lunedì 9 gennaio 2017

Hanno detto ... ...

La Pubblica Amministrazione
è sovraccarica di organici.
Eppure ... quante stanze vuote !

I controlli serrati e le denunce non scoraggiano. 
Per scoprire i parassiti e gli imboscati 
occorre senso civico. 

CARLO PICORRA, giornalista de La Repubblica

Da Nord a Sud, anche se con percentuali diverse, c'è sempre qualcuno che approfitta grazie a un certificato medico o alla forzatura di una norma sacrosanta per alleggerire il suo lavoro. Nel settore pubblico la legge 104, che offre una serie di benefici ai disabili gravi e ai loro parenti, è utilizzata dal 13,5% dei dipendenti contro il 3,3% del settore privato. Nella scuola le "inidoneità parziali" non sono eccezioni così come nella sanità. E proprio nel settore sanitario Roma è la capitale anche degli esonerati dal lavoro della prima linea.

Assunti come medici, tecnici, ausiliari e, soprattutto, infermieri, sono finiti dietro una scrivania. Niente più in trincea. Niente notti, niente sala operatoria, no a turni stressanti né "giro letti" a pulire e a cambiare i pazienti. Nella Città eterna si concentra la percentuale più alta dei cosiddetti prescritti, addetti del Servizio sanitario pubblico, esonerati da guardie, turni e contatti con i malati. Secondo i dati della Ragioneria generale dello Stato si tratta di 16 addetti su cento (uno su sette), il doppio della media nazionale. Accade nelle tre aziende ospedaliere, San Camillo, San Giovanni e San Filippo Neri (ormai declassato a presidio), all'Umberto I, il più grande policlinico universitario d'Europa, e nella Asl del centro. Esoneri e non solo. Se a questi si aggiungono permessi, congedi parentali, assenze per patologie, la percentuale di fuga dalla "front line", lievita intorno al 20 per cento.

Provare per credere. Al San Camillo, l'ospedale più grande della capitale, su 2mila 800 infermieri (3mila 800 dipendenti in tutto) sfiorano quota 500 gli esonerati dal lavoro per il quale sono stati assunti. Non sono assenteisti, sono impegnati nella settantina di ambulatori diurni, intorno ai 150 letti dei day hospital, nei servizi della Farmacia ospedaliera o, qua e là, dietro le centinaia di scrivanie; lontani comunque dal capezzale degli oltre mille ricoverati.

A nulla valgono le proteste di chi è costretto a lavorare di più per compensare le carenze di organico o i disservizi patiti da chi è ricoverato. La soluzione non si trova.


PIETRO ICHINO, giurista del lavoro
Il settore pubblico vede sempre molto dilatato l’abuso dei benefici, perché i dirigenti non svolgono la propria funzione, non motivano adeguatamente i dipendenti, non fanno i controlli dovuti.

Per esempio, la legge 104 non consentirebbe che il lavoratore, ottenuto il permesso, invece di assistere la vecchia zia ottantenne, si dedichi a un corso di canottaggio. Pensiamo anche ai permessi elettorali: non è ammissibile che in un servizio pubblico si dimezzino gli organici in occasione delle elezioni. Nel settore privato il dirigente verifica che chi ne fruisce sia veramente un militante del partito, vada a fare davvero il rappresentante di lista; nel pubblico nessuno si cura di controllare

I ministri della Funzione pubblica, da Brunetta in poi, hanno varato diverse norme anti-assenteismo, ma non hanno fatto quasi mai l’unica cosa efficace: imporre ai direttori del personale l’obiettivo di allineare il tasso di assenze rispetto a quello di aziende private comparabili, entro un termine ragionevole, sotto pena di perdere l’incarico, come previsto dall’articolo 21 del Testo Unico. Un discorso a parte andrebbe fatto per i contratti collettivi del settore pubblico, che per molti aspetti sembrano fatti apposta per favorire gli abusi e le impunità; ma se i dirigenti fossero responsabili, sarebbero i primi a non firmarli, o a chiederne la correzione.

La legge, anche se si basa su di un principio giusto, contiene sempre in sé il germe dell’abuso quando non si preoccupa di istituire controlli adeguati e, soprattutto, gli incentivi giusti perché i controlli funzionino. 
Nel settore privato la dirigenza questi incentivi li ha; nel settore pubblico no. 

DAVIDE FARAONE, sottosegretario a Ministero della Salute
«... Stiamo parlando di una legge di grande civiltà -l. 104- , immaginata per garantire le tante persone che hanno bisogno. Quando qualcuno la utilizza in modo distorto, oltre ad esserci un comportamento illegale, c’è mancanza di rispetto nei confronti di tutti coloro che hanno bisogno di quella norma. Dobbiamo essere molto duri con chi usa uno strumento così importante per farsi i fatti suoi. 
Spesso le critiche alla legge ci sono perché viene mal applicata. Dobbiamo difenderla e rispettarla, a tutela dei tanti cittadini che hanno bisogno».


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