domenica 30 novembre 2014

Il Vangelo alla luce dei fatti di ogni giorno

GIOVANNI
1, 35-52
VENITE E VEDRETE
1,35           Il giorno dopo Giovanni stava ancora (là) con due dei suoi discepoli 36         e, fissato Gesù che camminava, dice: Ecco l’agnello di Dio ! 37 E lo udirono i due discepoli mentre parlava e seguirono Gesù. 38   Ora, voltatosi Gesù e visto che essi seguivano, dice loro: Che cercate? Ora essi gli dissero: Rabbì – che tradotto significa maestro –, dove dimori? 39     Dice loro: Venite e vedrete ! Vennero dunque e videro dove dimorava e presso di lui dimorarono quel giorno. era circa l’ora decima. 40        Era Andrea, fratello di Simon Pietro, uno dei due che avevano ascoltato Giovanni e lo avevano seguito. 41           Egli incontra per primo il proprio fratello Simone e gli dice: Abbiamo incontrato il Messia – che si traduce Cristo –. 42   Lo condusse da Gesù. Fissatolo, Gesù disse: Tu sei Simone, figlio di Giovanni: tu sarai chiamato Kefas – che si traduce pietra –. 43     Il giorno dopo decise di partire per la Galilea e incontra Filippo. E gli dice Gesù: Segui me ! 44   Ora Filippo era di Betsaida, la città di Andrea e Pietro. 45 Filippo incontra Natanaele e gli dice: Incontrammo colui di cui ha scritto Mosè nella legge, come pure i profeti: Gesù, figlio di Giuseppe da Nazareth. 46        E gli dice Natanaele: Da Nazareth ci può essere qualcosa di buono? Gli dice Filippo: Vieni e vedi. 47           Vide Gesù Natanaele venire verso di lui e dice di lui: Ecco davvero un israelita in cui non c’è dolo. 48     Gli dice Natanaele: Donde mi conosci ? Rispose Gesù e gli disse: Prima che Filippo ti chiamasse, mentre eri sotto il fico, ti ho visto. 49         Gli rispose Natanaele: Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu re sei di Israele. 50 Rispose Gesù e gli disse: Perché ti dissi che ti ho visto sotto il fico credi ? Cose più grandi di queste vedrai. 51 E gli dice: Amen, amen vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo.

TESTO ARBERESHE
Nd’atë mot Jisui deshi të dil ndë Galilè e gjën Fëlipin e i thotë atij: Eja pas meje. Fëlipi ish nga Betsaida, nga qyteti i Ndreut dhe i Pjetrit. Fëlipi gjën Natanaelin e i thotë atij: Atë për të cilin shkruajti Moiseu te Ligja  dhe Profetët e kemi gjetur: Jisuin të birin e Sepës prej Nazaretit. E i tha atij Natanaeli: Prej Nazaretit mund dalë gjë të mirë? I thotë atij Fëlipi: Eja e shih. Jisui pa Natanaelin çë vinej tek ai e thotë per të: Shi, me të vërtetë një israelit, në të cilin s’ka gënjim. I thotë Natanaeli: Nga më njeh mua? U përgjegj Jisui e i tha atij: Më parë se të të thërrit Fëlipi të pashë se ishe nën fikun. U përgjegj Natanaeli e i tha: Rabì, Ti je i Biri i Perëndisë, Ti je Mbreti i Israelit. U përgjegj Jisui e i tha atij: Se unë të thashë: të pashë nën fikun ti ke besë? Do të shohësh shërbise më të mëdha se këto. E i thotë atij: Me të vërtetë, me të vërtetë ju thom juve: Do të shihni çë nanì qiellin hapët dhe ëngjlit e Perëndisë çë hipen e zbriten mbi të Birin e njeriut.

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Brano del Vangelo di Giovanni proclamato oggi nelle Chiese di rito bizantino

Rabbì, dove dimori? 
Nel contesto del testo questa domanda significa: "Tu che ti proclami Maestro, dicci prima quali sono le coordinate dei tuoi valori, dei tuoi riferimenti. Dicci quali sono le mete, i fini e la sostanza di ciò che ti accingi a proclamare".
Sant'Andrea -di cui oggi si fa ricordo nella Chiesa bizantina, ricordo a cui ha voluto partecipare nella Chiesa Cattedrale dei Cristiani Ortodossi di Istanbul pure papa Francesco- doveva essere un uomo con i piedi a terra. Pare sia stato lui a chiedere al Nazareno il motivo e le finalità percui cercava proseliti per le vie della Galilea.
Il "galileo" gli ha risposto: "Viene e vedrai, vieni e capirai". Sant'Andrea ed il suo compagno andò, ascoltò e si convinse; non solo divenne lui in persona un discepolo del nazareno. 
Se ha deciso di abbandonare tutto, l'azienda peschereccia di famiglia e addirittura si è fatto discepolo, è segno che ha ritenuto che valeva la pena abbandonare tutto e seguire quel Nazareno, che si proclamava non solo "Maestro" ma pure Messia.

