martedì 30 giugno 2015

Da L'Osservatore Romano di oggi

​È degno
​La chirotonia del vescovo eparchiale di Piana degli Albanesi 
Il 26 ottobre 1937, con la bolla Apostolica Sedes, Papa Pio XI creava l’eparchia di Piana dei Greci per i fedeli di rito bizantino della Sicilia. Quattro vescovi si sono succeduti fino ai nostri giorni: Giuseppe Perniciaro (1967-1981, benché abbia amministrato l’eparchia già dal 1938); Ercole Lupinacci (1981-1987), Sotir Ferrara (1988-2013) e Giorgio Demetrio Gallaro, ordinato vescovo lo scorso 28 giugno. 

 L’ordinazione è stata divisa in due momenti. Sabato, nella chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio di Palermo, concattedrale dell’eparchia bizantina e dal 1943 sede della parrocchia di San Nicolò dei Greci alla Martorana, c’è stata la celebrazione del vespro nella quale il vescovo eletto Giorgio Demetrio ha pronunciato la sua professione di fede. Erano presenti il cardinale Paolo Romeo, per due anni amministratore apostolico di Piana degli Albanesi, e i tre vescovi ordinanti: Donato Oliverio di Lungro, Dimitri Salachas di Atene e Nicola Samra di Newton, negli Stati Uniti. Dopo il lucernario con l’ingresso del vespro, il primo vescovo ordinante ha chiesto per tre volte all’ordinando qual è la sua professione di fede. La mattina del 28 giugno, nella cattedrale di San Demetrio Megalomartire a Piana degli Albanesi, è stata celebrata la Divina Liturgia e l’ordinazione episcopale. Il corteo del clero e dei fedeli è partito dalla chiesa di San Nicola e dall’episcopio si è avviato in processione verso la cattedrale. Oltre ai vescovi citati in precedenza, erano presenti l’eparca emerito di Piana degli Albanesi, Sotir Ferrara, e diversi vescovi orientali cattolici dell’Europa, tra cui Fülöp Kocsis, metropolita di Hajdúdorog in Ungheria. Erano presenti inoltre l’Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali, Silvano Maria Tomasi, l’abate del monastero di Grottaferrata, padre Michel van Parys, e chi scrive, rettore del Pontificio Collegio greco. 
In rappresentanza della Congregazione per le Chiese orientali, c’erano il sottosegretario, padre Lorenzo Lorusso, e padre Martin Mihal’. All’inizio della celebrazione il cardinale Paolo Romeo ha indirizzato un saluto alla Chiesa di Piana degli Albanesi che per due anni ha servito come amministratore apostolico, sottolineando l’importanza del momento dell’ordinazione e mettendo in evidenza la ricchezza di questa realtà cristiana ed ecclesiale.
di Manuel Nin

Hora-Estate 2015, l’estate a Piana degli Albanesi

COMUNE DI PIANA DEGLI ALBANESI 
COMUNICATO DELL’ASSESSORE
Hora Estate 2015 l’estate a Piana degli Albanesi
Piana degli Albanesi. Ufficializzato il calendario delle iniziative estive che si svolgeranno nel mese di luglio. Un calendario fitto che darà la possibilità ai cittadini di Piana e ai numerosi villeggianti che nel periodo estivo si spostano nel nostro territorio di vivere un’estate piacevole all’insegna dello sport e della buona musica. E’ stato possibile realizzare il calendario solo grazie al contributo di associazioni e privati, ed è a loro che va un sentito ringraziamento. L’Amministrazione ha voluto mettere in sinergia vari soggetti e facendo rete ha inserito tutte le iniziative in un unico calendario così da offrire una visione complessiva di tutte le attività che si svolgeranno nel nostro territorio, dando la massima visibilità attraverso i siti del comune, blog e locandine in formato cartaceo. Un mosaico di eventi: nei fine settimana musica d’autore negli spazi esterni dei locali del corso, tanto sport con torneo di calcetto, il Memorial Stefano Plescia e corsi gratuiti di fitness che si svolgeranno, tutti, presso l’Impianto sportivo comunale “A. Li Cauli”, uno splendido evento di arte e musica organizzato dall’Associazione Bashkë al lago di Piana e un evento all’interno del centro storico organizzato dal Centro Commerciale Naturale HORA. A questi si affiancano gli eventi in cui il Comune ha avuto un ruolo fondamentale nell’organizzazione: “Puliamo il lago”, le gare regionali di canoa e il “Ciclolago”, una biciclettata attorno al lago con passaggio dalla diga organizzata in collaborazione con Enel Produzione. 
In lavorazione invece il programma per il mese di Agosto.
Per la situazione economica in cui versa il nostro comune le somme nei capitoli destinati alle attività ricreative e sportive sono pari a zero, nel vero termine della parola, ma questo non ci ha scoraggiati e con la disponibilità di molti siamo stati in grado di offrire ai nostri concittadini un programma di tutto rispetto. Il nostro paese può superare i momenti di crisi come questo solo se ragiona in termini di collettività ed entra nel ruolo di comunità attiva che mette da parte egoismi e divisioni. Lo spirito di collaborazione diventa oggi fondamentale nell’azione amministrativa perché nonostante le difficoltà non possiamo limitarci a svolgere il nostro ruolo come se fossimo dei tecnici contabili. La voglia di fare e la fantasia non ci manca e questo ci ha permesso nell’ultimo periodo di raggiungere risultati importanti, come ad esempio il numero di visitatori che è in crescita come testimoniano le visite al Museo Civico che già a maggio 2015 registrava un numero di visitatori superiore rispetto a tutto il 2014.

