domenica 3 maggio 2020

Alle radici del Cristianesimo

Ci proponiamo di dare alla pagina "Alle radici del Cristianesimo" un taglio diverso da quello usuale del recente passato. La pagina troverà una sua tipologia definitiva nelle prossime settimane.
Intanto per alcune domeniche proporremo dei testi di Pavel Florenskij, un pensatore geniale e originale del XX secolo. 
Sacerdote della Chiesa Ortodossa Russa fu fucilato nella notte tra il 7 e l'8 agosto 1937 su determinazione del potere sovietico.
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N. 1 pigiare
N, 2 pigiare
Il Timore di Dio

2.V.1918, notte

4. Il nuovo squarcia quindi il velo del consueto in modo misterioso e insolito. Ma la fonte del timore non sta nel modo in cui il nuovo si insinua, ma nella percezione della trascendenza di quanto si va manifestando. 
 Ciò che si rivela non è di quaggiù e tutto il mondo si sente malfermo, instabile, vacillante: il consueto impallidisce di fronte al vero Essere. E con il consueto impallidisce anche la nostra stessa esistenza. Anche noi finiamo per sembrare fiamme tremolanti esposte ai venti dell'estremo limitare del niente, per essere quasi non-Essere. E però proprio allora che troviamo anche il nostro sostegno  eterno, in Colui Che E' dai secoli dei secoli. La nostra massima prostrazione è anche la nostra massima esaltazione.. Duplice è l'effetto del timor di Dio.
Esiste una fonte eterna e agente di questo movimento antinomico; il motore permanente del "si" e del "no" della nostra vita. E' un cratere nel quale la lava non si copre mai  di una crosta di pietra. E' una finestra aperta nella nostra realtà, dalla quale si vedono altri mondi. E' una breccia nell'esistenza terrena, dalla quale si riversano da un altro mondo rivoli che  che la nutrono e la rafforzano. In breve, questo è il Culto.

5. La prima, fondamentale e più sostanziale definizione del culto è proprio questa: è qwuella specifica parte della realtà, nella quale si incontrano immanente e trascendente, le cose terrene e quelle celesti, quelle di qui e quelle di là, l'istante fugace e l'eterno, il relativo e l'assoluto, il mortale e l'immortale.
Facciamo adesso, a mo' di esempi, qualche digressione. Il materiale proposto negli esempi ci tornerà poi utile e anche in seguito avremo occasione di utilizzarlo. Allora, mettiamo che ci siano davanti a voi alcuni pezzi di legno assemblati tra loro. Questi rappresentano qualcosa di "consueto", di "quaggiù" , di "mortale". "La tua Croce -invece- o Cristo, anche se alla sostanza è visibilmente un legno, tuttavia è rivestita della forza divina e se si manifesta al mondo secondo i sensi,  secondo lo spirito ottiene il miracolo della nostra salvezza; e noi, prostrandoci ad essa, ti glorifichiamo, Salvatore, abbi pietà di noi.
"E anche se quanto alla sostanza è visibilmente un legno, tuttavia è rivestita della forza divina", "se si manifesta al mondo secondo i sensi, secondo lo spirito ottiene il miracolo della nostra salvezza"; ecco formule tipiche di ogni culto, di ogni sezione, di ogni parte, in qualsiasi luogo, tempo e modo esso si manifesti. Il contatto tra "visibile" e "divino", tra "sensibile" 2 "spirituale" -e con spirituale si intende qui quanto è possibile cogliere con lo spirito, ciò che è noumenico, trascendente - è precisamente il segno caratteristico e fondamentale del Culto. E' in questa antinomia di realtà celeste e realtà terrena che si intreccia l'essenza del culto con tutte le sue conseguenze. Conseguenze che complessivamente consistono nel fatto che "le cose visibili" e "le cose sensibili", per il loro legame sostanziale con il "divino" e lo "spirituale" indirizzano il nostro agire su vie insolite e inusuali per il "visibile" e il "sensibile" in quanto tali. Il movimento del segno della croce è in sé un una contraddizione, dato che ogni movimento deve essere diretto verso un preciso scopo, mentre questo movimento, che sembra dirigersi verso lo scopo, nega poi la propria direzione. E ciò nonostante, questo movimento,  come vedremo oltre in sé contraddittorio, nel culto predomina. Legata a quella sensibile, la forza spirituale cambia anche il sensibile, portandolo a essere diverso da quello che ci si aspetterebbe che di per sé fosse. Così, invisibile ma potente,  la prima stella di una coppia sposta la propria compagna , invece luminosa e visibile, dal movimento lineare e uniforme che le è proprio e la costringe a muoversi in maniera curvilinea e non lineare, a tracciare un anello.
Tornando al nostro esempio -quello della croce- possiamo chiederci: davvero l'ufficio, la celebrazione, l'adorazione, il bacio, l'incensazione, l'accensione di candele e lampade sono dovuti ai pezzi di legno di cui visibilmente e sensibilmente si compone la croce ? E che dire allora delle preghiere e delle invocazioni che le vengono rivolte e che manifestano come davanti a noi non ci sia solo un pezzo di legno, ma un essere vivo, divino, in grado di difenderci e aiutarci secondo le nostre preghiere ? La Croce santa non è per noi un "esso" impersonale o un "lui", ma un "Tu". E ciò che per gli altri può essere un "Tu", in sé e per sé è un "Io", vale a dire una persona, un essere intellettuale e spirituale.