Viene spontaneo chiedersi: ma duemila anni fà la gente era più avveduta rispetto a quella dei nostri giorni ? 
Oggi la gente si lascia affascinare dai "chiacchieroni" di turno senza mai chiedere "dove abiti ? quali sono le tue vere mete, i tuoi obiettivi di fondo ?".
In massa noi italiani seguiamo il fascinoso, "potente" di turno e mai gli chiediamo di spiegarci se gode di fondi segreti, se ha accordi con i poteri forti, se si è creato l'impero economico mediante amicizie o mediante l'evasione fiscale. 
Nulla oggi si chiede ai comici che si improvvisano salvatori della Patria, nulla ai cabarettisti divenuti imprenditori, nulla ai democristiani che si improvvisano socialisti. 
Poi, a distanza di anni, si scopre che di sole chiacchiere si era trattato; e noi italiani (appurato l'inganno) passiamo a seguire un altro chiacchierone.
Sant'Andrea non solo chiese di conoscere, di capire la perseguibilità delle finalità. Ma rimase talmente convinto fino al punto da preferire morire da martire piuttosto che rinnegare le finalità di quel galileo che lo avevano convinto.
Oggi nessun Maestro è disposto a mettersi a nudo sul suo vero essere per convincerci a seguirlo. Di ventennio in ventennio scopriamo di essere stati ingannati. Grazie ... alle rivelazione di qualche servizio segreto, in genere mai italiano.

Chi oggi degli italiani è disposto a morire per le chiacchiere dei berlusconi di turno ?

Il lungo cammino della cultura moderna (1)

La cultura rispetta il passato e la tradizione
ma ineluttabilmente spinge verso il "cambiamento", 
la "trasformazione"

La Storia del mondo non conosce solamente la faccia socio-politica. 
E' da questa considerazione che ci siamo proposti di attraversare, nel suo significato più ampio, la cultura moderna nelle sue sfaccettature. 
Dipinto di Arnaldo Ferraguti "Alla vanga"
La lettura: Dove non arrivano la ferrovia e la tecnologia, non ancora
estese  nell'Ottocento, le condizioni di lavoro e di vita dei contadini
rimanevano molto dure perchè poco era cambiato
rispetto alle epoche precedenti
Le radici della cultura moderna dovremmo rintracciarle a partire dal XVI secolo, periodo quello in cui inizia una sorta di globalizzazione culturale del pianeta al seguito dell'espansione imperiale europea, della colonizzazione e dai traffici accompagnati dagli imperativi strategici.
Per quanto ci riguarda -però- tenteremo di capire i percorsi seguiti dalla cultura moderna a partire dalla Rivoluzione Francese, dal post-illuminismo. 
Prenderemo anzitutto consapevolezza che la palma di "avanguardia del progresso" a decorrere dal periodo di nostro interesse era detenuta con ampio margine dall'Occidente in un gran numero di settori della Cultura, di buona parte della Scienza, della Matematica, dell'Astronomia, della Medicina etc.
Con ciò non intendiamo affermare che la Scienza o la Medicina occidentali non abbiano tratto qualcosa dalle corrispondenti espressioni non occidentali. L'incontro fra cultura occidentale e non occidentale però -in generale- si giocò più sullo scontro che sull'assimilazione. Non vi fu infatti sintesi, simbiosi, ma -in generale- incomunicabilità.

Ruota d un mulino ad acqua

La scoperta dell'elettricità e la sua
appòicazione industriale furono una
delle grandi rivoluzioni del XIX secolo,
tanto che alla fine dell'Ottocento tale
settore diventò uno dei più importanti,
insieme a quelli dell'acciaio, del petrolio,
e dell'automobile

Un carattere che si coglie nella cultura post-Illuminismo europea e poi occidentale è la costante spinta al "cambiamento". 
La tendenza globale e la spinta è sempre stata  in direzione della "trasformazione", sia pure con vari frammenti di società e di regioni spesso refrattarie alle spinte innovative.
Sappiamo bene infatti come all'interno della Sicilia, fino agli anni cinquanta del Novecento, il mondo rurale conduceva il medesimo stile di vita abituale sin dall'epoca greco-romana. A fine Ottocento in queste  aree rurali oltre il 90% della popolazione era analfabeta e la vita quotidiana non subiva mutamenti rispetto a secoli (o a millenni) antecedenti, al punto che le attività agricole tradizionali ancora qualche decennio fà erano svolte con i buoi che aravano accanto alle linee ferroviarie ed -ancora ai nostri giorni- i pastori pascolano i propri greggi accanto alle centrali elettriche.

D'altronde, è espressione e fenomeno culturale quello che si manifesta nei paesini della Sicilia dove il Sindaco interdice la presenza di centri di accoglienza per immigrati all'interno della comunità. Il fenomeno "culturale" ora ricordato affonda le radici ataviche nel tipo di coesione esistente nelle comunità locali di villaggio che, è risaputo, sono strutturate in agglomerati familiari o in base ai più ampi legami di parentela. 
Ma tralasciamo questi fenomeni di marginalità culturale delle nostre zone, quelle della Sicilia che non cambia e non vuole cambiare.

Benché all'inizio dell'Ottocento l'integrazione economica e culturale nel vecchio continente fosse ancora lontana dall'essere compiuta la dinamica dello sviluppo occidentale -che vedeva coinvolti produttori agricoli ed industriali in direzione di un diverso modo di produrre- era già avviata; tranne -appunto- nelle aree marginali.
Il processo prese nome di "europeizzazione" ovvero di "occidentalizzazione" e dopo quegli anni successivi ai rivolgimenti portati dalla Rivoluzione Francese, a prescindere dagli assetti politici della restaurazione, saranno ovunque le forze più vive della società ad imprimere la "trasformazione", il "cambiamento" dei costumi, della cultura e degli stili di vita. 
Le forze retrive continueranno solamente ad imporre il rifiuto del "nuovo", del "diverso", nelle società in cui il vecchio universo fondato sul tradizionale modello economico familiare persisteranno. 
Il modello culturale e lo stile di vita -anche a prescindere dalle considerazioni marxiane- sono condizionati dalle basi sociali ed economiche dell'ambiente. 

