sabato 2 maggio 2020

Storia contemporanea. Perchè i nostri giorni sono questi e non altri

Perchè non esistono alternative all'Unione Europea

Dagli anni settanta agli anni novanta dell'Ottocento in Italia e in gran parte dell'Europa si ha una grave crisi che colpisce l'agricoltura. Da qui i gravi malesseri che in Sicilia, a Contessa in particolare, sfociano da un lato nell'accellerazione del flusso migratorio verso gli Stati Uniti e dall'altro nelle agitazioni politiche che raggiungono il colmo col Movimento dei Fasci Siciliani.
All'origine del malessere fu l'invasione del grano extraeuropeo, in particolare americano, che provocò la diminuzione del prezzo di questo prodotto che caratterizzava l'economia dell'isola. Da qui iniziò il declino dell'agricoltura nell'intero Vecchio continente; la crisi che provocò l'impoverimento delle masse provocò in conseguenza la caduta degli investimenti pure nel comparto industriale.

In un certo senso, il sistema economico del tempo venne a trovarsi come oggi -a causa del coronavirus- si sta venendo a trovare l'intero apparato produttivo del pianeta. Adesso il quadro è molto più grave e pure rischioso.
Allora per superare la crisi, che quà e là dava segni di rivolte e di attacchi al "sistema" si puntò alla "seconda rivoluzione industriale" fondata su nuovi settori e nuovi bisogni: nacque l'industria dell'acciaio, dell'elettricità, della chimica, del rame e pure del petrolio. 
La crisi degli anni 70-80 dell'Ottocento è all'origine del
sorgere dei movimenti e sindacati di ispirazione socialista.
Da quella crisi si uscì (inizialmente) alimentando il sorgere
di nuovi comparti industriali nell'acciaio, l'elettricità, chimica
e petrolio.
Si trattò, come dicono gli storici, della seconda rivoluzione
industriale.

Purtroppo l'uomo è sempre atteso da nuove sorprese.
Vedremo quali.
Si trattò della seconda rivoluzione industriale. Come dire che l'uomo dalle proprie difficoltà sa trovare sempre una via di uscita.
Ovviamente lo stesso uomo non trova immediatamente le soluzioni; deve quasi inevitabilmente procedere per tentativi ed errori. Allora un grave errore (per la Scienza Economica) fu commesso.
Servivano -allora- grandissimi investimenti per portare avanti quella seconda rivoluzione industriale ed un pò ovunque si pensò di procedere ad una profonda integrazione tra il sistema bancario e quello industriale nonchè ad avviare -sia pure embrionalmente- i consumi di massa nei centri urbani.
Contemporaneamente ed in forme che sfuggivano alle autorità le masse delle campagne e delle città si organizzavano sulla spinta del nascente movimento socialista in sindacati e partiti politici.
I prezzi dei prodotti agricoli continuavano a contrarsi e con essi crescevano i licenziamenti e l'allontanamento dai latifondi dei contadini che per questa via alimentavano una coscienza di classe, da esclusi.
Quella crisi ebbe, dal lato delle imprese, i benefici conseguenti alla ri-organizzazione, meccanizzazione e comunque ristrutturazione.
Pochi si accorsero che l'anello debole del sistema fu la stretta connessione finanziaria fra banche ed imprese. Il sistema era divenuto da attento alla produzione attento alla conduzione finanziaria.
Per qualche tempo il trasferimento delle masse espulse dall'agricoltura fu assorbito dalle aree industriali e dall'emigrazione nel nuovo continente; nacquero nuove professioni  e sembrò che il sistema stesse per ritrovare il nuovo equilibrio. Così non era e così non potè essere. Quando la crisi mostrò di tirare nei fallimenti a catena industrie e banche ed i governi non seppero trovare altra soluzione che alzare muri alle frontiere (=protezionismo) imponendo fortissimi dazi ai prodotti esteri. Accadde che allora prevalsero i Salvini di turno.
Allora le grandi potenze industriali che dominavano i mercati del mondo erano l'Inghilterra, la Germania e gli Stati Uniti. Seguivano la Francia, la Russia e l'Italia.
La medicina del protezionismo non servì, anzi fu causa di più gravi conseguenze.


(Quando la politica viene affidata
ai populisti e agli incompetenti l'orizzonte
non lo intravede più nessuno)

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