"O Croce, sostegno dei fedeli, arma dei re, gloria dei sacerdoti, fortezza dei monaci, salva con la tua potenza tutti coloro che ti glorificano nei secoli",

"O Croce, con la tua potenza concedi a chi ti bacia di trascorrere in pace il tempo del digiuno e liberalo dall'azione del nemico".

"Rialza la fronte delle Chiese, o Croce preziosa, abbatti l'orgoglio eretico con la tua potenza e rallegra i devoti, rendici tutti degni di celebrare la tua esaltazione e di praostrarci a te, piedistallo di Cristo: di te ci pregiamo, albero benedetto".

"O Croce di Cristo, che hai guidato alla fede il ladrone, concedi anche a me di affrontare con forza la corsa del digiuno per prostrarmi a te e rinascere a vita nuova".

"Croce, scettro di Cristo, corno di potenza della Chiesa, vittoria dei re, custode dei cristiani, tu sei la mia luce, tu sei la mia lode, per tutti i secoli".

"Croce santissima di Cristo, che accresci la dolcezza della vita, rendici tutti degni di prostrarci a te con cuore puro, donandoci purificazione e grande misericordia".

"Rallegrati, o Croce, per te in un solo attimo si è rivelato teologo il ladrone che ha esclamato: 'Ricordati di me, o Signore, nel Tuo Regno'".

"O Croce di Cristo, speranza di tutti i confini della terra, rendici degni di attraversare in pace, sotto la tua guida, i gorghi del buon digiuno,  salvandoci dalla burrasca del peccato".

"Croce preziosa, mia fortezza e rifugio, sii ora luce che mi sorregge nella continenza, rallegrami, purificami  e liberami dalle tentazioni, perchè celebrandoti io proclami Cristo Signore".

"Tu sei luce per noi, santo vessillo, trofeo di vittoria, o Croce di Cristo, rendici dolce la continenza e facci degni di venerarti".

"O Croce preziosissima di salvezza , custode del mondo,  mantienimi penitente e fammi degno di venerarti in purezza".

"Beatissima Croce di Cristo, vittoria scritta in cielo, germogliata per noi dalla terra. Rendi tutti noi, purificati dal digiuno, degni della tua venerazione".

"Rivelati, o grande Croce del Signore, mostrami il volto divino della tua bellezza e rendimi degno di venerare la tua gloria, perchè io ti esalto e ti bacio come un essere animato".

"Rallegrati, albero preziosissimo e divino, Croce, luce di chi è nelle tenebre, Tu che col tuo fulgore manifesti ai quattro angoli della terra l'alba della resurrezione di Cristo, concedi a tutti i fedeli di giungere alla Pasqua".

"Morto a causa dell'albero, in te ho trovato l'albero della vita, o Croce mia che hai portato Cristo, custode mio inviolabile, forza potente contro i demoni,; prostrandomi ora a te ti invoco: santificami con la tua gloria".

"Ora, venerando la Croce, invochiamo tutti: rallegrati, albero della vita; rallegrati, vanto dei re,; rallegrati forza della Fede;  rallegrati, arma invisibile; rallegrati, tu che scacci i nemici; rallegrati, chiaro fulgore che salva il mondo; rallegrati, grande gloria dei martiti; rallegrati, forza dei giusti; rallegrati, splendore degli angeli; rallegrati, o preziosissima".