Tenteremo, dopo questa presentazione, con una serie di analisi e di riflessioni di mettere in luce le ripercussioni in ambito culturale e finanziario nei paesi che hanno raggiunto i livelli di benessere socio-economico delle spinte al "cambiamento" e proveremo a capire perchè ciò non è avvenuto nelle aree marginali quali è purtroppo rimasta la Sicilia, nonostante la scolarizzazione diffusa (almeno sulla carta).

Il XX secolo nella storia mondiale, europea, italiana e contessiota

La speranza in un nuovo ordine mondiale

Una volta finita la seconda guerra mndiale, l'orrore dei campi di concentramento apparve in tutta la sua evidenza. Non vi erano state soltanto fucilazioni, torture e fame. Hitler aveva letteralmente creato una industria della morte.  Nei campi di prigionia  i nazisti avevano costruito delle camere a gas dove venivano asfissiate le vittime.
La difesa dei diritti umani è
uno dei principi alla base
della creazione delle
Nazioni Unite 
Le camere a gas di Aushwitz erano in grado di uccidere fra uomini, donne e bambini 10.000 persone al giorno; i forni crematoi funzionavano ventiquattr'ore su ventiquattro e le ceneri e i resti delle ossa venivano sfruttati come concime.
Consapevoli che ormai lo stato d'animo di coloro che invocavano il ristabilimento della pace era notevolmente diverso da quello che era in grado di assicurare la vittoria degli eserciti, gli stati che si erano trovati direttamente o indirettamente nello schieramento degli Alleati, proclamarono nella carta delle Nazioni Unite la loro volontà di "preservare le generazioni future dal flagello della guerra  che, due volte nell'arco di una vita umana, aveva inflitto all'umanità indicibili sofferenze".
La conferenza fondatrice dell'ONU si tenne a San Francisco dal 25 aprile al 30 giugno 1945. Gli stati membri si impegnarono ad assumere efficaci misure collettive per il mantenimento della pace, a stabilire relazioni amichevoli fondate sul rispetto del principio dell'eguaglianza dei diritti dei popoli e del loro diritto a disporre della propria persona, a risolvere i problemi internazionali di ordine economico e sociale, intellettuale o umanitario, sviluppando il rispetto per i diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali per chiunque, senza distinzioni di razza, sesso, lingua o religione.   

La conferenza di Potsdam (dal 17.07.1945
al 02.08.1945) sancì, tra l'altro, la
divisione della città di Berlino, situata all'interno
della zona di occupazione sovietica
in quattro settori: francese, americano,
britannico ad Ovest e russo ad Est.
Nel 1961 fu eretto un muro  che divise
in due la città per frenare il
continuo esodo  della popolazione dalla
parte orientale, sotto il controllo russo,
a quello occidentale.
Gli Stati Uniti che non avevano fatto parte della Società delle Nazioni, questa volta furono l'elemento trainante dell'ONU, dotata fra l'altro di mezzi finanziari e tecnici decisamente superiori a quelli della Società delle Nazioni e, soprattutto, d'istituzioni specializzate:
-l'UNESCO per le questioni concernenti l'educazione, la scienza e la cultura,
-L'Organizzazione internazionale del Lavoro (ILO) e
-l'Organizzazione mondiale per la Sanità (OMS), queste ultime due rispettivamente  per i problemi del lavoro e della sanità.
Vennero create inoltre
-l'Organizzazione per l'Alimentazione  e l'Agricoltura (FAO) 
-la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (BIRD),
-Il Fondo Monetario Internazionale (FMI),
-L'organizzazione internazionale per l'aviazione civile (ICAO),
-L'Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), 
-L'Unione Postale Universale (UPU),
-L'Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU),
-
Altre istituzioni nasceranno in seguito, quali il Programma di Sviluppo (UNDP) e il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente.

Il pregiudizio raziale è un crimine contro l'umanità


Uno dei più drammatici e feroci attacchi contro italiani che si ricordi, è quello del 1891 a New Orleans. 
Nella zona, dove molta manodopera italiana era stata impiegata nei campi di cotone, con turni massacranti per sostituire gli schiavi neri affrancati da una legge, un gruppo di siciliani, fra cui alcuni originari di Contessa Entellina, venne ritenuto responsabile, senza prove, di un omicidio. Ma la loro assoluzione a seguito di regolare processo provocò l'inferno. La popolazione locale, non soddisfatta del verdetto, si riversò in strada per un linciaggio. 
Una folla inferocita di 20mila persone, prelevò dal carcere gli 11 italiani e li trucidò senza pietà, per un reato che non avevano commesso.