Piana degli Albanesi, 30/06/2015
L’Assessore alla Comunicazione
Alessia Salemi

La Grecia onorerà -in linea di principio- i propri debiti col FMI, lo scrive il quotidiano tedesco Bild

"Il governo greco ha trasformato la comunicazione iniziale di non rimborso al Fmi del prestito da circa 1,6 miliardi  in una semplice posticipazione", scrive il giornale tedesco.
La Grecia, avrebbe praticamente chiesto al Fmi la posticipazione del pagamento dovuto per oggi.

Eparchia. Inizia la valutazione e lo studio della situazione per imprimere lo slancio di evangelizzazione che manca da tempo

Domenica 28 Giugno presso
la Cattedrale San Demetrio Megalomartire di Piana degli Albanesi,
è stato consacrato Vescovo P. Giorgio Demetrio Gallaro. 


Consacranti sono stati:
Sua Ecc.za Mons. Donato Oliviero, vescovo dell'Eparchia di Lungro
 Sua Ecc.za Mons. Nicolas SAMRA, Vescovo di Newton dei Greco-Melchiti,
Sua Ecc.za Mons. Dimitrios SALACHAS, Esarca Apostolico in Grecia.

Atene. Verso il referendum


Il testo del quesito referendario
di domenica in Grecia

«Deve essere accettata la proposta sottoposta da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale all’Eurogruppo del 25 giugno 2015, 
composta da due parti che insieme costituiscono la loro proposta complessiva?».
Osservatori internazionali hanno sottolineato che 
le due possibili risposte da barrare non sono allineate, 
ma sulla scheda prima compare il «No» (ochi), 
quindi il «Sì» (nai).
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I Greci cominciano ad avere paura dell'ignoto,
paura della miseria, la miseria di ritorno.

Atene, da città europea, è cambiata in poche ore più che 
durante cinque anni di recessione, in città levantina. 
Da capitale europea piena di caffè, musei, metropolitane moderne e pulite, e di laureati, 
si è rituffata nell’accaparramento di generi alimentari e sanitari. 

Riempirsi la casa di cibo, benzina o medicine era un’abitudine da tempo di guerra, 
che gli anziani ricordano di aver rispolverato durante il colpo di Stato dei colonnelli nel 1967.
Era una memoria cancellata dalle teste dei più giovani ma ieri è riaffiorata di colpo, 
irrazionale e prepotente. 

In molti hanno comprato il doppio o il triplo delle quantità 
abituali di cardiovascolari, antibiotici, antinfiammatori. 
Durante la giornata la situazione è arrivata a un punto tale che 
l’Associazione ellenica delle aziende farmaceutiche 
ha dovuto emettere un comunicato: 
«Non si registrano carenze di farmaci». 

Hanno detto ... ...

LEOLUCA ORLANDO, sindaco di Palermo
"La .. cerimonia d'insediamento del nuovo vescovo della comunità cattolica di rito bizantino di Piana degli Albanesi, conferma la multiculturalità della nostra terra e contribuisce a impreziosire il mosaico Palermo, assumendo particolare rilievo in vista del riconoscimento da parte dell'Unesco, dell'itinerario bizantino, arabo-normanno, come patrimonio dell'umanita'".

Unione Europea. Istituzione credibile ? come mai i tecnocrati oggi tanto bravi da salire in cattedra non si sono mai accorti dei conti truccati greci ?

«Stupida austerità ?»
"O forse, lunghi anni di sprechi vissuti al di sopra di ogni possibilità ?"

Oggi
Mai proposto tagli «a salari e pensioni». Questa non è una partita di poker, «si perde o si vince tutti insieme». Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, assicura che mai sono stati proposti tagli «a salari e pensioni». e la trattativa con la Grecia non ha mai rappresentato una partita di poker, «si perde o si vince tutti insieme».


Juncker adesso chiede ai greci, agli elettori, di votare 'sì' alle proposte europee nel referendum del 5 luglio, accusando Tsipras di aver fatto saltare in maniera unilaterale il tavolo delle trattative.

«L'uscita della Grecia dall'Eurozona non è mai stata e non è un'opzione», ha detto Juncker, ricordando che l'ingresso di Atene nella Comunità europea avvenne nel 1982 e che all'epoca lui fu «felice perché, riprendendo le parole di Giscard d'Estaing, non volevo vedere Platone giocare in seconda divisione».

Valérie Giscard d'Estaing, presidente della Repubblica francese dal 1974 al 1981, è stato sostenitore dell'ingresso della Grecia nell'Ue, che avvenne all'inizio degli Anni 80, dopo la caduta della dittatura dei colonnelli.
Di recente Giscard ha rivisto le sue posizioni sulla permanenza di Atene nella zona euro.
Nel febbraio 2015 - l'ex presidente francese ha detto che la Grecia non potrà mai riavviarsi sulla strada della crescita economica fino a quando resterà agganciata a una moneta forte come l'euro. 
L'unica soluzione è uscirne.


