Continuando
la pubblicazione di testi utili per conoscere Santa Maria del Bosco (blog dal
22 gennaio al 16 febbraio 2015), credo che possa risultare utile, per la
documentata ricostruzione storica, il testo di seguito riportato, già
pubblicato nel 2009 dal periodico "L'Araldo" di S. Margherita Belice
col titolo "Il caso dell’abate fantasma di S. Maria del Bosco".
L'autore del testo è il rag. Nicolò
Lojacono, contessioto che vive da parecchi anni a S. Margherita Belice, cultore di storia locale, il cui impegno
culturale e le cui numerose pubblicazioni faremo conoscere ai lettori in un
prossimo blog, tuttavia non possiamo fare a meno di citare, perché riferiti a
Contessa, la sua monografia "- "Entella ed il Crimiso" (L’Araldo di S. Margherita Belice, n.12\1963 e n.1-2\1964) e l'articolo dedicato
al
gruppo di recitazione Drita (la Luce) di
Contessa Entellina ed alla innata passione dei contessioti per il teatro
(L'Araldo, settembre 2009).
"L'abate
di S. Maria del Bosco (tra virgolette testo di Nicolò Lojacono)
Correva
l’anno 1400 quando il priore Benedetto di Maniace, Benedettino del monastero di
Santa Maria del Bosco, si recò a Roma con altri confratelli, ufficialmente per
le Sante Indulgenze che scendevano copiose in occasione dell’Anno Santo, di
fatto per perorare la causa del monastero che in quel tempo subiva angherie
dalla Curia agrigentina cui era soggetta per territorio.
Tramite
l’appoggio del Cardinale Cosmo Migliorato ottenne da Papa Bonifacio IX
l’elevazione in abazia del priorato di Santa Maria del Bosco e lo stesso
Maniace ne diviene il primo Abate.
Tutto
andava per il meglio, quando Re Martino, vistosi derogato al suo diritto di
nomina, impose ai monaci di Santa Maria il rifiuto a riconoscere quale Abate il
Fra Benedetto Di Maniace.
Il
diritto di nomina dei Vescovi e Abati era stato concesso dal Papa ai re
Normanni in cambio della promessa di portare il rito latino in Sicilia al posto
del rito bizantino maggioritario in tutta l’Isola.
Questo
divieto assoluto durò poco poiché il neo eletto sì è rivolto per protezione
all’Infante Eleonora d’Aragona signora di Giuliana che badò a fare revocare
l’ordine al Re.
Il
titolo di Abate rimase nelle mani dei Benedettini dal 1400 al 1500. In questi
cento anni, quindici sono stati i monaci di san Benedetto a rivestire la
dignità abaziale.
Il
passaggio del monastero nelle mani degli Olivetani trasferisce il titolo di
Abate Ordinario ai nuovi venuti. Dall’immissione in possesso 1501, al 1785,
data della loro espulsione, si annoverarono sessantaquattro Abati Benedettini
bianchi.
La
decisione del Re di espellere e cacciare con l’esercito i monaci e chiudere
definitivamente il monastero fu presa in seguito alla relazione fatta
dall’Abate Basiliano Barone inviato regio a controllare il comportamento dei
monaci di Santa Maria del Bosco.
Dall’ispezione
sono emersi gravi fatti di malversazione e allegra amministrazione dei beni
ecclesiastici con evidenti casi di nepotismo.
E’ evidente che
il titolo di Abate Ordinario di Santa
Maria del Bosco viene meno e si estingue per chiusura definitiva del
monastero di Calatamauro.
Il
nuovo monastero dei padri Agostiniani calzati non ha alcuna continuità col
precedente Ordine degli olivetani. Esso trova vita dopo trentasei anni e il Re
lo istituisce quale priorato, e non abazia, e tale rimane sino alla
soppressione dei beni ecclesiastici.
Dal
1785 anno di arrivo degli Agostiniani, alla data di soppressione del 1866,
passano ottantuno anni da quando si è estinto il titolo di Abate Ordinario.
Con
il nuovo ordinamento dell’unità d’Italia è concesso alla Curia di Monreale
l’amministrazione e custodia della chiesa e il quarto dell’Abate, mentre tutto
il resto fu venduto all’asta pubblica.
Alla
gara parteciparono Lojacono di Contessa, Oddo di Sambuca e Ferrandelli di
Burgio. Questo ultimo si aggiudicò la gara.
L’Arcivescovado
di Monreale venne in possesso della chiesa del bosco ma non eredita alcun
diritto di Abate Ordinario.
Diverrà
Abate per Titolo e quindi senza alcuna giurisdizione territoriale.
L’investitura
della Congregazione Concistoriale avviene con decreto del 2 novembre 1932 e
investe l’arcivescovo Ernesto Eugenio
Filippi, Abate Titolo dopo 157 anni dalla scomparsa della carica di
Abate Ordinario. Conseguenza logica ci induce a dire che l’Arcivescovo di
Monreale col suo bel titolo di Abate di Santa Maria del Bosco sulla carta
intestata, non ha nulla a che vedere con il rudere della chiesa di Santa Maria
di Calatamauro.
Essendo
detto edificio posto in territorio di Contessa Entellina che con bolla di Papa
Giovanni XXIII dell’otto luglio 1960 passò in toto sotto la giurisdizione
esclusiva dell’Eparchia di Piana degli Albanesi.
Secondo
l’attuale diritto canonico della Chiesa Romana nessun rito religioso
dall’Arcivescovo di Monreale può essere celebrato a Santa Maria del Bosco senza
il preventivo consenso dell’Ordinario Diocesano di Piana.
Va
detto che il concedere un simile assenso in questo periodo, sarebbe un errore,
e un’offesa a Contessa tutta, di ieri e di oggi di ambo i riti.
Significherebbe
privare il paese di una propria prerogativa dopo che svariate generazioni di
contessioti, hanno lottato per ottenere quanto loro spetta per diritto
originario e naturale.
E’
bene fare una necessaria precisazione.
Secondo
l’ordinamento della Chiesa Cattolica, l’Abate
è una dignità ecclesiastica che è leggermente inferiore a quella del
Vescovo, presiede una comunità di monaci, almeno dodici ed è chiamato Abate
Ordinario e dipende direttamente dalla Santa Sede scavalcando il vescovo di
competenza per territorio.
Altra
figura di Abate è prevista dalla Curia romana è quella di Abate Titolo,
vale a dire sempre un prelato cui viene dalla chiesa dato il titolo di Abate
senza alcun monastero, e quindi senza alcuna giurisdizione sia territoriale sia
personale, ed è attribuito quale segno di dignità. Di solito gli si affianca un
nome di un’abazia estinta o abolita, un po’ come avviene con il Vescovo senza
diocesi (in partibus).
Questi
è il caso dell’Arcivescovo di Monreale col titolo di Abate di Santa Maria del
Bosco, abazia estinta 235 anni fa.
Per
completezza: è previsto anche l’Abate laico, oggi caduto in disuso, come
per esempio fu l’Abate Meli.
Una
leggenda popolare e profana racconta
che nelle notti di novilunio si vede scendere dal campanile e aleggiare sopra i
ruderi della basilica di Santa Maria del Bosco una figura bianca eterea con
mitra e pastorale, mentre si sente salire dalle macerie della chiesa, quando
soffia il vento, un suono atono simile al salmodiare dei monaci a compieta.
Certamente
è il fantasma dell’unico e vero Abate Ordinario di Santa Maria del Bosco che,
assiduamente, allo scadere della lunazione torna tra i suoi monaci estinti."
shume interesante
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