LA VICENDA DI SACCO E VANZETTI.La vicenda giudiziaria di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti ha ispirato parecchi film e libri. Si tratta di due anarchici italiani immigrati negli Stati Uniti che, nel 1920, arrestati, sull'onda della molta intolleranza verso gli italiani, con la falsa accusa di aver ucciso, nell'ambito di una rapina, un cassiere e una guardia dell'officina di South Braintee. 
Sottoposti ad un processo senza prove, i due vengono condannati a morte e uccisi sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927, nel penitenziario di Charlestown, presso Dedham.
A sentenza eseguita, si scopriranno poi le prove della loro innocenza e il vero colpevole. Tuttavia, solo nel 1977 Michael Dukakis, governatore dello Stato del Massachusetts, ha riconosciuto ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilita completamente la memoria dei due anarchici.

venerdì 28 novembre 2014

Rifiuti. Paralisi nel sistema della raccolta

L'impianto di Siculiana avrebbe raggiunto la capienza massima consentita e per 80 comuni dell'agrigentino, del trapanese e del palermitano, che vi conferivano i rifiuti, compare l'emergenza rifiuti.
Nella discarica dell'agrigentino, gestita dalla ditta Catanzaro e dove conferiva pure il Comune di Contessa Entellina, ormai non è più possibile scaricare "monnezza" e subito si scopre che chi avrebbe dovuto "governare" (il governo Crocetta) invece si è dilungato -fin troppo- nelle chiacchiere.

Gli ATO, mentre il governo regionale chiacchierava, hanno continuato ad accumulare debiti per oltre un miliardo, tuttavia non hanno ancora lasciato ruolo e funzioni alle Srr (Società di regolamentazione dei rifiuti). Gli Aro (Ambiti di raccolta ottimali) sono ancora in fase di formale costituzione e vivacchiano nel limbo. Peraltro il nostro Comune si è mosso -buon ultimo- poche sere fà in una apposita seduta consiliare.
I dipendenti dei servizi raccolta e smaltimento dell'isola sono in preda ai cronici ritardi nel ricevere il pagamento degli stipendi e segnalano dubbi di natura tecnico-economiche sul nuovo sistema che si vorrebbe realizzare e che -finora- è solo circondato dalle solite chiacchiere. 
E' verosimile quindi che in prossimità delle festività natalizie non mancheranno proteste, montagne di rifiuti per le strade delle città e -ovviamente- le chiacchiere di chi non sa governare. In Sicilia esiste un termine, una parola, che nessun politicante sa coniugare: Programmare.

La prova ?
A pochi chilometri dal centro abitato di Contessa, in c.da Alvano-Patellaro, in adiacenza all'antica stazione ferroviaria, è stato realizzato un impianto di compostaggio. 
Appalto regolarmente eseguito e persino inaugurazione in pompa magna avvenuta con rinfreschi e discorsi dei politicanti. 
Sono passati cinque/sei anni. L'impianto potrebbe incamerare 6.500 tonnellate di frazione umida.
Non se ne fa nulla.
Denaro sprecato e violenza ai danni di chi, nella nostra terra, soffre la fame a causa del denaro pubblico sprecato, inutilizzato, servito solamente a mettere su ... appalti. 

Matteo Salvini fa proseliti a Contessa ? Quanto dista Contessa da Piana degli Albanesi ... culturalmente ?

E' proprio come ci era stato riferito nei giorni scorsi.
L'Amministrazione Comunale sul territorio di Contessa Entellina, nel centro abitato, non vuole cittadini stranieri.
O meglio Non vuole immigrati ! 
Pochi minuti fà il Tg regionale ha trasmesso un servizio da Piana degli Albanesi. Lì il Sindaco, Vito Scalia, un arberesh, un siciliano, ha consentito che ben cinque centri di accoglienza possano agire in favore degli immigrati, arrivati in Sicilia non per motivi di turismo ma per "bisogno". 
Da persona civile -Vito Scalia- ha mostrato, pure attraverso i lineamenti del viso, il suo assenso entusiasta e quello dei suoi concittadini all'iniziativa, alle iniziative.

A Contessa di contro -ci è stato riferito e noi stentiamo, ancora, a credere- l'Amministrazione ... alcuni consiglieri e non si sa bene chi altro, si sarebbero opposti. 
Opposti a cosa ? ad accogliere gente che scappa dalle guerre, dalla miseria, dal bisogno ?

A Contessa erano già stati individuati gli edifici di accoglienza, già predisposti gli ambienti, ed il sindaco in persona avrebbe comunicato -a cose fatte- che non si sarebbe fatto più nulla. 
Pare di poter dire che si era semplicemente scherzato. Scherzato con le iniziative umanitarie ....   ... 

E' mai possibile che chi deve rappresentare i contessioti abbia potuto rappresentare avversione verso iniziative umanitarie ?

Esistono contessioti che non hanno parenti emigrati nei paesi più vari del mondo ?
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Ma di cosa si sarebbe trattato ?
Il sito del ministero dell’Interno rubrica sotto un generico “centri dell’immigrazione” tre tipi di strutture: 
A) i centri di accoglienza (Cda), 
B) i centri di accoglienza richiedenti asilo (Cara) 
C) e i centri di identificazione ed espulsione (Cie).

A) centri dove accogliere i migranti irregolari non appena arrivano nel territorio italiano; 
B) una volta manifestata o meno l’intenzione di presentare domanda di protezione internazionale, segue il passaggio in un luogo deputato all’accoglienza dei richiedenti asilo
C) oppure in un centro dove i migranti irregolari che non richiedono asilo vengono trattenuti per il tempo necessario alla loro identificazione e al loro allontanamento dall’Italia.