La storia truccata dei conti greci

Fino al 2007 il Paese oggi governato da Syriza non era considerato un pericolo finanziario da nessuno, come mai ?.


Per gli tutti gli Anni 2000 il Prodotto interno lordo (Pil) greco è cresciuto, con picchi anche del 6%, e le cose sembravano andare per il meglio.
Nel 2008 con la la crisi finanziaria che arriva dagli Usa si comincia a mostrare la fragilità dei paesi che erano vissuti non sulla buona conduzione dei conti di bilancio ma su alti debiti pubblici. E per la Grecia è iniziata la via crucis.


 Nel 2009 il primo ministro socialista, George Papandreou, subentrato al governo di centrodestra di Nuova democrazia, rivelò all'Unione Europea che i conti pubblici del Paese e le statistiche inviate a Bruxelles sulla situazione economica erano stati tutti, dalla A alla Z, truccati.
I parametri di Maastricht del 3% ?  il rapporto deficit/Pil ?

si sarebbe attestati quell'anno intorno al 12%. Un'enormità. E tutti, in Europa e nel mondo si sono chiesti se l'Europa fosse una istituzione seria. Come mai per anni ed anni i "feroci" tecnocrati di Bruxelles non si erano accorti di nulla ? Perchè si è attesa la confessione di un primo ministro socialista neo eletto ?
Era quella la prima volta che si parlava di conti falsificati ad Atene.


Il gioco di prestigio era riuscito col contributo della banca d'affari americana Goldman Sachs, cui Atene avrebbe versato 300 milioni di euro per farsi aiutare e truccare i bilanci, e di altre banche statunitensi.
In pratica i greci con scienza e coscienza avevano imbrogliato gli Stati europei. I greci come i peggiri levantini del bacino del Mediterraneo. I greci molto più "scaltri" dei mai affidabili italiani !

La Troika - l'insieme dei creditori rappresentato da Commissione europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea - accordò ad Atene un primo prestito da 110 miliardi di euro, imponendo rigide misure di austerity. 

E costoro non poterono fare altro: si erano dimostrati infatti degli incompetenti. Non si erano fino ad allora accorti di nulla.
Ognun penserà: dopo la scoperta dell'imbroglio tutti i governanti del centro-destra responsabili delle falsificazioni saranno finiti in galera !
Ma quando mai. Dopo la denuncia del premier socialista sui trucchi scoperti, il centro-destra in Grecia è tornato al governo, e respinto pochi mesi fà dalla vittoria di Tsipras.
 
Nel 2012 un nuovo prestito: il fallimento venne evitato solo grazie a un accordo con i creditori. 

Il resto è storia dei nostri giorni.

Con le immagini ... ... è più facile

Dopo la Grecia, a chi tocca ?

Sul Sole 24Ore di oggi Matteo Renzi cerca di rassicurare
L'Italia è già fuori dalla linea del fuoco dei rischi
di un eventuale default greco.
"Abbiamo iniziato un percorso coraggioso di riforme strutturali, l'economia sta tornando alla crescita e l'ombrello della Bce ci mette al riparo".

La scommessa è su quanti italiani
si fidano di chi chiacchiera tanto
ed opera poco. 

lunedì 29 giugno 2015

Eparchia. Il bastone per appoggio ma anche per correggere.

Tutte le lingue sono liturgiche, soprattutto quella del popolo cui apparteniamo e che vogliamo servire e preservare.

Lunga vita al nuovo Eparca! 
Che usi il bastone per appoggio ma anche per correggere.
Cordialmente,
zef chiaramonte

L’INVOLUZIONE DELLA SPECIE
Darwin dovette superare grosse difficoltà nell’affermare la teoria dell’evoluzione.  I conti non gli tornavano, soprattutto quando dovette occuparsi di una tribù europea che chiamava se stessa arbëreshe. Pare che fossero propriamente albanesi che si erano trasferiti momentaneamente in Italia, in attesa di rientrare nelle loro terre. In Italia, intanto, versavano tutte le loro lacrime per compiangersi della sventura che li aveva colpiti. Tra di loro, improvvisati poeti riempivano con mesti versi grosse bottiglie lacrimatorie che affidavano alle onde del mare per farle giungere alle opposte rive.
Quando persero la speranza di poter rientrare, non smisero il pianto, anzi, lo incrementarono, sollecitando, così, le persone dabbene a fargli da balia. Balie importanti, però: papi, imperatori, re, cardinali, arcivescovi e vescovi-conte. Ma, come i bambini riottosi, essi non smisero i piagnistei e ancora oggi, dopo 550 anni di permanenza in Italia, continuano a lagnarsi. Hanno ottenuto, così, due Collegi di studi classici, con accesso gratuito, due Vescovi Ordinanti secondo la loro particolare tradizione ecclesiastica, divenuti poi Vescovi residenziali in due distinte eparchie e, infine, cattedre universitarie e una legge di salvaguardia della loro lingua parlata. Chapeau! Vuol dire che, tra chi si dedicava all’arte prefica, qualcuno emergeva in pensieri, in opere e in progetti.  Orbene, mentre al tempo di Darwin la confusione a riguardo derivava dal fatto di stabilire se ad evolversi fossero propriamente degli albanesi oppure dei greci, ora la confusione è aumentata di molto. Alcune comunità non parlano più l’albanese, ma si dicono greche, altre parlano l’albanese ma si dicono latine. I nuovi papades, ormai imborghesiti nella pancia e nello spirito, non avendo trovato una lingua comune per l’uso liturgico, hanno saltato tutti gli stadi intermedi e son passati d’amblé all’italiano, non tralasciando, però, inni e pontificali in greco. O, in onore del nuovo Eparca che viene dalla fine del mondo, preci in inglese. Sicché, quello che con termine spesso abusato, viene chiamato Popolo di Dio, meglio popolo bue, ha dovuto sorbire le due lunghe ufficiature di Professione e Giuramento, a Palermo, e di Ordinazione, a Piana degli Albanesi, dell’Eparca Giorgio Demetrio, senza poter udire neppure una sillaba nella propria lingua. Né potranno bastare le lodevoli frasi arbërisht pronunziate nell’omelia dall’Eparca di Lungro a riscattare l’involuzione della specie!
Carini, 29 giugno 2015                                                                       
zef chiaramonte