"Tu sei vanto della Chiesa, o Croce santa, arma dei re e trofeo fatto da Dio che porta la pace su tutta la terra; o Croce, gioia dei devoti, custode dell'universo, preserva e santifica quanti ti venerano".

"O Croce, custode del mondo, che cacci i demoni, guida sicura in tutto per chi ti abbraccia, rendici capaci di attraversare quanto resta del digiuno con retta coscienza, dirigendo la nostra animas davanti a Dio, o albero beato".

"Croce èurissima, purificatrice di tutti i fedeli, forza dei re, santifica tutti quelli che ti venerano".

"Croce che cacci i demoni, sani gli infermi, che sei fortezza e custode dei fedeli, vittoria dei re, vera lode dei devoti, fondamento della Chiesa di Cristo: sii per noi cinta e mura e custode, o albero beato".

"Croce di Cristo, miracolo degli angeli santi, tremenda piaga per il diavolo e i demoni, salva i tuoi servi".

"Rallegrati, purissima e vivificante Croce del Signore ... O, santissima e vivificante Croce del Signore! Aiutami con la santa Signora, la Vergine Madre di Dio e con tutti i santi nei secoli, amen".

Così dunque, in verità e in maniera concreta, e non in modo retorico e infondato, necessariamente e non per modo di dire, la Croce si può definire un "Tu". E se si può, allora si deve, poichè non si può privare una Persona della sua personalità. E se abbiamo intenzione di accostarci almeno un pò al servizio liturgico, dobbiamo prenderlo così come è, senza affrettarci a riportare ogni cosa sul piano banale dei discorsi quotidiani: i testi liturgici vanno considerati con estrema serietà e alla lettera. Il Canone per la Croce Santa, scritto da san Gregorio Sinaita, è fatto interamente di invocazioni rivolte alla Croce come a un essere vivo. E, da lui invocata, la Croce in persona si presentò al santo monaco Andrea Salos lo Jrodivyi (il "folle di Cristo"). Qui può venire in aiuto l'essere concreti, altrimenti il nostro pensare mondano, come un cane, non potrà che tornare a leccare il proprio vomito. Proviamo allora ad essere qui il più concreti possibile.
"A notte fonda Andrea Salos passò accanto alla chiesa dei Santi apostoli Pietro e Paolo, sotto le sembianze di un etiope, lo spinse in una fossa piena di fango li vicino. Immerso nel fango ormai già fino alla cintola, il santo invocò: "Apostoli, che avete illuminato i quattro confini della terra con le fiamme del vostro insegnamento, lampade luminose, aiutate me, servo vostro indegno, facendomi uscire dalla profondità della fossa". E subito apparve la Croce, sospesa in aria. Ed era come un fuoco scopiettante, che illuminava col suo chiarore la valle dove si trovava il beato- Avendo visto la Croce egli gridò: "Risplenda su di noi, Signore, la luce del Tuo volto". E immediatamente due uomini che lo tirarono fuori dalla fossa e scomparvero. E quella Croce prodigiosa precedette il santo sospesa nell'aria e gli illuminò il cammino finchè egli non entrò nel chiostro. Voltandosi per vedere dove si sarebbe diretta la Croce divina, egli vide che fu sollevata in alto come da ali dorate e prima di ascendere lanciò nel cielo raggi come di fuoco".

"Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto (Sal 4,7), aveva gridato con le parole del Salmo Andrea Salos (e secondo la traduzione russa: 'Mostraci la luce del Tuo volto, Signore'". E gli era apparsa invece la Croce. I vecchi Credenti, alla lettura di queste parole del Salmo, si fanno tutti insieme il segno della croce. Ciò significa che l'apparizione della luce del volto del Signore, o il segno della luce del suo volto, è l'apparizione della Croce. Vale a dire è luce del volto del Signore, o la manifestazione della Sua gloria, della gloria del Signore,  o ancora l'immagine visibile, al mondo manifesta, del Signore. E a Sua immagine è creato l'uomo. Quindi la Croce è la natura umana, presa su di Sé dal Signore, nella sua unità e nella sua rappresentazione divina.
In questo senso la Croce santa può addirittura essere identificata col Signore, per l'unità della Divina Ipostasi del Signore. Così il martire Procopio, che da pagano si chiamava Neanias, incaricato di perseguitare e uccidere quanti credevano nel Crocifisso, una notte sentì, accompagnata da un terremoto e da una tempesta, una voce dal cielo diceva: "Neanias, dove vai?". Ed Egli aveva risposto. "Il re mi ha conferito il titolo di dux di Alessandria e il potere di sterminare i cristiani".  E di nuovo aveva sentito la voce che diceva: "Nenias, anche tu sei contro di me??". E Neanias aveva risposto: "Signore, chi sei ? Mostrati a me, perchè io non posso vederti". E subito una Croce che sembrava di cristallo e si era sentita una voce che proveniva dalla Croce: "Io sono Gesù Crocifisso, il Figlio di Dio". Neanias gli aveva detto: "..." (segue la conversazione di Neanias con Cristo sulla nascita e sulla morte in croce di quest'ultimo).
Neanias chiede al Signore di "mostrarsi", cioè di manifestare il Suo volto. E appare invece la Croce che dice: "Io sono Gesù". Ne consegue che la manifestazione del Signore, il Signore che appare, è la Croce. "La Croce è in Cristo e Cristo è sulla Croce; la Croce è l'immagine di Cristo crocifisso". Si capisce allora perchè nell'iconografia degli inizi del cristianesimo il volto di Cristo veniva abitualmente rappresentato con la Croce.
Ma l'uomo è a immagine di Cristo e pertanto la Croce è l'immagine di Dio nell'uomo, il suo tipo, laddove il tipo della Croce, il prototipo dell'Uomo, è la Stessa Santissima Trinità.

L'uomo è stato creato come una Croce noumenica. Quindi ogni più alta manifestazione della natura umana sta nella forma della croce. Come un bocciolo gualcito, racchiuso sta l'uomo nel seno della madre. Cresce e si erge in piedi, così come il bocciolo si apre. La fioritura  della figura umana, quanto di più bello c'è nell'uomo, l'umano nell'uomo, si ha quando l'uomo si distende come sulla croce. E ciò è visibile anche dall'esterno, ma è ancor npiù qualcosa di segreto e di spirituale. Alzare le braccia al cielo e prostrarsi a terra riproducendo col corpo una croce: ecco due tipi di profondissima preghiera, di apertura di sé davanti a Dio e per Dio. E quindi di assimilazione a Dio. Non servono dimostrazioni del fatto che le schiere dei santi pregavano esattamente così. Nelle Vite troverete numerosissimi esempi di continue prostrazioni a forma di croce.