Albania. Oggi è festa nazionale

scander

Festa della Bandiera, la festa nazionale per antonomasia dell’Albania; è il giorno dell’indipendenza del paese dall’Impero ottomano dopo cinque secoli di dominio e la nascita dello Stato albanese.
Il 28 novembre del 1912 a Valona fu issata la bandiera rossa con l’aquila nera bicipite.
Era il 28 Novembre 1443 anche quando Scanderbeg issava quella bandiera nell’asta del castello di Kruja, giorno che segnava l’inizio della rivolta albanese contro l’Impero Ottomano e che per 25 anni sarebbe stata una delle pagine più gloriose della storia del paese.

Hanno detto ... ...

BEPPE SERVEGNINI, giornalista
«Roma ladrona!» è fuori moda
Adesso i nemici — un nemico ci vuole sempre — sono l’Europa a Nord e i migranti da Sud. Questi ultimi, sul mercato elettorale, si vendono meglio. 
Il cinismo di Matteo Salvini è pari al suo tempismo. L’autunno del patriarca Berlusconi e la scelta governativa di Alfano lo stanno aiutando. Ma non c’è dubbio che il nuovo, disinvolto capo della Lega abbia colto le opportunità e gli umori. Dopo averlo sentito boicottare l’inno di Mameli e irridere lo Stato unitario, aspettiamoci di vederlo presto con una nuova scritta sull’amata felpa: ITALIA! 
L’ipocrisia della manovra, e l’incoerenza delle proposte, non ci devono illudere: anche in Italia avremo presto il nostro partito xenofobo, come in Francia, in Inghilterra, in Olanda, in Svezia o in Finlandia. Per contenere il fenomeno — eliminarlo è impossibile — abbiamo solo una strada: scegliere e agire, non litigare e subire.

Non possiamo accogliere tutti, come vorrebbe qualcuno. Non possiamo respingere chiunque, come chiedono molti. Le politiche dell’immigrazione, come ha dimostrato la sanatoria annunciata da Obama per più di quattro milioni di migranti illegali, sono sempre frutto di un compromesso: con la storia, con la geografia, con gli obblighi della carità e le necessità dell’economia. Chi arriva in Italia deve aderire a un progetto: come accade negli Usa. Non dev’essere sfruttato; ma non può sfruttare i vantaggi della democrazia e del welfare senza offrire nulla in cambio.

ALDO GRASSO, giornalista
L’Albania siamo noi. C’è stato un tempo, fino a pochi anni fa, in cui l’Italia esportava bellezza, eccellenza, qualità del made in Italy. Al di là del mare Adriatico eravamo visti come la terra promessa, un bengodi dei consumi di cui la tv, soprattutto quella commerciale, raccontava le meraviglie facendo sognare. Poi è arrivato Agon Channel (sul canale 33 del digitale terrestre). L’imprenditore italiano Francesco Becchetti si è inventato la nuova frontiera della delocalizzazione: esportare in un contesto economico più arretrato (e quindi meno costoso) come l’Albania, non tanto macchinari industriali e forza lavoro ma uomini e donne di spettacolo, per costruire a Tirana un canale da diffondere in Italia.

BARTOLOMEO I, Patriarca di Costantinopoli
La Chiesa, nel suo divenire storico, ha sempre seguito nell’attività pastorale il proprio popolo, mai spingendosi troppo avanti e attendendo sempre chi arrivava con fatica.
Santa Sofia:
-da Giustiniano al 1453 Cattedrale Cristiana
-dal 1453 al 1933 Moschea islamica
-dal 1933 Museo
Come madre premurosa si occupa della crescita spirituale e umana dei propri figli, e allo stesso tempo li guida verso l’incontro con il Salvatore. Questo avviene anche nel dialogo ecumenico. La grande speranza suscitata in tanti cristiani e anche nelle gerarchie delle Chiese dall’incontro di Gerusalemme nel 1964 è stata accompagnata anche dallo scetticismo e alle volte dalla contrarietà di altri. Tuttavia, la spinta all’apertura e all’incontro che ne è derivata è stata molto più forte di ogni resistenza. Lo stesso avviene anche oggi. La purificazione della memoria storica avviene lentamente, con tanta pazienza, ma è inarrestabile il suo cammino. E il dialogo teologico ne è un esempio. C’è bisogno di gesti incisivi, che sappiano coinvolgere positivamente anche coloro che restano scettici o dubbiosi. Il dialogo può e deve sempre arricchire, non è mai fine a se stesso e certamente non fa perdere la propria identità. Non abbiamo nulla da perdere e da difendere. 

Con le immagini ... ... è più facile

Viene da dire: "Chi di anti-politica ferisce di anti-politica perisce"

Il Pd sta in vetta. Se Renzi non danneggia se stesso, insultando i suoi avversari, il Pd governerà per
i prossimi venti anni.

Questi sarebbero i voti di opinione. L'importante sarebbe
che non condizionassero più di
quanto pesano

Papa Francesco si appresta a raggiungere Istambul (l'antica Costantinopoli)
Domani giorno di Sant'Andrea parteciperà ai riti bizantini dedicati al patrono della
cattedra patriarcale.
Incontrerà sia Bartolomeo I che le autorità turche

Invito ad usare l'italiano, soprattutto in politica

Si, è proprio così.
L'antipolitica rende nelle fasi iniziali, poi ... poi ...

giovedì 27 novembre 2014

Precari dei comuni

Secondo la legislazione vigente, i Comuni dovrebbero ottemperare a due condizioni per dare serenità ai loro dipendenti, ai precari:
-il rispetto del patto di stabilità
-la stabilizzazione di alcuni dei lavoratori precari, così come prevede la deliberazione n. 192/2014 della Corte dei Conti.
L'ultimo aspetto, inoltre, diventa condizione essenziale per il prolungamento  del rapporto lavorativo fino al 31 dicembre del 2016.

