venerdì 13 novembre 2020

Cultura dominante. Proviamo a capire per essere uomini liberi, sempre.

 Dal  secolo passato, dal Novecento, scrivere o parlare di "Storia" ha significato descrivere e analizzare società, comunità,  che fino ad allora mai erano entrate nella storia ufficiale che si studia a scuola o che si ritrova nei testi esposti in libreria.

Fino alla fine dell'800 gli storici scrivevano libri, volumi su volumi, descrivendo le vicende delle grandi dinastie: i Borboni, gli Svevi, i Savoia etc. Attraverso i grandi personaggi ritenevano di narrare (indirettamente) le vicende di singole popolazioni, di contesti e  destini di intere regioni e di interi regni. Mai nessuno storico fino ad allora si è dedicato a descrivere le sorti, le sofferenze, le abitudini dei popoli, riprese con lente ingrandita. Le classi subalterne nei secoli passati non interessavano a nessuno storico, a nessun letterato; per la cultura del XV secolo, quando gli arbëreshë arrivarono in Sicilia, in Calabria o nel resto del  Meridione italiano, mai venne in mente ad un letterato, ad uno storico di descrivere chi erano quei profughi, quei contadini usati per ripopolare i deserti feudi del meridione. Mai nessuno colse l'interesse di spiegare come mai i baroni del Meridione si offersero ad accogliere (si fa per dire) quella gente. 

Se pigliamo consapevolezza dei tempi
andati, quando nei campi locali di Contessa
non vivevano
persone con dignità riconosciuta ma
strumenti di lavoro di un potere lontano, forse
allontaneremo pure da noi l'avversione
nei confronti di chi nella vita ha
avuto la sorte di essere profugo, di
rischiare di perdere la
vita nel Canale di Sicilia.

La storiografia dei secoli andati invece su quel tempo andato ci dice abbastanza dei familiari di Scanderbergh, dei suoi collaboratori, delle battaglie e per il resto -invece- i profughi costituiscono una massa di cui non si sa nulla, eppure vennero a ripopolare quasi un centinaio di centri rurali del Meridione italiano, proprio come oggi non sappiamo nulla dei profughi che perdono la vita nel Canale di Sicilia o dei fortunati che continuiamo ad emarginare come non fossero esseri umani; degli arbëreshë non si sa se provengono dalle città o dalle campagne, se erano già da prima profughi raccoltisi nell'attuale Grecia o provenivano dal confine serbo. Mancano -insomma- studi storici dell'epoca. Così non è più oggi, dall'inizio del Novecento abbondano gli studi sociologici, quelli economici e in generale di civiltà che raccontano, o meglio ricostruiscono, ciò che fino al Settecento e all'Ottocento era affidato alle ricostruzioni fantasiose, del tipo che quei "profughi" arbereshe erano nobili, cugini e nipoti di Scanderbergh, accolti qui viene da scrivere "in carrozza" dai baroni. Baroni, che per capire, non misero mai piede a Contessa, (o forse per insediare il primo governatore), sappiamo infatti solamente di qualche visita a Santa Maria del Bosco e nient'altro.

Per far meglio capire ciò che scriviamo.

E' dal Novecento che la "cultura"  studia -a 360°- la società del tempo andato, ricostruisce la storia dei livelli di governo (principi, baroni, re etc.)  e dei livelli di base della società, profughi, villani, contadini, e ... solo di sfugita  dei baroni. 

Oggi sappiamo che profughi, contadini, subalterni, per scelta culturale medievale e pre-Rivoluzione francese, non erano "esseri umani" al pari delle classi dominanti o come mi suggerisce un amico "non erano figli di Dio". Non esisteva allora -d'altronde- la carta dei diritti dell'uomo.

Oggi gli studi e l'emergere di culture diverse e lo stesso nuovo modo di scrivere la Storia consente persino a noi contessioti di conoscere, a modo di esempio, come funzionava la comunità locale nei secoli andati, grazie allo studio condotto -sul campo oltre che negli archivi- del sociologo-antropologo olandese Anton Blok. 

(segue)

1 commento:

  1. Credo che un metodo per capire meglio chi fossero gli arbëresh di Contessa e degli altri comuni arbëresh di Sicilia deve per forza partire dallo studio dei capitoli di fondazione dei loro Comuni, confrontandoli con documenti simili di altri Comuni siciliani. Si potrebbe verificare se effettivamente le condizioni di vassallaggio fossero simili o se gli arbëresh di Sicilia abbiano avuto delle condizioni di favore.

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