venerdì 3 aprile 2020

Cosa significa essere Albanesi. Una lunga cronistoria

Dalla rivista Limes stralciamo alcuni testi

Con l’apertura delle frontiere albanesi nel 1991 e, soprattutto, con il crollo dello Stato agli inizi del 1997 e il riaprirsi della «questione albanese» in Macedonia e nel Kosovo, si è nuovamente posto il problema dell’identità nazionale albanese. 
Se gli studi storici permettono di farsi un’idea dello sviluppo del movimento nazionale albanese a partire dalla seconda metà del XIX secolo, si sa ben poco circa le forme che l’identità nazionale ha oggi assunto tra la popolazione.

Risultati immagini per bandiera albaneseIl movimento nazionale albanese, per la sua origine e la sua storia, non può essere distinto dagli altri movimenti nazionali balcanici. 
Anziché postulare una specificità albanese, sostenuta dai discorsi nazionalisti e implicitamente o esplicitamente riaffermata in alcuni lavori storici, è preferibile partire dal quadro generale dei nazionalismi balcanici fornito da Barbara Jelavich¹ quando scrive che le nazioni balcaniche si fondano su tre elementi determinanti: 
la lingua (che delimita il gruppo chiamato a formare uno Stato), 
l’associazione storica (che determina il territorio che il gruppo deve occupare), 
e la religione (che oppone le nazioni cristiane all’impero ottomano, pur distinguendole tra loro). 

La presenza della religione nel caso dell’Albania può sorprendere, dato che l’assenza di unità confessionale è stata spesso prospettata per affermare che la religione non rientra nella definizione dell’identità nazionale albanese; ma ciò non deve impedirci di insistere sull’importanza del fattore religioso nel ragionamento sull’identità.

In Albania, come in altri paesi balcanici, il territorio sul quale la nazione può rivendicare un’esistenza politica è definito mediante un’associazione storica tra la popolazione attuale e una popolazione del passato, elevata al rango di antenato, o precursore. 
L’impero bizantino per i greci, o quello dello zar Dušan per i serbi, disegnano per le popolazioni attuali un paesaggio nazionale che, sebbene non corrisponda all’estensione dello Stato (o proprio perché non corrisponde ad esso), contribuisce a tener ferma la nozione di patria, nozione alla quale il deficit di spazio è inerente. Poiché si sovrappongono su uno stesso territorio rivendicazioni concorrenti, l’intento di queste associazioni storiche è anche quello di affermare l’autoctonia della nazione, cioè un diritto esclusivo e irriducibile a occupare un certo territorio.

La storia albanese, contrariamente a quella greca o serba, non è imperiale. 
L’Albania, come la Macedonia dal 1991, è anche uno degli Stati balcanici che non hanno avuto un predecessore nel medioevo: la legittimità storica non può essere trovata in un ambito statale. Per questa ragione, gli storici albanesi si sforzano, valorizzando una storia fatta di resistenza e di rivolte contro gli invasori – vale a dire contro i vicini che hanno una storia statale e imperiale – di costruire un passato di Stato, in particolare attorno agli illirici, da una parte, e a Giorgio Castriota, detto Skënderbe, o Skanderbeg, dall’altra.
(continua)

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