A meno che non intervenga una modifica legislativa e che .... soprattutto ci siano i tempi per vararla entro il 31 dicembre.

La riforma del lavoro che lacera il pd

Ma quali sono i punti scottanti del Job Act del governo Renzi, che la socialista Camusso non accetta ?

L'indennizzo
Il ristoro economico è uno dei punti controversi all'interno dello stesso PD. L'indennizzo sarà dato al lavoratore licenziato, che col nuovo sistema non sarà più reintegrabile in caso di licenziamento economico ma  lo sarà soltanto in alcuni specifici casi in quello disciplinare. 
Il sistema Fornero, che già intacca l'originale articolo 18, oggi prevede che l'indennizzo sia compreso, per le imprese sopra i 15 dipendenti, tra 12 volte e 24 volte l'ultima retribuzione percepita, a seconda della anzianità del lavoratore. 
Esempio: per una retribuzione di 1.500 euro, tra un minimo di 18 mila e un massimo di 36 mila euro.
Le ipotesi in campo col nuovo sistema sarebbero due.
I) La prima prevederebbe un indennizzo pari a un ottavo della retribuzione moltiplicata per i mesi di anzianità, con un tetto di 36 mesi. Dunque per una retribuzione di 1.500 euro, il massimo indennizzo si attesterebbe in ogni caso a 6.750 euro, sia che gli anni di anzianità siano tre, sia che siano più di tre.  Per un anno di lavoro, la cifra si attesterebbe a 2.250 euro. Ben al di sotto quindi de sistema Fornero.

II) La seconda ipotesi prevederebbe una mensilità e mezza ogni 12 mesi di anzianità, senza tetto.
Dunque in caso di tre anni di anzianità si attesterebbe a 6.750 euro, nel caso di quattro, a 9 mila, e così via. In questa seconda ipotesi per raggiungere i 18 mila euro del minimo indennizzo della Fornero, al lavoratore necessiterebbero otto anni di anzianità mentre ne occorrerebbero 16 per prendere il massimo (36 mila euro).
Come si vede si tratta di ipotesi di favore per le imprese rispetto a oggi.
Susanna Camusso ha più di un motivo per difendere l'art. 18, lei che la cultura socialista la possiede da sempre al contrario dei Fassina e dei post-comunisti.

 Le piccole imprese
Il rapporto di vantaggio rischia di capovolgersi se gli stessi criteri si applicano alle imprese sotto i 15
dipendenti. Queste, per le quali oggi non vale mai il reintegro, liquidano con la Fornero un  indennizzo che va da 2,5 (3.750 euro nel nostro esempio) a 6 mensilità (9 mila euro). Ed è possibile che questi criteri non vengano modificati per evitare che i licenziamenti diventino troppo onerosi. 

Un'altra ipotesi emersa sarebbe quella di consentire alle piccole imprese di mantenere il regime di non applicazione dell'articolo 18 per tutti i dipendenti anche quando, con nuove assunzioni, superino il numero di 15 lavoratori, in modo da non scoraggiarle.

Trasparenza. Adesso i cittadini potranno scegliere amministratori che sanno quant'è il totale di 2 + 2 - Finora in Sicilia si è votato per il parente, l'amico, il truffaldino

Nei comuni finalmente stanno per essere superati quarant'anni di finanziamento statale in base alla spesa storica,  il cui criterio  era «più spendi più prendi». 
Alla metà di novembre quello che sembrava un sogno è diventato realtà e ora sono finalmente accessibili a ogni cittadino i dati sui fabbisogni standard, cioè sulla spesa giustificata, di ogni comune (www.opencivitas.it). 
Quarant'anni di inefficienza non si superano in un giorno, ma con anni di silenzioso lavoro e siccome i governi in Italia durano poco (dal '48 abbiamo avuto 63 governi diversi, contro i 24 della Germania), l'ultimo arrivato -quello di Matteo Renzi-  si è accreditata una riforma strutturale nata diversi anni prima. 
 Oggi la spesa locale è diventata trasparente: ogni cittadino potrà verificare qual è la spesa giustificata del suo comune e se questa eccede o rispetta il fabbisogno standard; potrà anche controllare la spesa per il personale, la spesa pro capite per i rifiuti, ecc. 
Forse questa operazione di trasparenza renderà più difficili sprechi e corruzione. 
Forse permetterà al cittadino di chiedere ai candidati cosa intendono fare rispetto a un dato dove la pagella dei fabbisogni standard segna rosso. 
Forse permetterà di votare non più in base a slogan ma in base ai dati di bilancio. Non tanto in base al rapporto di parentela, ma in base a chi sa fare l'addizione 2 + 2.
Questa riforma è andata in porto assieme a un'altra: l'armonizzazione dei sistemi contabili, per
cui dal 2015 gli enti locali avranno contabilità trasparenti e non più leggibili solo al segretario comunale e al responsabile dell'area finanziaria.
Forse si avvicina il sogno di Tocqueville: la democrazia inizia con la pubblicazione del bilancio sulla casa comunale

Enti Locali: Incentivi per la progettazione - (Corte dei Conti, sezione regionale Lombardia deliberazione n. 300/2014/PAR del 13 novembre 2014.)

