mercoledì 8 aprile 2020

La Sindone e le narrazioni. Ancora oggi resiste l'antico enigma

La Sindone è forse la reliquia più famosa e più sbalorditiva della cristianità. 
La datazione al carbonio14 ha definitivamente stabilito che si tratta di un manufatto medievale, ma ancora oggi molti devoti non accettano il verdetto della scienza e suggeriscono svariate ipotesi alternative per inficiare la datazione di laboratorio e continuare a credere che il telo di Torino abbia davvero avvolto il cadavere di Gesù.
Paolo Cortesi

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Papa Innocenzo VI il 30 gennaio 1354 approva  l'istituzione di una chiesa collegiale dedicata a Santa Maria composta da sei cavalieri in un villaggio non distante da Bouilly, in Francia. Come era solito allora, si era in pieno Medio Evo, l'istituzione a sfondo religioso viene colmata di diritti e di privilegi. 
Alla guida della piccola comunità si trovò Geoffroy I di Charny (1300-1356). In fondo qualcosa di simile e più o meno nello stesso periodo avviene a Santa Maria del Bosco, in un contesto storico e ambientale più vicino affettivamente a noi contessioti, ove sorge una comunità monastica. Quello medievale era un tempo di fervore religioso.

Geoffroy I di Charny morirà due anni dopo nella battaglia contro gli inglesi e lascerà scritto alcune modifiche da apportare allo "statuto", se così possiamo definirlo, della sua istituzione comunitaria. Nè nell'atto fondativo, nè nelle modifiche, nè nel 1357 in un concilio locale (regionale) di vescovi del 1357 che concede indulgenze, viene mai fatto cenno  al Sudario di Cristo che si sarebbe dovuto già trovare nella Chiesa e presso la comunità fondate da Geoffroy. 
La circostanza appare strana, assurda, agli storici, perchè la Sindone che avrebbe avvolto il corpo di Cristo costituirebbe una reliquia rilevantissima ove si fosse trovata in possesso di una comunità.

In Francia già Luigi IX aveva fatto costruire una Sainte Chapelle (1246-1248) per accogliervi la corona di spine della passione e un pezzo della croce su cui il Cristo sarebbe stato inchiodato. Sul telo di quattro metri di lunghezza (il Sudario) in quel Medioevo particolarmente religioso non sussistono invece tracce documentali. 

Non si tratta secondo gli storici di una omissione irrilevante perchè si tratterebbe di un reperto-testimone della morte e resurrezione di Cristo; un oggetto terreno che fu in contatto col corpo martoriato e nello stesso tempo della vittoria sulla morte dello stesso Cristo. E tuttavia ben otto documenti (quattro di provenienza papale) di quel periodo e relativi a quel territorio non fanno alcun cenno alla reliquia che si sarebbe trovata in quell'area francese.

Quanto sopra costituisce l'inizio di una Storia sulla Sindone (della Sindone di cui si comincia a scrivere e a documentare). 
Di fatto la prima volta di cui si scrive di "Essa" avviene nella sua prima esposizione al pubblico a Lirey (1357, dopo la morte di Gonfredo di Charny). Successivamente essa verrà esposta a Chambèry e quindi conservata -fino ai nostri giorni- a Torino.

Seguendo una traccia di Paolo Cortesi, scrittore e saggista, proveremo a sintetizzare -su più pagine- la vicenda del Sudario, a cominciare dalle circostanze secondo cui esso sarebbe finito nelle mani di Goffredo die Charny.
L'enigma in un  certo senso avrebbe dovuto sciogliersi con le scoperte "decisive" secondo cui la datazione al carbonio 14 del tessuto sindonico risalirebbe al XII-XIV secolo. Ma così non è avvenuto fino ai nostri giorni.
Vogliamo vedere come Storia, Fede e Scienza si confrontano.

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