Hanno detto ... ...

La Grecia è a un passo dall’uscita dall’Eurozona. 
Con una decisione a sorpresa, il gabinetto del governo di Atene, ha predisposto la chiusura per oggi (lunedì) degli sportelli bancari e della Borsa e per i prossimi 6 giorni lavorativi fino a martedì 7 luglio, quando sarà noto il risultato del referendum sul piano di aiuti. 
L’obiettivo è evitare il collasso finanziario. La corsa ai bancomat ha raggiunto un ritmo insostenibile con il rischio reale che il sistema bancario resti a secco di liquidità. 
A questo si aggiunge il pericolo di uno tsunami speculativo sulla Borsa di Atene.


Tsipras ha usato toni di accusa alla Bce e all’Eurogruppo. Ha fatto appello alla calma, sottolineando che «i conti correnti sono al sicuro», che «sarà garantito il pagamento di stipendi e pensioni».
Ha inltre addossato tutta la responsabilità di questa decisione alla Bce e all’Eurogruppo che «hanno respinto la richiesta greca per una breve estensione del programma, con un atto senza precedenti per gli standard europei e mettendo in discussione il diritto di un popolo sovrano di decidere». 
Per Tsipras si tratta di un vero tentativo di «cancellare il processo democratico». 
Il capo del governo grec usa parole di sfida: «Nè l'Eurotower ne’ altri fermeranno il processo del referendum». 
Al «ricatto e all’ingiustizia risponderemo con orgoglio e speranza» e al popolo greco dice che «l’unica cosa da temere in queste ore critihe è la paura».

FRANCESCO GIAVAZZO, ecnomista
Tra il 1995 e il 2009, l’anno prima dell’inizio della crisi, il reddito pro capite medio dei cittadini greci è salito dal 47 al 71 per cento di quello dei cittadini tedeschi. 
Un avvicinamento straordinario, in realtà reso possibile da una altrettanto straordinaria accumulazione di debito, non molto diversa dall’esperienza italiana degli anni 80 (fortunatamente meno drammatica), che infatti finì con la crisi del 1992. 
Fra il 2010 ed oggi il rapporto fra i due redditi pro capite è tornato al livello del 1995: una caduta molto dolorosa, che si era vista solo durante la Grande Depressione degli anni Trenta, tuttavia inevitabile perché la ricchezza non la si conquista indebitandosi. 
Questo arretramento non è dovuto, come alcuni - ad esempio Grillo - sostengono, al peso degli interessi che in questi anni la Grecia è stata costretta a pagare sui suoi debiti. Come mostrano Ken Rogoff e Jeremy Bulow (www.vox.eu), dal 2010 al 2014 la Grecia ha continuato a ricevere dai Paesi europei, dalla Bce e dal Fondo monetario, un flusso netto positivo di aiuti, cioè più denaro di quanto dovesse pagarne in interessi sul suo debito estero. Solo quest’anno, dopo che Tsipras ha arrestato il pur timido processo di riforme, il flusso netto è diventato negativo. E con esso la crescita.

domenica 28 giugno 2015

Eparchia. Ieri la Professione di Fede ed oggi l'imposizione delle mani sul nuovo Vescovo (II)

Nel corso della Liturgia, oggi 28 giugno 2015, Mons. Giorgio Demetrio Gallaro è stato consacrato
Vescovo di Piana degli Albanesi.

Ieri nella Concattedrale della Chiesa della "Martorana" il candidato aveva, ad alta e chiara voce,
proferito le tre professioni di Fede.

Oggi nel contesto della Liturgia è proseguito il rito della consacrazione.

I tre Vescovi ordinandi :
-il Primo porge al Candidato l'ipogonàtion (paramento sacro a forma di rombo, su cui è
decorata una croce o altro simbolo sacro, che i dignitari della Chiesa portano seco
abbottonato all'altezza del ginocchio destro. Ai tempi di Giovanni Crisostomo
lì si conservava il testo dell'omelia).
Quindi gli consegna il ràvdos (il bastone pastorale, in genere di metallo prezioso, dalla
cui sommità si dipartono due teste di serpenti, a simboleggiare la prudenza che
caratterizza la dignità episcopèale).
Nel consegnare questi oggetti sacri dice:
Prendi il Bastone (pastorale) per pascere il gregge
di Cristo a te affidato; per i fedeli che ti sono soggetti
sia appoggio e sostegno; per i disubbidienti e i riottosi, invece, usalo come bastone di correzione e di
punizione.

