Abbiamo più motivi -noi di Contessa-, per tenere viva la memoria di Sebastiano Tusa (Palermo, 2 agosto 1952 – Bishoftu, 10 marzo 2019), archeologo, politico e accademico.
Ci piace riportare sul Blog alcuni brani storici sugli elimi del grande archeologo che riprendiamo da un testo che è stato pubblicato da La Terza pochi anni fa "Storia Mondiale della Sicilia" a cura di Giuseppe Barone.
1000 a.C.
ELIMI DI TROIA
Tra le popolazioni che emigrarono in Sicilia sul finire del II millennio a.C. gli Elimi si differenziano poichè non risultarono subalterni e, pur subendo pesanti sconfitte soprattutto a opera dei greci, mantennero la loro autonomia e indipendenza fino alla conquista romana di cui furono alleati in nome della comune origine troiana.
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La cifra fondamentale di questa diversità è l'assenza di gerarchizzazione tra mondo indigeno e colonizzatori che si nota, invece, sensibilmente nel resto dell'isola. In altre parole, la contrapposizione tra indigeni e colonizzatori in questa parte dell'isola non si risolve con la capitolazione degli indigeni, bensì con una conflittualità irrisolta che soltanto nella totalizzante conquista romana trovò il suo naturale epilogo. Tale mancanza di sottomissione degli indigeni agli "invasori" va ricondotta sostanzialmente a due fattori: la duplicità dell'elemento colonizzatore (greci e fenicio-cartaginesi), che determina, pertanto, una minore pressione dei nuovi venuti sulle realtà locali, ma anche la diversità degli indigeni che fin dal loro apparire nel confronto con i colonizzatori non acquisiscono alcuna fisionomia subalterna, ma mantengono sempre un ruolo egemone soprattutto nell'interno del territorio occidentale della Sicilia.
E' evidente che questa diversità va ricondotta al racconto leggendario dell'origine degli elimi che ebbe nel poema virgiliano la sua più esaltante esposizione letteraria. Comìè noto, infatti, la tradizione vuole che gli elimi identificati con gli scampati dalla tragedia della distruzione di Troia che, guidati da Enea, fuggono e approdano in Sicilia dove fondano le città di Erice, Entella e Segesta. Qui morirà Anchise, ma Enea, seguendo il suo destino, continuerà il suo viaggio alla volta del Lazio dove contribuirà alla nascita di Roma. Nel mito si nasconde certamente una realtà storica che dovrebbe collegarsi alla particolare autonomia di questo popolo nella storia siciliana. (Sebastiano Tusa)
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