martedì 13 aprile 2021

Mafia e ambiguità. Noi siciliani parliamo poco del fenomeno che ci è stato e continua a starci vicino (1)

 "Il vecchio mafioso contadino aveva costumi

austeri. Il mafioso urbano di oggi si è adeguato ai

canoni del mondo moderno".

Giovanni Falcone

"Il mafioso non sa di essere mafioso,

vive nella mafia come nella propria pelle.

Vive dentro una cosa che c'è"

Leonardo Sciascia

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Secondo lo storico  Salvatore Lupo il termine "mafia" cominciò ad entrare nell'uso comune nel 1863 e in esso ci sarebbe un contenitore di più significati distinti; conseguentemente il termine è portatore di parecchie ambiguità. Continuando a seguire il ragionamento dello storico, con questa parola si è inteso condensare il costume tipicamente siciliano di ripulsa (rifiuto) dell'autorità dello Stato, dello Stato dei Savoia che poi si è rapportata a più contesti storici successivi fino ad oggi.  Cosa quindi vuole significare ancora oggi ?

 Sicuramente la parola richiama alla mente il fenomeno di diffusa corruzione politico-affaristico che in tanti notiamo nell'operare di taluni personaggi pubblici (e siamo nel 2021). La Mafia è ancora, e di più,  un modello di organizzazione, associazione criminale compatta al suo interno che persiste soprattutto, ma non solo, nella Sicilia Occidentale, dove innumerevoli sono stati gli intrecci fra essa e parecchi uomini delle istituzioni pubbliche. I gruppi mafiosi frequentemente all'interno (e pure all'esterno) delle realtà in cui prosperano sono capaci -con metodi ora socialmente innocui ed ora coercitivi- di porsi come intermediari di affari (transazioni) sia illegali che legali.

 Dagli anni sessanta del Novecento la mafia siciliana, in quanto organizzazione criminale sin dalle origini, ha allargato l'attività in Calabria, Campania per raggiungere quindi le regioni del Nord del Paese.

  Più recentemente la stampa non parla più di "mafia" al singolare ma di mafie, per evidenziare un fiorire di mafie senza più retaggi di sicilianità. Ci sono così mafie cinesi, albanesi , turche etc. L'espressione al plurale indica gruppi legati -in origine-  a identità, società e culture arretrate che vanno a svolgere i loro malaffari in contesti più prosperi immischiandosi ai flussi migratori cher hanno caratterizzato i decenni più recenti.

 La letteratura mondiale comunque quando tratta di mafia non fa mai a meno di richiamare come luogo di nascita la Sicilia ottocentesca, quell'area periferica e primitiva rispetto al contesto europeo che aveva già intrapreso il cammino in direzione di una società liberale. Quegli studiosi che avevano immaginato il fenomeno mafioso come portato della società arretrata e tradizionale della Sicilia ottocentesca oggi si sono ovviamente ricreduti nel constatare che organizzazioni di stampo mafioso prosperano in parallelo alle società evolute dell'Occidente e non solo. Il prof. Lupo evidenzia in uno  dei suoi testi che la Mafia si è perfettamente acclimatata all'interno della modernità e continua ad essere capace di dispiegare pratiche criminali in grande stile in tempi, luoghi e modelli di società differenti indipendentemente se tradizionali o avanzate.

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Per chi è interessato ricordiamo che sul Blog ci sono parecchie pagine dedicate alla nascita, sviluppo e persistenza della Mafia che riflettono sul libro di Anton Blok e pigliano come punto di osservazione proprio un piccolo centro -allora prettamente agricolo- della Sicilia Occidentale: Contessa Entellina.

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