Con la deliberazione riportata sopra, la Corte dei Conti della Lombardia fornisce chiarimenti in merito all'applicazione degli artt. 92 e 93 del d.lgs 12 aprile 2006, n.163 (codice dei contratti pubblici), come modificati dagli artt. 13 e 13 bis della l. 11 agosto 2014, n. 144, di conversione del d.l. 24 giugno 2014, n. 90, che hanno abrogato i commi 5 e 6 del citato art. 92 e aggiunto i commi da 7 bis a 7 quinquies all'art. 93.
Come più volte messo in evidenza il c.d. incentivo alla progettazione, in costanza del previgente art. 92, comma 5, del d.lgs. n. 163/2006, costituiva eccezione al principio di onnicomprensività della  retribuzione, finalizzato ad incentivare il ricorso alle professionalità interne dell’Ente.
A fronte di un’abrogazione secca dei commi 5 e 6 dell’articolo 92 del codice dei contratti pubblici, in materia di incentivi per la progettazione, disposta dall’art. 13 del decreto legge, l’art. 13 bis, introdotto in sede di conversione, ha previsto l’istituzione, a carico delle stazioni appaltanti e per le finalità descritte, di un fondo per la progettazione e l’innovazione, destinato alle risorse umane e strumentali necessarie per tali finalità, in misura non superiore al 2 per cento degli importi posti a base di gara di un’opera o di un lavoro, secondo modalità determinate da un regolamento adottato dall’amministrazione. Sempre tale regolamento dovrà definire i criteri di riparto di tali somme, ferme restando le ripartizioni direttamente disposte dall’atto normativo.
Di conseguenza a decorrere dall’entrata in vigore della legge n. 114/2014, di conversione del d.l. n. 90/2014, i comuni, come tutte le altre pubbliche amministrazioni, dovranno fare riferimento, per la disciplina degli incentivi al personale interno, incaricato di attività tecniche nell’ambito del procedimento di aggiudicazione ed esecuzione di un’opera pubblica, alla nuova disciplina legislativa, con conseguente necessaria adozione di un nuovo regolamento che stabilisca la percentuale massima destinata a tali compensi (comma 7 bis) e un accordo integrativo decentrato, da recepire nel predetto regolamento, che stabilisca i criteri di ripartizione (comma 7 ter). Entrambi dovranno adeguarsi alle novità normative, fra le quali spicca l’esclusione, fra i soggetti beneficiari dell’incentivo, del  personale con qualifica dirigenziale (comma 7 ter, ultimo periodo).
In relazione alla questione della cesura applicativa tra la vecchia e la nuova normativa, vale a dire, se essa trovi applicazione con riferimento alle sole attività successive o anche a quelle precedenti, ma non remunerate all’atto dell’entrata in vigore del decreto, la Corte ricorda la posizione della Sez. autonomie, 8 maggio 2009, 7/SEZAUT/2009/QMIG, che ha precisato che “dal compimento dell’attività nasce il diritto al compenso, intangibile dalle disposizioni riduttive, che non hanno alcuna efficacia retroattiva. ….ai fini della nascita del diritto quello che rileva è il compimento effettivo dell’attività; dovendosi, anzi, tenere conto, per questo specifico aspetto, che per le prestazioni di durata, cioè quelle che non si esauriscono in una puntuale attività, ma si svolgono lungo un certo arco di tempo, dovrà considerarsi la  frazione temporale di attività compiuta”: con la conseguenza che “il “quantum” del diritto al beneficio, quale spettante sulla base della somma da ripartire nella misura vigente al momento in cui questo è sorto, ossia al compimento delle attività incentivate, non possa essere modificato per effetto di norme che riducano per il tempo successivo l’entità della somma da ripartire”.

Sarà vero ? il nostro paese avrebbe respinto l'idea di ospitare immigrati ?

Ci è stato riferito (e noi ci riserviamo di approfondire l'aderenza alla realtà) che a Contessa Entellina, dove ben oltre il 70% delle abitazioni sono vuote, disabitate, si voleva aprire una istituzione che avrebbe dovuto occuparsi di ospitare gruppi di immigrati, di soggetti stranieri che giunti da noi -in Sicilia- devono ancora decidere dove dirigersi per concretizzare il loro futuro in terra europea, in attesa che tutte le formalità e procedute di legge sulla loro identità e condizione venissero formalizzate.
Ci è pure stato detto che -ovviamente- avrebbe dovuto essere coinvolto nell'iniziativa (come è ovvio) il Servizio Sociale del Comune. 
Stando alle frammentarie informazioni giunte a noi  sembrerebbe che -non si capisce chi- qualcuno avrebbe opposto un rifiuto, una non accettazione a che "immigrati" sostino nel nostro paese. 
Il che sarebbe accaduto nella piena consapevolezza che ogni onere sull'ospitalità sarebbe ricaduto per intero sulla Prefettura.