Il santo monaco Pacomio il Grande "aveva ... l'abitudine quando stava in preghiera di alzare le braccia al cielo e in nessun modo le lasciava cadere o le abbassava prima che finisse la preghiera, ma rimaneva come se stesse sulla croce. Rafforzando in tal modo il corpo ed elevando anche l'anima alla comprensione di Dio, molto sudava". Quando Stefano Taumaturgo alzava "le sue sante mani"  al cielo, "da esse come da una fiaccola, usciva un fuoco, una luce che si diffondeva tutt'attorno". E lo starec Zosima "vide" Maria Egiziaca che pregava a mani alzate  "come se fosse sollevata un cubito da terra e che stava sospesa in aria in preghiera". Lo stendere le braccia a forma di croce è uno spalancare le braccia noumenico. E pertanto non ci si può azzardare  a farlo se non si è degni. Il santo monaco Pafnuzio lo proibì alla peccatrice Taisia convertitasi a Cristo: "Non sei degna (...) di alzare le tue mani al cielo, poichè le tue mani sono ricoperte di lordume".
La somiglianza con Dio è la manifestazione della croce, la realizzazione in sé stessi della Croce. La Croce è entelechia,  E qui è quantomai significativa la visione avuta da due monaci del monastero di San Simeone del Monte Mirabile, i quali videro davanti alla Madre di Dio assisa in trono la beata Marta, madre di Simeone, "che stava dinnanzi a Lei (alla Madre di Dio) e che a Lei alzava le braccia a croce. E la videro trasformarsi in una Croce dorata e brillare come i raggi del sole. E videro la Croce farsi tutta luminosa e sopra di essa riconobbero il volto di lei".
Ma c'è di più. La Croce è il tipo non solo dell'uomo, ma anche dell'universo, visto come un unico Tutto.
La Croce è l' "immagine di Dio indicata al mondo invisibile e visibile" A immagine della Croce è stato creato tutto il mondo, afferma San Basilio il Grande: "Prima della Croce di legno fu innalzata su tutto il mondo una grande Croce immaginaria, al centro della quale si incontrano le quattro parti dell'universo e la cui forza, racchiusa al centro passa alle quattro parti". Secondo la testimonianza del beato Girolamo, "l'uomo non può rivolgersi in preghiera  al cielo se non nella forma della Croce, nè è possibile nuotare sull'acqua altrimenti; la Croce è la forma di tutti i movimenti e di tutto ciò che vive; è addirittura la forma del mondo stesso".
Nel deserto egiziano viveva lo starec Marco. La fama della sua ascetica  faceva accorrere da lui molta gente e per sottrarsi alle continue interruzioni delle sue preghiere, egli pensò di andarsene altrove. Per avere la benedizione del patriarca per quel suo spostamento andò prima ad Alessandria, dove venne però sedotto dalle parole di un eretico che avversava il culto della Croce, eguagliandola al patibolo  ed esortando a disprezzare questo terribile strumento di morte del Signore. Marco si strappò la croce di dosso e la fece a pezzi. Fece poi lo stesso con un'altra croce che aveva nella cella, ne sotterrò i pezzi e ogni giorno andava a sputare  sul punto dove li aveva sotterrati. Ma ad un certo punto sentì una voce dire: "Marco! Perchè hai oltraggiato il mio stendardo? Perchè hai profanato il Mio giaciglio terreno, la Mia altezza celeste, la Mia profondità terrena e la Mia ampiezza nell'universo infinito? Perchè l'hai fatto ?". "Signore!" Marco si alzò. L'aria era piena di una luce meravigliosa. Non c'erano nè sole, nè luna, né stelle. Era come se tutto l'universo fosse diventato una sola luce . Lo starec si girò verso Oriente e vide i cieli che si estendevano in basso e in alto, e in ogni direzione, Non c'era più nemmeno la superficie della terra che vedeva  ogni giorno da mattina alla sera. La Terra stessa era diventata un unico punto sul quale stavano i giusti. E in lontananza si allargava su tutto la Croce. Tutto l'universo era diventato  un'unica Croce, fatta di una stessa luce che non feriva gli occhi, come il sole,  ma era dolce e piacevole.  L'estremità inferiore si abbassava all'infinito e quella superiore si innalzava  anch'essa all'infinito. Il giusto vide che in basso non c'era altro se non la parte inferiore della Croce e che in alto non c'era altro se non la parte superiore. Le altre due estremità, quelle dei bracci traversi, si stendevano a destra e a sinistra  anch'esse all'infinito. Lo starec  si rese conto che tanto a destra quanto a sinistra , fin dove riusciva a spingersi l'occhio, non si vedeva altro se non queste due estremità della Croce. E un angelo dalle sembianze di un giovane gli disse: "Guarda e fa attenzione! La Croce è l'immagine dell'Universo. E' la Storia di tutto quanto esiste, fin dal primo istante della creazione. (,,,) Nella Croce è rappresentato tutto l'universo intelligente, sia angelico che umano. E il suo unico principio è il Figlio di Dio. (...) Al suo potere e alla sua onnipotenza non ci sono limiti nè in altezza, nè in profondità, nè in estensione. E ciò è raffigurato dalle quattro estremità della Croce. (...) Prostriamoci allora alla Croce di Cristo". E l'angelo e l'uomo si prostrarono  davanti ad Essa tre volte.