Chirotonia (Imposizione delle mani)




Il Candidato, accompagnato da due sacerdoti concelebranti, fa tre giri attorno all'Altare, baciandone ogni volta gli angoli, mentre il Coro canta alcuni tropari.

Compiuti i tre giri il Candidat Vescovo si inginocchia davanti
all'Altare. Il primo Vescovo consacrante prende il Vangelo, lo apre
e lo impone sul suo capo. Anche gli altri due Vescovi ordinandi
sostengono il libro del Vangelo e tengono la mano sul
capo dell'Ordinando.
- Il Primo consacrante ad alta voce dice:
Con il voto ed il consenso di Sua Santità Francesco, Vescovo di Roma.
La divina grazia che sempre cura le ferite e completa ciò
che manca promuove Giorgio Demetrio, Sacerdote protetto da Dio,
Vescovo e preposto alla città di
Piana degli Albanesi, salvata da Dio; preghiamo dunque per lui,
affinchè scenda su di lui la grazia dello Spirito tutto santo. 

Mentre i Vescovi concelebranti continuano a tenere il libro del
Vangelo aperto sul capo del Consacrando, il Primo Vescovo gli fa tre segni di croce sul capo
pronunciando alcune preghiere.
Altre preghiere vengono
guidate dai Vescovi concelebranti.

Una volta che terminano le preghiere il Vangelo
viene posato sull'Altare ed il
Nuovo Vescovo si alza e si leva il paramento liturgico sacerdotale
che fino a questo momento indossava.

Il Primo Vescovo Consacrante mostra il sàccos episcopale ai fedeli
e chiede

AXIOS (E' degno ?)

I concelebranti, il coro ed il popolo, gli uni dopo l'altro,
rispondono per tre volte:
Axios (E' degno!)

Il Nuovo Vescovo indossa il sàccos  
e l'omoforion (paramenti liturgici vescvili) e quindi 
abbraccia i Vescovi  concelebranti.

Da questo momento riprende la Liturgia
di San Giovanni Crisostomo
ed il Nuovo Vescovo diventa
primo celebrante.

Verso la fine della Liturgia il Vescovo riceve
la mìtra,
la croce pettorale
l'encòlpion.







Eparchia. Ieri la Professione di Fede ed oggi l'imposizione delle mani sul nuovo Vescovo

Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio, in Palermo.

Ieri pomeriggio Mons. Giorgio Demetrio Gallaro,
sacerdote cattolico incardinato nella Chiesa Melkita di Newton (Usa)
nel corso dell'Ufficiatura del Vespro ha reso la Professione di Fede.

E' stato chiesto al Candidato (già designato dal Papa):
Cosa sei venuto qui a chiedere ?

Il Candidato ha risposto:
La Chirotonia della grazia episcopale, voluta per me dal santissimo
Padre Francesco, Papa di Roma.

Gli è stato ancora chiesto
E in che cosa credi ?
E il candidato ha risposto recitando il simbolo della Fede. Successivamente il Candidato condotto dai sacerdoti concelebranti fin al centro del tappeto con impressa l'aquila bicipite ha ulteriormente letto la II professione di Fede.

Il Candidato dopo essere stato benedetto dal Vescovo ordinante, si sposta accompagnato dai sacerdoti concelebranti sulla parte del tappeto ove sta la testa dell'acquila bicipite per rispondere al Vescovo ordinante che gli ha ulteriormente chiesto:
Spiegaci in maniera ancora più chiara cosa professi
sulla Incarnazione del sussistente Figlio e Verbo, e
quante nature sostieni che vi sono nello stesso unico
Cristo Dio nostro.

Ed ancora il Candidato ha letto ad alta voce la III Professione di Fede.

E' quindi proseguito il rito del Vespro.
^^^^

In seguito avremo possibilità di trattare i contenuti di Professione di Fede (I II e III) in una cornice storico-culturale.
Il tappeto, oltre all'aquila reca i segni di una città e di un fiume.
La città simboleggia la comunità affidata alle cure spirituali del nuovo Vescovo, dalla cui
sapienza e prudenza devono scorrere  fiumi spirituali di
dottrina
ed opere
di cristiana carità.