Se la notizia fosse fondata non potremmo che dare dell'ignorante a chi ha potuto bloccare una tale iniziativa.
Abbiamo nei giorni scorsi evidenziato su questo Blog come noi "contessioti" dovremmo ben capire (se solo conoscessimo la nostra storia) le condizioni di chi -in condizioni di bisogno- lascia la terra di origine. 
Tanti fra noi "contessioti" si inorgogliscono di avere lontane origini arberesh. E già questo riferimento dovrebbe essere motivo di "apertura", piuttosto che di chiusura. La Sicilia è sempre stata per molti popoli terra di arrivo e di partenza, non è mai stata terra di una sola etnia o di gente radicata qui.
Noi contessioti nel dopo unità d'Italia abbiamo aperto il varco dell'emigrazione verso gli Usa, primo centro abitato in Sicilia, fondando la più consistente comunità siciliana in Luisiania. Potrà mai essere possibile che qualcuno, a nome dei contessioti, abbia rifiutato ospitalità a immigrati di altre parti del pianeta ? Sarebbe assurdo, oltre che frutto di ignoranza !

Se l'informazione pervenutaci è fondata c'è da vergognarsi degli autori -super ignoranti- che a nome di tutti noi hanno osato rifiutare ospitalità in un centro in cui mensilmente i giovani emigrano verso altre parti della  penisola e altri paesi d'Europa.

Gli ignoranti che avrebbero rifiutato l'ospitalità sanno che nella seconda metà dell'Ottocento migliaia (lo ripetiamo: migliaia) di braccianti, contadini in preda alla miseria, al 95% analfabeti, hanno lasciato il nostro paese in cerca di fortuna altrove ? Che giunti a destinazione furono vittime pure di eccidi ?
Contessa Entellina è sempre stato punto di approdo (cosa sono stati gli arberesh se non ospiti ?) e punto di partenza verso insediamenti più soddisfacenti. 
Ancora nell'età giolittiana (primo Novecento), negli anni cinquanta e sessanta l'emigrazione era l'unica via di riscatto per grandissimi strati di popolazione contessiota.
Ancora la settimana scorsa giovani ventenni sono partiti per altri lembi di terra, solo perchè non tutti gli amministratori e i governanti di questa nostra terra nel tempo hanno saputo assolvere ai loro doveri.
Se la notizia troverà conferma essa oltre che frutto di ignoranza sarà da attribuire pure alla pigrizia.
Torneremo sull'argomento, sotto la voce "il pianeta è di tutti".

Sapori di Sicilia (8)

La pasticceria
Leonardo Sciascia ha evidenziato che i siciliani, generalmente individualisti, durante le festività abbandonano il loro isolazionismo e si rifugiano, sia pure per poco, in gruppi, parentele, congreghe varie.
Qualcuno asserisce che il collante di queste trasformazioni siano, o siano state nel passato, le lavorazioni della pasticceria locale. Cugini, vicini di casa, amici si ritrovavano allora in casa di matriarche, nonne e zie anziane per consacrare le feste e pure per lavorare ed infornare negli antichi forni a legna i dolci elaborati secondo le antiche ricette. Ricette che variavano da famiglia in famiglia e che era d'obbligo conservare nell'ermetico segreto.

Il calendario che vedeva l'abbandono dell'individualismo siculo e l'apertura, la relazionalità e le visite nelle case dei parenti e degli amici per, insieme, preparare i dolci tipici di ciascuna festività era così articolato:

-Natale
Buccellati, da noi a Contessa meglio conosciuti come "pupi con fichi" (pasta frolla ripiea di fichi secchi).
Mustazzoli duri, lavorati con vino, miele ed altro. Li si faceva duri per evitare che -nelle povere famiglie contadine- potessero finire presto.

-Carnevale
Cannoli di sanguinaccio: sangue di maiale, zuccata, cioccolato, mandorle abbrustolite

-San Giuseppe
frittelle farcite di ricotta
fritti di ricotta

-Santa Lucia
Cuccia: grano in precedenza ammollato nell'acqua per tre giorni, lessato e condito con vino cotto, oppure con crema, o ricotta

-due Novembre
Ossa di morti: impasto di farina e zucchero cotto a tocchetti al forno.
Frutta martorana: classica, al cioccolato (i fichi, le carrube), al caffè (le castagne).

Nel Belice pre-terremoto le cucine erano tutte a legna e non c'era famiglia che almeno due volte all'anno, a Natale e a Pasqua, non preparava pasticcini, i più vari, in genere con le mandorle. A Pasqua si allestivano gli agnelli dolci (pasta di mandorla ripieni di conserva di cedro).
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Dal ricettario locale contessioto risalente ad inizi Novecento riportiamo la preparazione dei "taralli".

Ingredienti:
-1 kg. di farina 
-40 gr. di ammoniaca per dolci
-1 limone
-250 g. di zucchero a velo
-125 g. di zucchero semolato
-100 g. di burro (oggi sarebbe preferibile margarina)
-1 cucchiaio raso di semi d'anice
-latte q.s.

Setacciare la farina ed impastarla con la margarina, lo zucchero semolato, l'ammoniaca sciolta in 2,75 dl si latte e i semi d'anice = Appena la pasta diviene omogenea ricavarne dei filoni piatti; attocigliarli su se stessi e saldare le estremità, in modo da formare delle ciambelle = Adagiarle in una teglia e infornare. (Oggi nei forni elettrici o a gas si regola la temperatura sui 180° per mezz'ora) = Stemperare lo zucchero a velo con due cucchiai di latte e 4 cucchiai di succo di limone e sbattere il composto con una frusta, fino ad ottenere una crema liscia. = Spennellare i biscotti tiepidi con la glassa e lasciarli asciugare in forno per pochi minuti.