martedì 24 luglio 2018

Con le immagini ... ... è più facile

QUEGLI ITALIANI CHE NON CONOSCONO LA STORIA, CHE SPESSO FREQUENTANO LA CHIESA E ...  ... NON VOGLIONO GLI EMIGRATI  CHE SCAPPANO (NON PER CAPRICCIO) DALLA LORO TERRA

CHE NON SANNO CHE L'ITALIA NELLA SECONDA META' DELL'800 E NELLA PRIMA DEL '900 ESPORTAVA SOLAMENTE EMIGRATI E NESSUNA MERCE.

CHE HANNO AVUTO IL LORO GENITORE E/O PARENTE EMIGRATO IN GERMANIA O ALTROVE E PERO' SI SONO SCORDATI QUANTO SIA DURO CHIEDERE OSPITALITA' IN TERRA STRANIERA





Così GIAN ANTONIO STELLA sul Corriere della Sera
Italiani sui lazzaretti del mare. Porti chiusi per i nostri emigranti. Le navi dei nostri connazionali venivano respinte quando c’erano epidemie a bordo

Anche i nostri nonni subirono feroci blocchi navali. Costati centinaia di morti. Il piroscafo Nord America, per citarne uno, fu respinto nel 1892 da ben tre Paesi: l’Argentina, l’Uruguay, il Brasile. C’era un’epidemia a bordo. E gli italiani, come scrisse l’americana Regina Armstrong nel 1901 su «Leslie’s Illustrated», erano visti tra gli immigrati più a rischio: «C’è una gran quantità di malattie organiche in Italia e molte deformazioni, molti zoppi e ciechi, molti con gli occhi malati…».
Non bastasse, ai problemi sanitari si aggiungeva l’immonda ingordigia di certi armatori. Dice tutto il caso della Carlo R., una nave merci riadattata al trasporto di «tonnellate umane» che, salpata da Genova a fine luglio 1894, si fermò a Napoli per caricar altri migranti. Manco il tempo di allontanarsi di 300 miglia, scrive Tomaso Gropallo in Navi a vapore e armamenti italiani(Bertello editore), e già c’era a bordo il primo morto. Colera. Buon senso imponeva l’inversione di rotta, ma il capitano Scipione Cremonini, per non obbligare l’azienda a restituire i soldi dei biglietti, decise di tirare diritto. Un errore spaventoso. Arrivata al largo di Rio de Janeiro con l’epidemia che falciava i passeggeri, la Carlo R. fu fermata: attracco vietato. Cremonini cercò di forzare il blocco, le cannoniere di Rio risposero sparando alcuni colpi intimidatori. Disperati, i nostri nonni tentarono una rivolta. Domata con l’arresto e la reclusione nelle stive più malsane. Costretti a riattraversare l’oceano, vennero dirottati all’Asinara per una quarantena. Nell’autodifesa, lo stesso comandante fornì il numero dei morti: 141 per il colera più 70 per altre epidemie.

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