L'aquila rappresenta l'altezza della dignità  a cui viene elevato il
nuovo vescovo e la sublimità dei suoi pensieri sotto
l'azione dello Spirito Santo.

sabato 27 giugno 2015

Appuntamenti

Oggi alle 19,oo nella Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio (p.zza Bellini - Palermo), detta della Martorana, Mons. Giorgio Demetrio Gallaro, renderà la Professione di Fede in vista dell'Ordinazione ad Eparca di Piana degli Albanesi che avverrà nella Cattedrale di San Demetrio nella mattinata di Domani.

giovedì 25 giugno 2015

L'Italia. Da delusione in delusione

Sotto la rottamazione niente? 
Tira una brutta aria nel Partito democratico. Non l’aria dell’uomo solo al comando o della democradura, come alcuni immaginavano. Per progettare imprese di questo genere, se mai davvero si volessero tentare, servono capacità organizzative e strategiche che non si trovano nel Pd. Nessun rischio dittatura, quindi, rapidamente rimesso nel cassetto da tutto quello stuolo di giuristi-opinionisti pronti a gridare al colpo di Stato, più o meno permanente, a ogni battito di ciglia renziano. Dentro il Partito democratico circola una brutta aria perché il partito, a partire dal suo segretario, ha perso la bussola e non sa esattamente dove e come andare. “Sotto la rottamazione niente”: potrebbe essere questa la sintesi della parabola del renzismo, della prima e della seconda ora. Sconfitto il progetto della “ditta” post-comunista, che aveva molti difetti ma almeno possedeva una sua coerenza strategica interna, nessuno ha mai capito quale fosse il modello di partito che il nuovo segretario e la sua ristrettissima cerchia (poco magica) di collaboratori si sarebbero impegnati a costruire. Al di là di qualche hashtag (#partitoleggero, #modellousa, #partitoaperto), dalla rinnovata segreteria del Pd non è uscita alcuna proposta originale; soltanto qualche ripetitivo cinguettio con i quali non è pensabile di poter governare né, ancor meno, cambiare un’organizzazione tanto complessa come quella di un partito politico.
Poi, asciugate le ferite causate da alcune brucianti sconfitte nei recenti ballottaggi comunali, è finalmente arrivata l’illuminazione sulla via di Arezzo e Venezia: “Farò un partito modello Usa, ma basta primarie”. Un intervento davvero rivelatore, assolutamente illuminante. Finalmente si è capito che né il segretario né la sua segreteria possiedono un’idea chiara di che cosa sia un “modello di partito”, tantomeno nella sua variante americana, e di quale sia il ruolo o l’importanza delle elezioni primarie. Pensare di volere costruire un “partito modello Usa” nascondendo sotto il tappeto il piccolo – ma fondamentale – dettaglio delle primarie, senza le quali quel modello neppure esisterebbe, è un’operazione che rivela lo stato confusionale presente all’interno del Pd. Anche perché – diciamolo chiaramente – senza le primarie, che hanno permesso la convivenza in un ambiente competitivo dei post-comunisti e dei post-democristiani, quel partito e persino il suo attuale leader semplicemente non esisterebbero.
Che fare dunque? Questo interrogativo ha un senso se si ritiene che il Partito democratico debba continuare a esistere e non voglia trasformarsi in qualcosa di diverso, magari in quel PdR (Partito di Renzi) più volte evocato da Ilvo Diamanti o in una qualche altra forma di partito personale dove nomine e decisioni vengono “serenamente” paracadutate dell’alto. Se così fosse, basta primarie: perché esse rappresentano l’antitesi perfetta di un potere racchiuso nelle mani di poche, pochissime persone.
Se invece si pensa che l’impresa del Partito democratico sia ancora valida, allora è necessario riflettere sulla sua organizzazione e sulla funzione delle primarie. Una riflessione, però, che non deve, o non dovrebbe, partire da sbrigativi giudizi di valore (“primarie sì, primarie no”: per partito preso), ma da un’analisi seria, dettagliata, ragionata su uno strumento che ha caratterizzato l’intera, breve storia del Pd. In pochi sanno, e certamente non coloro che quasi quotidianamente (s)parlano di primarie sui giornali senza aver mai approfondito la questione, che di primarie in Italia se ne sono ormai fatte un migliaio: cento all’anno nell’ultimo decennio, nella stragrande maggioranza dei casi su proposta del Partito democratico o della coalizione di centrosinistra. Chi ritiene che le primarie siano in crisi, abbiano stancato o, addirittura, abbiano prodotto esiti catastrofici, dovrebbe prima leggere il Rapporto sulle elezioni primarie in Italia, curato dal gruppo di ricerca Candidate & Leader Selection su richiesta di iDemLab, un think tank dell’area riformista Pd. 
Sfogliando le pagine di quel Rapporto, si possono imparare molte cose sul fantomatico popolo delle primarie, spesso condannato o sbeffeggiato senza davvero conoscerlo, sulle opinioni degli iscritti al partito e sul concreto funzionamento delle primarie. È solo una favola quella dei gazebo presi d’assalto da elettori di centrodestra e da truppe cammellate di stranieri. Nella stragrande maggioranza dei casi (85%), alle primarie partecipano elettori di centrosinistra che non hanno alcuna intenzione di “inquinare” il voto, ma intendono esprimere con efficacia la loro preferenza sulle candidature in campo. Certo, non si tratta soltanto di iscritti, anche perché quelli sono in costante diminuzione e, in certi casi, loro sì, anche di dubbia provenienza. Soltanto un elettore su quattro delle primarie possiede la tessera di partito, mentre tutti gli altri fanno parte di quella platea vasta, eterogenea, sfuggente di simpatizzanti senza la quale non è possibile costruire nessun vero partito aperto, inclusivo, leggero o, più banalmente, moderno. 
Sono gli stessi iscritti, quelli sempre evocati, ma mai veramente ascoltati, a ritenere che le primarie debbano essere lo strumento principale per scegliere i candidati parlamentari, sindaci, presidenti di regione o del Consiglio. Oltre otto tesserati del Pd su dieci ritengono che le primarie abbiano migliorato il loro giudizio sul partito e siano riuscite a innescare un processo di rinnovamento della classe politica. Ora, tutto questo patrimonio, d’idee e di risorse, dovrebbe essere gettato al vento soltanto perché in alcune città o regioni le primarie non hanno selezionato il candidato “ideale” (ammesso che esista) in grado di battere gli avversari di centrodestra? Ma, anche qui, se si analizzassero i quasi novecento casi di primarie comunali promosse dal Pd o dal centrosinistra, si scoprirebbe che all’incirca il 60% dei candidati scelti attraverso il coinvolgimento dei simpatizzanti ha vinto anche nelle elezioni generali. Dunque, non è vero che le primarie fanno perdere o conducono alla scelta di candidati deboli, estremisti o portatori di proposte radicali lontane dall’elettorato di centro.
Ci sono certamente stati casi – inutile nasconderlo – nei quali le primarie non hanno funzionato o hanno prodotto esiti infelici. Ma volersi sbarazzare delle primarie soltanto perché non si è riusciti ancora a produrre regole e regolamenti adatti allo scopo, che è quello di evitare comportamenti scorretti di qualche candidato o elettore, sarebbe come amputarsi un arto per togliersi un fastidio a un dito. Un errore imperdonabile che snaturerebbe il Partito democratico e non contribuirebbe affatto a migliorare la già scadente qualità della democrazia italiana. Non è con la rottamazione delle buone idee e pratiche che si costruisce un partito migliore. 

