domenica 8 gennaio 2017

Storie di Sicilia. Dai malèfici alla scienza del terzo millennio

GIOVANNI MELI
poeta e drammaturgo 
(Palermo6 marzo 1740 – 
Palermo20 dicembre 1815

Giovanni Meli, figlio di Antonio, orefice, e di Vincenza Torriquas, visse durante la monarchia riformista di Carlo III di Borbone. 
Quello fu il periodo di buon governo del Viceré Caracciolo che favorì, grazie ad una serie di riforme, sia la rinascita della vita culturale e civile, specie a Palermo, che  la modifica istituzionale e parzialmente sociale della realtà feudale dell'isola.
Fu il periodo in cui nei paesi dell'isola il potere locale, quello dei Municipi, con molta gradualità venne trasferito dai baroni -che vivevano nelle grandi città- al ceto dei "civili" (sacerdoti, artigiani, gabellotti, piccoli commercianti, etc.). Tutto ciò mentre oltre il 95% della popolazione viveva di stenti e miseria.

Così il Meli ne Le Riflessioni descrive la realtà sociale  della campagna siciliana:
"Il primo aspetto della maggior parte dei paesi e dei casali del nostro Regno annunzia la fame e la miseria. Non vi si trova da comprare nè carne nè caci nè tampoco del pane, perchè tolto qualche benestante che panizza in sua casa, per uso proprio, tutto il dipiù dei villani e bifolchi si nutrono d'erbe e di legumi e nell'autunno di alcuni frutti, spesso selvatici, e di fichi d'india.
Non si incontrano che facce squallide, sopra corpi macilenti, coperti di lane sudicie e cenciose"


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