lunedì 16 luglio 2018

I populisti che firmano ma non leggono. Riversano sull'Inps le stime di contrazione occupazionale del decreto "dignità"


«Se mi vogliono cacciare, mi caccino. 
Io, però, resto al mio posto». 
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Secondo Di Maio sembra essere stata proprio dell'Istituto previdenziale "la manina" che avrebbe inserito nella relazione tecnica al provvedimento quei numeri sul calo dei contratti così poco graditi al ministro del Lavoro. Tito Boeri, presidente INPS, è sotto pressione. Il giallo sui numeri del decreto dignità finisce così, con un attacco diretto, "senza precedenti"  al presidente dell'Inps, malvisto dai leghisti per le aperture sui migranti ed ora anche dai Cinquestelle per le stime negative sulle ricadute occupazionali del primo atto del governo populista. 
Per ricomporre il diverbio tra il Movimento 5 Stelle da una parte e il Ministero del Tesoro e la Ragioneria generale dello Stato dall'altra, ieri minacciati dai pentastellati di un repulisti generale, Di Maio ha specificato di non aver "mai accusato" né il ministero dell'Economia né la Ragioneria e, in un comunicato congiunto, il ministro Tria ha scaricato la responsabilità proprio sull'Inps. 
Per il ministro dell'Economia i calcoli dell'Istituto riportati nella relazione sono "privi di basi scientifiche e in quanto tali discutibili". Un duro attacco questo che Matteo Salvini non esita a cavalcare: "se Boeri non è d'accordo si dimetta", rincara la dose il vicepremier leghista. 
Di Maio, tornato sull'argomento ha osservato che "non possiamo rimuovere Boeri ora, quando scadrà terremo conto che è un presidente dell'Inps che non è minimamente in linea con le idee del governo". 

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