venerdì 23 novembre 2018

Riflessioni. Se l'apparenza non corrisponde alla propria personalità diventa un bluff


Apparire e non essere, è come filare e non tessere. 
(Proverbio)
Sull'Ipocrisia
Apparire, in questo nostro tempo, ha valenza maggiore dell'essere. 
L'immagine è la prima cosa che si "spende" nel venire in contatto con l'altro, nel venire in relazione con il mondo esterno a ciascuno di noi. 
Essere è invece la vera identità della persona, la sua natura, ciò che si è effettivamente.
Apparire sostanzialmnte corrisponde al volersi mettere in vista, al voler sembrare e mostrarsi
L'essere esprime invece la nostra vera identità, il nostro modo di vivere personale, il vivere inevitabile ovvero il nostro essere unico in un mondo popolato da miliardi di esseri umani.

In verità, il vivere in una società di relazioni aperte all'altro e persino al diverso, anche l'apparire diventa una manifestazione necessaria. 
Nella società che stiamo vivendo ai nostri giorni conta però più l'apparire rispetto all'essere. La cultura corrente è fatta di modelli ed icone veicolate dalla pubblicità, dallo sport, dallo spettacolo, dalla televisione.
I modelli di comportamento che un tempo la Chiesa additava dovevano essere aderenti allo spirito del Vangelo; oggi i modelli "preconfezionati" a cui aderire ci provengono dai media e sono condensati in regole e format che si inquadrano in un target o in un'altro. 

Apparire è l'emblema di uno status, figlio della solitudine. Apparire come gli altri o -addirittura- meglio degli altri ci fa sentire meno soli. Ovviamente ci illudiamo e ci costruiamo una maschera in cui ci immedesimiamo veramente. 
Con la maschera il nostro spirito lo teniamo sotto freno per non urtare contro i pregiudizi della società. 
La verità

Il vero potere dell'uomo è nell'essere non nell'apparire. 
Valiamo perché siamo, non perché appariamo.

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