sabato 1 agosto 2020

Il presente e la memoria. È o no un dovere trasmettere il passato ? (2)

E' proprio vero, i nostri giorni sono confusi. 

Chi siamo noi contessioti ? Chi siamo noi italiani ? Noi contessioti possediamo una identità propria rispetto al resto degli italiani ?

Notiamo che si vorrebbe provare (lodevolmente) ad una apertura del nostro piccolo centro verso il mondo esterno, perchè vengano qui visitatori, curiosi e amanti della natura. Come non essere d'accordo ? 

Chi di noi non ama questa terra seppure trascurata nella viabilità, e ancor più nel sostegno ai volontari che da sempre si adoperano  a evidenziarne le peculiarità ?

Cosa pensiamo ?

Pure noi, chi scrive e chi lo condivide, è orgoglioso della nostra terra, della nostra comunità, ma lo è nella visione e nel contesto di una Sicilia in mano a politicanti e per questa specifica visione non può che servirsi (quando la situazione lo esige) anche di aspri giudizi e di critica serrata.

Ciò che notiamo è che si vorrebbe essere località di attrazione per visitatori ma si trascura completamente di adoperarsi in favore dell'unicità che ci distingue da Sambuca, da Giuliana e dai comuni vicini: l'avere una lingua, un mezzo di comunicazione che altri non hanno.
A chi spetta salvaguardare e valorizzare le peculiarità locale ? Se si valorizza la peculiarità locale con la statua a Scanderbergh e poi non riusciamo a creare (salvaguardare ?) una vera isola identitaria, peculiare e differente dai paesi vicini, si pensa veramente che riusciremo a competere con Sambuca o con Giuliana o con ...?
Si pensa forse che il vino (ottimo, che produciamo sul territorio) da solo, senza l'alone e il mistero di una isola linguistica diversa dal mondo circostante possa essere il punto in più per distinguerci rispetto a Sambuca, Menfi etc. ?

Di Martino si adoperò con iniziative varie, sia all'Ars che stimolando i parlamentari nazionali a lui vicino, perchè l'albanese fosse insegnato nelle scuole e comunque fosse un punto in più per immaginare rilanci culturali. Certo l'insegnamento avviene, si fa, ma a Contessa ormai nessuno delle giovanissime generazioni lo parla. Segno che c'è più di qualcosa che non funziona e non spunta il punto in più che ci attendevamo. 
A chi compete verificare i punti deboli per mantenere una peculiarità che altri non hanno ?
A Piana degli Albanesi esiste la coscienza popolare diffusa che avere una diversità linguistica rispetto al mondo circostante è una dote, un patrimonio che porta vantaggio oltre che culturale e identitario pure economico. Da noi vince la convinzione che dobbiamo somigliare in tutto e pertutto a Bisacquino, Campofiorito  etc.

Chi se non la politica può e deve farsi carico dell'inversione di orientamento che ci induce a copiare altri e a cestinare ciò che di esclusivo possediamo ?

A cosa serve la statua (comunque iniziativa lodevole e apprezzabile) se preferiamo copiare ciò che gli altri hanno e diamo la sensazione di vergognarci del nostro patrimonio linguistico, unica vera diversità che è, dovrebbe essere, motivo di interesse o comunque di curiosità rispetto al mondo esterno ?

Su questo versante del vivere, riteniamo noi, la politica ha il dovere (non il distacco) per attivarsi.

Questo indirizzo politico, che Di Martino perseguì sistematicamente e con impegno sul piano politico e legislativo, oggi ci è piaciuto ricordarlo attraverso il Blog, alle generazione di nuovi amministratori, politici e amanti della cultura, che fra noi operano, a venti anni dalla sua scomparsa.
 

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