Questo schema fondamentale di tutto il Creato si ripete anche nelle sue parti . Il santo vescovo Basilio il Grande individua anche nei giorni stessi della creazione diverse applicazioni di questo stesso "tipo"  della croce. I primi cristiani, che sbalorditi dalla novità della centralità della Croce donavano ad essa tutto il cuore e tutta la mente, guardavano ogni parte del mondo e ogni evento dell'universo  sub specie crucis, attraverso la categoria della Croce. Non si tratta di un banale gioco di analogie, ma del vissuto autentico di apologeti e autori ecclesiastici allorchè parlano della Croce raffigurata ovunque  e ovunque visibile. "La Croce (...)  è il più grande simbolo della forza e del potere di Cristo, come si vede anche dagli oggetti  che possiamo osservare. Guardate infatti tutte le cose del mondo: può forse nascere qualcosa senza questa forma  e senza di lei  può forse esserci un legame fra le cose?  Sul mare non si può navigare  se  sulla nave non c'é  tutto intero quello stendardo che si chiama vela; la terra non si può arare  senza la forma della Croce; coloro che lavorano la terra, così come gli artigiani non potrebbero fare il proprio lavoro se non con attrezzi che hanno questa forma. E l'aspetto estyeriore dell'uomo si differenzia da quello degli animali non dotati di intelletto  solo perchè egli sta in piedi e ha la possibilità di allargare  le braccia; e sul suo volto ha il cosiddetto naso che si estende dalla fronte, grazie al quale gli animali respirano e non mostra altro  che la figura della Croce. A questo proposito il profeta dice: "Il nostro respiro è Cristo Signore" (Lam 4,20). Anche i vostri (cioè pahani) simboli rappresentano la forza della forma della croce. Mi riferisco alle bandiere e degli stendardi, coi quali dappertutto realizzate i vostri cortei solenni, sebbene lo facciate senza pensarci. E ancora vi rappresentate i vostri imperatori defunti utilizzando questa stessa figura e nelle iscrizioni li chiamate dei" Questa è la testimonianza di san Giustino Filosofo.
"Voi (pagani) forse, avendo dei di legno, venerate  anche le croci di legno come parti integranti delle vostre divinità. Ma gli stessi vostri stendardi e le vostre insegner di guerra cosa sono se non un'adorazione ed un ornamento della Croce ? I vostri trofei di vittoria hanno l'aspetto non solo di una croce, ma di un uomo crocifisso. Una naturale somiglianza con la croce si trova nelle navi, quando corrono sciogliendo le vele, o si avvicinano alla riva coi remi distesi. Esattamente così anche il giogo, quando lo attaccate, è simile a una croce; e l'uomo, quando con le braccia stese e con purezza di spirito alza a Dio la sua preghiera, riproduce l'immagine di una croce. Quindi la raffigurazione della Croce si trova sia nella natura che nella vostra religione".
"Le traverse dell'albero della nave e l'estremità delle vele hanno in sé l'immagine della nostra Croce. Anche gli stessi uccelli, quando prendono il volo e ad ali spiegate si librano in aria, imitano la forma della Croce.E gli stessi trofei e segni di vittoria nei trionfi non sono altro che croci ornate, che dobbiamo avere non solo sul volto, ma anche nell'anima nostra".
"Grande è il mistero della Croce, e secondo la nostra opinione il mondo stesso viene salvato da questo segno. Quando i marinai vanno per mare, prima di tutto alzano l'albero e spiegano la vela,perchè la Croce del Signore così riprodotta fenda le onde del mare (,,,). E il buon agricoltore, preparandosi a lavorare le zolle di terra e ricavarne nutrimento, lo fa utilizzando un legno a croce; cioè, attaccando alla parte inferiore una lama tagliente, egli fissa in alto un nastone e un manico e così si ha la figura della Croce; perciò anche la stessa composizione dell'attrezzo è come una figura della sofferenza di nostro Signore. Anche lo stesso cielo è fatto a immagine di questo segno: estendendosi da quattro parti -Oriente, Occidente, Meridione e Settentrione- è come sorretto dai quattro angoli della Croce. La posizione stessa dell'uomo con le braccia aperte rappresenta la Croce; ecco perchè ci è comandato di pregare allargando le braccia, affinchè col movimento stesso degli arti professiamo la passione di Cristo, poichè la nostra preghiera è ben accetta quando anche il nostro corpo imita Cristo, al Quale noi pensiamo". Simile a questa sono anche le testimonianze di Tertulliano (De Oratione), di San Basilio il Grande (Tolkovanie na Is. XI, 12), del beato Agostino (Sermones ,  LIX, per il vespro di Pentecoste) , di San Giovanni Damasceno (Esposizione puntuale della Fede ortodossa), libro IV, cap. XI) e di altri.