Da la rivista
Il Mulino
http://www.rivistailmulino.it/news/newsitem/index/Item/News:NEWS_ITEM:2867

Hanno detto ... ...

SCHAEFERS , ambasciatore tedesco a Roma
"Voi italiani avete capacità di logorare politici come nessun altro paese"

GENNARO MIGLIORE, neo deputato pd
"Facciamo più soldi con i migranti che con la droga" e' una frase che fa male.


mercoledì 24 giugno 2015

Con le immagini ... ... è più facile

Il Partito Socialista del premier Edi Rama
si è assicurato la vittoria nelle elezioni amministrative
che si sono svolte in Albania la scorsa domenica, riuscendo a conquistare con i suoi candidati il maggior numero di Comuni chiamati ad eleggere un nuovo sindaco.

La vittoria più importante, però, è certamente quella di Erion Veliaj,
candidato a sindaco di Tirana che ha festeggiato
prima della conclusione dello spoglio elettorale, mentre era già in vantaggio di oltre 14 punti sul rivale Halim Kosova, del centrodestra guidato da Lulzim Basha. 


lunedì 22 giugno 2015

L'Occidente, il post-moderno della dimenticanza, gli altri --n.7--


Tentiamo di capire il mondo entro cui, senza nostra scelta, siamo nati cresciuti ed entro cui viviamo: l'Occidente.

22) Oggi chi visita la penisola arabica, l'Arabia Saudita, l'alleato più fidato (ma non tanto) degli Stati Uniti si trova davanti a sceicchi che vestono gli abiti tradizionali ed hanno un culto patriarcale della famiglia, eppure viaggiano in Jet, giocano in borsa e alloggiano in fastose, ma occidentalissime, suites d'albergo. 
Questa gente per molti di noi sarebbe orientale. Orientale ?
La Storia è molto più complessa di quanto molti di noi credono e molto di più di quel che qualcuno vorrebbe farci credere. 

23) Molti in Occidente tentano la via della semplificazione,  e si affidano a schemi interpretativi tanto facili quanto inesatti e frequentemente falsi, erronei.
La contrapposizione fra Occidente ed Oriente (Medio Oriente) è un esempio di come noi, noi occidentali, affrontiamo la questione immigrati. Pensiamo che ...

Hanno detto ... ...

