lunedì 18 gennaio 2016

Uomini, fatti, eventi. Come li ricordiamo oggi

18 Gennaio

Nasce a La Brède, vicino a Bordeaux il 18 gennaio 1689, Charles-Louis de Secondat, barone de La Brède et de Montesquieu, meglio noto unicamente come Montesquieu.

È considerato il fondatore della teoria politica della separazione dei poteri. Nelle sua opera principale “Lo spirito delle leggi” condanna ogni forma di dispotismo e stende i principi del pensiero liberale.
« Tutto sarebbe perduto se lo stesso uomo, o lo stesso corpo di maggiorenti, o di nobili, o di popolo, esercitasse questi tre poteri: 
quello di fare le leggi, 
quello di eseguire le decisioni pubbliche, 
e quello di giudicare i delitti o le controversie dei privati. »

Prima di pubblicare la ponderosa opera che gli ha dato fama e prestigio come teorico dello Stato e della politica, aveva pubblicato, anonimamente, un libro satirico Le lettere persiane, dove, con la finzione letteraria e l’invenzione dei Persiani che osservano i costumi europei, aveva duramente criticato il dispotismo regio, la chiesa cattolica e la mancanza di libertà individuali. Da qui parte la forte critica al dispotismo di tipo orientale basato sulla paura (crainteterreur), sia del despota di venire disobbedito e tradito che dei sudditi (mogli, eunuchi) di essere puniti, sorretta da leggi religiose che rendono questo sistema sociale auto-perpetuantesi, seppur con l’importante eccezione del tradimento e del suicidio di Roxane, che non si sottomette ai poteri dispotici del tiranno. 
L’opera, come poi “Lo Spirito delle leggi” sarà violentemente attaccata da Gesuiti e Giansenisti e posta all’Indice.

Tutta l’analisi verrà ripresa e articolata nel “Lo spirito delle leggi“. 
Montesquieu fa una critica feroce alla società europea non risparmiando né chiesa e dogmi cristiani né le istituzioni politiche e il loro funzionamento; è una critica impietosa perché è come se dicesse che l’uomo ha utilizzato male la ragione. Pubblicato anche questo in forma anonima nel 1748, grazie anche all’aiuto di Mme de Tencin, questo capolavoro ebbe un successo enorme, soprattutto in Gran Bretagna. 
Esso stabilisce i principi fondamentali delle scienze economiche e sociali e concentra tutta la sostanza del pensiero liberale.

Con schietto atteggiamento illuminista considerò la religione come instrumentum regni e all’Accademia lesse anche una Dissertation sur la politique des Romains en matière de religion nel 1716, assumendo quell’atteggiamento critico nei confronti della Chiesa che lo portò a condannare ogni forma di acquiescenza dell’uomo sia a essa sia allo Stato.

Montesquieu ritiene che i tipi di governo degli uomini siano essenzialmente tre: 
la repubblica, 
la monarchia 
e il dispotismo. 
Ciascuno di questi tre tipi ha propri princìpi e proprie regole da non confondersi tra loro. La tesi fondamentale – secondo Montesquieu – è che può dirsi libera solo quella costituzione in cui nessun governante possa abusare del potere a lui affidato.
In ogni Stato vi sono -secondo il vecchio regime- 2 poteri: 
il potere legislativo, 
il potere esecutivo. 
In forza al primo, il popolo, o la nobiltà, hanno il diritto di fare le leggi o far abrogare quelle fatte dalla controparte. In forza al secondo, il monarca, fa eseguire rapidamente il potere legislativo e amministra la giustizia. 

Il potere corrompe, il potere assoluto corrompe assolutamente: partendo da questa considerazione Montesquieu traccia la teoria della separazione dei poteri, analizzando in particolare il modello costituzionale inglese. Tale teoria, divenne, grazie all’opera di Montesquieu, una delle pietre miliari di tutte le costituzioni degli stati sorti dopo il 1789. La nazione è quindi espressa dai suoi rappresentanti, cittadini più interessati alla cosa pubblica, che devono informare sui bisogni dello stato, sugli abusi che si riscontrano e sui possibili rimedi. Sicuramente sarebbe molto più democratico dare la parola ad ogni cittadino, ma si incapperebbe in lungaggini e tutta la forza della nazione rischierebbe di essere arrestata per il capriccio di un singolo. Inoltre è necessario che i rappresentanti siano eletti periodicamente e che ogni cittadino nei vari distretti abbia il diritto di esprimere il suo voto per eleggere il deputato. 
La libertà politica è quella tranquillità di spirito che la coscienza della propria sicurezza dà a ciascun cittadino”; e condizione di tale libertà è un governo organizzato in modo che nessun cittadino possa temere un altro. Però prefigura una limitazione del diritto di voto, nega tale diritto a chi non è proprietario o in una situazione assimilabile a quella di proprietario, dotato di averi, quindi si basa su una marcata differenziazione di stratificazione sociale.

Power Separation
Secondo Montesquieu. il potere legislativo e quello esecutivo non possono mai essere accomunati sotto un’unica persona, o corpo di magistratura, perché in tale caso potrebbe succedere che il monarca oppure il senato facciano leggi tiranniche e le eseguano di conseguenza tirannicamente. Neanche il potere giudiziario può essere unito agli altri due poteri: i magistrati non possono essere contemporaneamente legislatori e coloro che applicano – in qualità di magistrati – le leggi. 
Così, ovviamente i legislatori non possono essere contemporaneamente giudici: avrebbero un immenso potere che minaccerebbe la libertà dei cittadini.


Citazioni
  • È assai sorprendente che le ricchezze degli uomini di Chiesa si siano originate dai principi di povertà. (da I miei pensieri)
  • Ho sempre constatato che, per riuscire nel mondo, bisogna avere l’aria folle ed essere saggi. (da Pensées diverses)
  • Il papa è il capo dei cristiani [...] Egli si dice successore di uno dei primi cristiani, chiamato san Pietro, e la sua è certo una ricca successione, perché ha immensi tesori e un vasto territorio sotto il suo dominio. (da Lettres persanes)
  • La libertà è il diritto di fare ciò che le leggi permettono. (da De l’esprit des loix)
  • Mi considererei il più fortunato dei mortali se riuscissi a guarire gli uomini dai loro pregiudizi. Pregiudizio io chiamo non già il fatto di ignorare certe cose, ma di ignorare se stessi. (da De l’esprit des loix)

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