domenica 10 aprile 2016

Essere minoranza. Spiegare per far conoscere -6-

 Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale  
L’arte cristiana e con essa la liturgia parlano attraverso simboli che spesso -ai nostri giorni- non siamo più in grado di decifrare.
Il simbolo è la rivelazione dell’essenza universale, il vero significato delle cose che ha il suo corrispettivo nell’anima umana. In sostanza, solo il simbolo dice la verità, e la nostra coscienza lo sa.

Il problema grande è che in un’epoca in cui tutto viene svelato, gridato, volgarizzato, il mistero si nasconde, non riesce più a parlarci.
A dispetto della notevole “solennità esteriore”,  delle molteplici particolarità allegoriche e decorative (icone), dello sfarzo del culto imperiale e di una sacralità “misteri logica”, la Liturgia bizantina, nel suo insieme e nell’intuizione primordiale, continua ad essere espressione e simbolo del Regno.

Per i fedeli bizantini la chiesa, con l’iconografia da essa inseparabile, ha il senso di “santo dei santi”. La chiesa rappresenta, si vuole che rappresenti, il cielo sulla terra e l’assemblea dei fedeli ne fa (del cielo sulla terra)  l’una nell’altra.
Le icone, secondo il senso e la coscienza de fedeli, non costituiscono una allegoria; esse non rappresentano ma rivelano e rivelano nella misura in cui il fedele entra in contatto con quell’oggetto di rivelazione.

La grande chiesa di Santa Sofia di Costantinopoli, oggi trasformata dai governi turchi in museo, ancora oggi trasmette l’esperienza di gioia, giustizia e pace del cielo sulla terra.
Certo, chiunque oggi visiti una chiesa, qui da noi in Occidente, ha più la sensazione di trovarsi in un garage con banchi allineati che in “santo dei santi”.

I simboli ai nostri giorni risultano offuscati. Architettura ed iconografia oggi inseguono gli accorgimenti di dettaglio ed ignorano che i luoghi (le chiese) devono consentire all’Assemblea che lì si riunisce di incontrare il Regno (il Cielo in Terra).
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L'Ascesa al Regno
Abbiamo seguito -nei testi precedenti, nelle settimane andate- le fasi della Divina Liturgia (=introduzione nel Regno):
-Benedizione del Regno
-Grande Litania
-Tre Antifone
-Tre Orazioni (orazione della prima antifone, orazione della seconda antifone, orazione della terza antifone). Queste sono preghiere che recita il celebrante, seppure intonate dal diacono.
a) "Volgi lo sguardo su di noi e su questa santa casa"
b) "Salva il tu popolo e benedici la tua eredtà; custodisci nella pace la chesa intera; santifica quelli che amano il decoro della tua casa"
c) "Tu che ci accordi nel secolo presente  la conoscenza della tua verità e ci gratifichi in quello futuro della vita eterna ...".
    
Il piccolo ingresso: ascesa verso il Regno

Nella prassi contemporanea il piccolo ingresso «consiste nel trasportare solennemente fuori del santuario l’evangelo, e nel riportarvelo passando dalle porte regali». 
Praticamente, l’ingresso, consiste in un avvicinamento all’altare che è il centro della chiesa. Dire che l’ingresso è un’accostarsi all’altare significa che è un’ elevazione.
La chiesa e la sua esperienza liturgica ci dicono che i cristiani ascendono, si elevano verso Cristo e perciò si può affermare che l’eucaristia «è essenzialmente un esodo da questo mondo e un ascesa al cielo e l’altare è simbolo di questa elevazione e ne rappresenta la possibilità stessa».
La venerazione e la pietà dei cristiani non sono rivolte alla materia, ma a ciò che essa rivela, le santificazioni e le benedizioni delle chiese hanno lo scopo nel metterci in relazione con Dio e con la sua sacra creazione.
L’uomo ha perso la bontà della creazione divina sottraendo il mondo a Dio e facendolo diventare mortale. Dio, però, ha salvato il mondo manifestando la sua vita e così ci mostra anche il senso della nostra vita che è quella del regno, della comunione con Dio e bisogna ribadire che la liturgia è:
un’elevazione verso l’altare, o il trono, e un ritorno in questo mondo per testimoniare in esso che “quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano”(1Cor2,9) .

In tal modo si è notato il significato escatologico del piccolo ingresso che è un’ascesa al regno. Non solo l’ingresso ci rivela e ci porta verso il regno, verso la santità di Dio, ma tutta la liturgia.
Dopo il piccolo ingresso ci si ritrova davanti a Dio che è santo, forte e immortale secondo l’inno del trisághion .

Una volta arrivati a questo punto, il presbitero si rivolge verso l’assemblea e fa scendere su di essa la pace per riuscire ad ascoltare la parola di Dio.

                                                    Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale  

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