MAURO DEL BUE, direttore di Avanti!
Il problema della migrazione è mondiale e discende dagli squilibri, dalle sofferenze, dalle miserie. Possibile, vedi la soluzione Salvini, rinchiudersi nel nazionalismo? Come quello praticato anche da Hollande, con eserciti schierati alle frontiere, e come quello ungherese, che ha resuscitato antichi, tragici muri? Ma il fenomeno travolgerà militari e distruggerà muri se non risolviamo i problemi che lo hanno generato. Non solo esso discende dagli squilibri economici, ma oggi anche dalla guerre. Quelle accese nel continente africano, nelle espressioni di un integralismo terroristico di matrice islamista, ne sono palese dimostrazione. Non sono mai stato pacifista perché ho sempre pensato che pacifismo e indifferenza rischiassero di divenire sinonimi. Se c’è una guerra nel mondo interessa anche a noi e dobbiamo sempre assumerci le nostre responsabilità, a livello politico, diplomatico e se serve anche militare. Come scriveva Hemingway, la campana suona sempre per tutti.
E’ giusto nella contrapposizione tra nazionalismo e internazionalismo stare dalla parte di quest’ultimo perché nel nazionalismo sono incorporati quei valori di sufficienza, di egoismo, di indifferenza che lo stesso pontefice ha giustamente contestato. Ma se un governo del mondo, quello stesso che Dante Alighieri auspicava nel Trecento nel suo “De Monarchia”, è ancora lontano, anche se ad esso inevitabilmente si dovrà tendere, oggi va praticata l’accoglienza di tutti i profughi di tutto il mondo in nome dei diritti dell’uomo e sui migranti clandestini va individuato uno strumento credibile di riconoscimento e, se necessario, anche di respingimento.
...
Ma non basta ipotizzare un nuovo moderno socialismo delle opportunità, delle equità, dei livellamenti degli squilibri. 
Occorre esaltare, nel contempo, la nostra civiltà liberale, quella che ci è derivata dall’illuminismo, dal razionalismo, dai grandi ideali della rivoluzione francese. Perché anche questi oggi sono in discussione. La libertà non è una possibilità, non può essere barattata o equiparata ad altre concezioni della vita. La libertà è “a priori” di tutto. Lo dico soprattutto per coloro che provengono da altre tradizioni e da un’interpretazione estrema di una religione, perché non si scambi mai l’accoglienza con l’accettazione del valore della sopraffazione. Ma lo potrei ripetere anche per tutti coloro che provengono dalla nostra storia italica e oggi negano diritti e vincoli normati da leggi che esistono in tutti i paesi del mondo e che oggi vengono rispettati anche dalla Chiesa. Mille, centomila, o anche un milione che siano, anche se fossero la maggioranza, non importa. Nessuna maggioranza, mai, può abbattere i diritti delle minoranze. Lo dico a tutti i tagliagola delle libertà. Noi dobbiamo difendere i valori liberali, oggi in discussione, da concezioni barbariche o anche solo arretrate della vita, della famiglia, del rapporto tra stato e religione e tra religione e cittadini. Quella della lotta per il riequilibrio è ispirata a ideali di solidarietà che sono inscritti nella tradizione di un socialismo umanitario e cristiano. La lotta per affermare e difendere i valori della nostra civiltà è ispirata alla storia e alle accezioni del liberalismo innanzitutto francese e poi europeo e mondiale. E’ una lotta anche quest’ultima, della tolleranza contro l’intolleranza. 
Lo sosteneva con chiarezza Karl Popper. Non si può essere tolleranti con gli intolleranti, altrimenti questi ultimi distruggeranno la nostra tolleranza. 
Lo capiremo?

Con le immagini ... ... è più facile

EUROPA
Immigrazione
"No a isterie, no a egoismi", ma "solidarietà e responsabilità": 
Questo il messaggio che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha 
sottolineato nella conferenza stampa congiunta a Expo con il presidente, Francois Hollande. 
"Questo non è un problema solo italiano o francese" ha aggiunto. 
Il "Consiglio europeo potrà dare una mano per risolvere il problema 
dell'immigrazione. Non è un problema italiano o francese, ma un problema europeo"
"L'Europa è un modo di vivere, e questo modo comprende una visione del mondo
un messaggio universale, ma anche una serie di regole", 
ha detto il presidente francese, Francois Hollande, nella conferenza stampa 
a Expo dopo il bilaterale con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. 
"Le relazioni tra Italia e Francia sono eccellenti", ha detto ancora Hollande
Quello dell'immigrazione "è un problema che riguarda tutta l'Europa" 
ma è vero anche che "noi - e quando dico noi mi riferisco all'Europa - 
abbiamo il dovere di aiutare l'Italia ad accogliere queste 
persone. In nome dei valori europei", ha affermato ancora il presidente Francois Hollande.
DEBITO PUBBLICO
L'Europa è inaffidabile se ammettendo la Grecia nell'Unione
non si è accorta che i politici greci dell'epoca
erano molto più imbroglioni (e ladri)
di quelli italiani.

Non risulta che le carceri greche ospitino
politici. Proprio come in Italia
I sacrifici della gente

I politici si rivelano ora ladri ed ora incompetenti
ma a pagare è sempre la gente

Il governo greco si è riunito per decidere

la linea in vista dell’incontro di lunedì. 

Tra i provvedimenti per evitare il default ci 

sarebbe lo stop ai prepensionamenti a partire dal 2016, 

aumento della «tassa di solidarietà» per chi guadagna più di 30.000 euro

Palmira, città romana (Siria)

L'antica Palmira rischia la distruzione: l'esercito siriano avanza,
l'Isis risponde piazzando mine e ordigni nel sito, inestimabile patrimonio dell'umanità, censito dall'Unesco.

A Mosul, dove gli iracheni e gli alleati si preparano a
lanciare la maxi offensiva per abbattere 'la capitale del Califfato',
i jihadisti hanno rapito oltre 1.200 minori, per addestrarli alla guerra.
Potrebbero essere gli ultimi 'colpi di coda' dei seguaci di Abu Bakr al Baghdadi,
costretti a ritirate strategiche su tutti i fronti, compreso quello libico,
dove i rivali di al Qaida hanno preso il controllo di Derna, bastione del califfato nel Mediterraneo.
A Palmira i soldati fedeli a Bashar al Assad
"avanzano verso la città", conferma l'Osservatorio nazionale dei diritti umani (Ondus)
considerato vicino ai ribelli anti-governativi.