Tali testimonianze prese separatamente possono dare l'impressione di essere pura retorica o apologia ad hominem. Ma se tiene in considerazione l'insegnamento della Chiesa sulla Croce santa, espresso nella liturgia e nell'iconografia, e l'esperienza dei santi che parlano in maniera del tutto non apologetica, ci si convince che realmente il cristianesimo legge tutta l'esistenza attraverso lo schema della Croce. Tutto è Croce, tutto è fatto a forma di Croce. La Croce sta a fondamento di tutto l'essere come sua forma vera. Non solo come forma esterna, ma come forma ordinatrice, come  ,, platorico. Realizzata nella materia, la Croce santa venerabile non è più una cosa tra le altre, ma è entelechia della realtà. Sebbene contemplabile con i sensi, la Croce è tuttavia una sostanza spirituale, (cioè) comprensibile con lo spirito. E la sua accessibilità allo spirito si manifesta proprio nella sua forma visibile e tangibile, nell'incrociarsi delle linee.  Ma se è così, se abbiamo tra le mani e vediamo coi nostri occhi una cosa in sé , allora di certo la Croce, la cui sostanza si manifesta nel suo aspetto, non può provenire da forze  avverse. E non può essere una tentazione. Il diavolo non può manifestarsi  al penitente sotto l'immagine della Croce per tentarlo, come affermano il santo monaco Barsonufio il Grande e il santo monaco Procopio-Neanias e altri. E per questo il segno della Croce è il mezzo fondamentale en più sicuro contro le insidie del demonio. La Croce è sempre la Croce stessa, non può essere una Croce falsa.
Questa essenza noumenica della Croce quale sostanza celeste e spirituale viene mostrata con particolare profondità ed efficacia in una visione (non in quella già descritta)  di Andrea Salos. Piena di misteriosa bellezza e di infinità profondità, questa visione potrebbe costituire l'argomento di specifica analisi filosofica, dogmatica e storico-religiosa. Ma l'eccessiva lunghezza del suo racconto ci impedisce non solo di leggerne non solo i passi che ci interessano, ma addirittura di riferirne il contenuto. Mi limiterò pertanto a ricordare brevemente che il santo monaco Andrea vide tre cieli, nei qualki si trovavano le sorgenti primigenie dell'esistenza dell'universo. Nel primo cielo c'era una Croce, accanto alla quale stavano bellissimi cantori che intonavano per il Signore un dolce canto. Nel secondo, davanti alle sue porte, c'erano due Croci  e anche lì si celebrava una funzione sacra. Nel terzo cielo il santo monaco vide tre Croci, che rifulgevano come ferro incandescente. La guida di Andrea entrò nel fuoco e si prostrò davanti alle Croci, mentre Andrea, che non potè seguirlo nel fuoco, si inchinò da lontano, quando invece nel primo e nel secondo cielo aveva potuto baciare le Croci. Non avendo la possibilità di soffermarmi oltre su questa visione,  vi invito caldamente a leggerla nella Vita di Andrea Solos.
La Croce è quindi un essere vivo, dotato di ragione, consapevole, spirituale, capace di sentire le nostre preghiere e risponderci. Inserita nella preghiera di richiesta di grazie, nelle formule liturgiche di congedo e così via, fra Colei che è più degna di onore dei cherubini e le forze Celesti incorporee, la Croce si colloca di conseguenza, anche per sua dignità, subito dopo la santissima Vergine Madre di Dio e più in alto delle forze celesti, di San Giovanni il Precursore. Più in alto degli apostoli, dei profeti e dei santi vescovi. Questa sostanza celeste è immagine e tipo di tutto l'universo, come venne mostrato dallo starec e asceta Marco  nel deserto egiziano. Essa è l'universo stesso, visto con lo sguardo dell'Eternità. E' la forza che regge il mondo "indicata al mondo". E' custode del mondo, guida del mondo, idea del mondo. E' Sofia. Complessivamente, e nelle sue singole parti, l'universo è a immagine della Croce e tale immagine penetra l'universo in tutte le direzioni, in tutte le divisioni, in tutti i sensi. E noi scopriremo addirittura che la Croce esisteva prima del mondo -e del Tempo stesso- nella mente di Dio (cfer. At 2,22-23, 1Cor 1,23-24; 2,7). Ma se è così, allora questo "pezzo di legno" -che è un Essere Misericordioso ed Eterno- può non essere terribile ? La tradizione vuole che l'apostolo Andrea, detto il "primo chiamato" andando incontro alla morte  di croce, abbia detto le seguenti parole rivolto alla Croce: Prima ancora che su di te fosse crocifisso il Signore, tu eri terribile per gli uomini".
I canti liturgici testimoniano che gli stessi angeli servono con grande timore la croce, "immagine della Santissima Trinità". Ed ecco che questo legno viene venerato con trepidazione e tenerezza: "Venite, inchiniamoci a chi intercede per la nostra vita, al legno di Cristo, alla Croce del Nostro Dio".
(segue)

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