercoledì 30 giugno
dalla S alla Z giovedì 1°luglio.

Repubblica Italiana. I cittadini ... l'uomo libero, l'uomo consapevole (7)

  Se nel sistema costituzionale americano (Usa) le "corti" (la Giustizia) sono state chiamate ad essere argine contro i possibili sopprusi dell'organo legislativo (il Parlamento), nelle Costituzioni europee che si ispirano alla Rivoluzione francese l'approccio è piuttosto diverso.

  La Rivoluzione non fu indirizzata -in Francia- contro un Parlamento come negli Usa (lì, infatti si combatteva per l'indipendenza contro il Parlamento-legislatore di Londra) ma contro la monarchia che assommava in sè tutti i poteri (legislativo, esecutìvo e giudiziario). Da qui l'attribuzione -in Francia- del primato su tutti gli altri organi statuali al Parlamento, individuato e riconosciuto come unico rappresentante dell'unità della nazione.

 Al Parlamento, rappresentante del popolo, competeva anzitutto riconoscere libertà ed eguaglianza e per questo fine serviva l'elaborazione di un nuovo complesso di leggi (=il diritto). La garanzia della libertà si sarebbe -infatti- fondata sul complesso legislativo e quel compito di elaborarlo non poteva essere concesso se non all'organo rappresentativo del popolo.

 Per gli studiosi del diritto l'interesse sulla "legislazione" aveva radici filosofiche; molti rivoluzionari erano si erano culturalmente formati alla filosofia cartesiana. Dal loro approccio deriva la differenza rispetto al sistema americano dove dove risaltano i "diritti" ed i "cittadini" rispetto al quadro europeo dove la centralità e la garanzia di libertà viene posta sulla "legge" e sul "Parlamento". Se per caso dovesse essere con la legge conculcata il diritto di libertà del popolo, nella visione rivoluzionaria francese non è il giudice che deve ripristinare la libertà ma il popolo che deve ricorrere alla rivoluzione (art. 35 della Dichiarazione dei diritti che precede la Costituzione del 24 giugno 1793).

 Si capisce bene che ai protagonisti della Rivoluzione non poteva venire in mente che in caso qualcuno avesse attentato alla loro libertà fosse cosa ottimale di rivolgersi ad un giudice, ad un Tribunale.

  Contro gli eventuali abusi che potevano venire dalle leggi del Parlamento i protagonisti della rivoluzione immaginarono una sorta di organo di verifica dell'operato del Parlamento; ma si puntò fino alle Costituzioni del secondo dopo guerra del Novecento a vincolare i giudici con le lunghe sfilze legistative "codificate". Si riteneva che i codici non esigevano libere interpretazioni dei singoli magistrati. 

 Per chiudere la pagina: Nel sistema americano i "diritti" preesistono alle leggi del Parlamento; nel sistema francese post-rivoluzione ed in quelli dell'Europa continentale la "egge" preesiste ai diritti.

Castelli e casali. Dagli arabi agli aragonesi: piccoli appunti e suggerimenti (5)

 Breve riepilogo:

-Nel 476 cessa di esistere l'Impero Romano d'Occidente, che soccombe alle invasioni barbariche-

-Continuerà invece ad esistere l'Impero Romano d'Oriente, fino al 1453. Mille anni dopo.

-In Sicilia con l'invasione dei Vandali prima (440-477) e dei Goti dopo (477-535) si ha il governo di Odoacre prima e poi di Teodorico (e poi ancora della sorella di questi Amalasunta).

-Il periodo romano-bizantino (535-830) nel Mediterraneo Occidentale non riguardò solamente la Sicilia ma tutta l'Italia (con capitale Ravenna), l'intero Nord Africa, la Spagna e -ovviamente- l'intero Medio Oriente. Si trattò in pratica di una ricostituzione del vecchio impero, con cultura, lingua e capitale -adesso- in spazi e in terre grecizzate. Artefice politico fu l'Imperatore Giustiniano e artefice militare, massimamente, Bellisario.

Avremo modo di rilevare che dal periodo barbarico-bizantino-normanno e infine svevo a guidare il mondo siciliano di allora non fu mai la "politica" come la conosciamo e intendiamo oggi; il movente sempre e comunque lo troveremo in considerazioni e valutazioni  a sfondo religioso, seppure lo spirito egoistico-economico risulterà -come è intuibile- sempre palpabile.

Prima di fotografare nell'ottica storica il territorio della Valle del Belice e dell'intero Vallo di Mazara durante i governi bizantini riportiamo alcune linee, molto generali, sull'assetto di governo post-barbarico.

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  Per lo storico Francesco Renda l'insediamento dei Romani d'Oriente (i bizantini) in Sicilia non fu una occipazione; essa venne considerata dalle popolazioni dell'Isola come una liberazione dal dominio dei "Goti" ed un ritorno a quello che da secoli era stato il dominio imperiale tomano. La politica di Giustiniano mirava proprio a restaurare l'Impero nell'intero bacino mediterraneo.

Già  a metà del VII secolo bande piratesche
arabe attratte dalle ricchezze e dalla
possibilità di conseguire ingenti bottini
iniziano a compiere sporadiche scorrerie
Il fenomeno si intensificò dal 709, quando
il Nord Africa passò sotto il controllo arabo.

Nelle prossime pagine del blog  ci occuperemo
con maggiore attenzione all'area interna
centro-occidentale della Sicilia, l'area
dove insisteva la città di Entella.

Come tende ad evidenziare la cartina,
la Sicilia del periodo bizantino non era
particolarmente abitata e comunque
gli insediamenti urbani non erano
particolarmente numerosi.

 Sul piano culturale ed istituzionale quello del periodo bizantino fu per l'Isola il tempo del Corpus Juris Civilis.  Sul piano politico/istituzionale la Sicilia divenne una "Provincia autonoma" all'interno dell'Impero e come era sempre avvenuto storicamente Siracusa divenne sede di governo del "Pretore", al pari di Ravenna che divenne sede del Pretore di tutte le regioni Centro-Settentrionali d'Italia. Al territorio della "Provincia", successivamente divenuta Thema siciliano (con ruolo più di carattere militare che civile), furono accorpati  Calabria, Puglia e Campania (l'intera Italia meridionale). Per alcuni storici Siracusa ebbe rilevanza maggiore di Ravenna, soprattutto quando l'Imperatore Costanzo II trasferì la sua residenza da Costantinopoli a Siracusa. 

Per il prof. Renda la "Provincia" di Sicilia fu una realtà politica retta da funzionari civili, mentre la successiva trasformazione in Thema bizantino divenne una realtà militare dove si discuteva orevalentementer di strategie rispetto alle nuove scorrerie arabe provenienti dal Nord Africa.

Sotto il profilo del governo locale delle singole città fu richiamato a nuova vitalità l'assetto di autonomia vigente sotto il precedente Impero Romano d'Occidente. Palermo, e non solo essa ma ... per quanto può incuriosirci  pure Entella, ri-ottenne il governo senatoriale, che per la prima volta, rispetto al periodo classico, vide coinvolto pure il clero cristiano accanto agli alti funzionari ed ai notabili locali. Una differenza che emerse rispetto al periodo classico  fu -ancora- l'uso del greco nell'elaborazione dei testi giuridici invece del latino. Il greco era allora -in Sicilia- la lingua diffusa nell'uso della popolazione tutta, soprattutto nella parte orientale dell'Isola.

(Segue)