I quindicenni italiani sono risultati penultimi
all’indagine sulle competenze finanziarie dei giovani nei Paesi Ocse.
Non a caso i dati negativi riflettono anche le debolissime competenze
economico-finanziarie delle classi dirigenti e nella società italiana, in cui
prevale il giuridico, l’amministrativo, il causidico.
Le scelte -siamo abituati- le compiono i
tecnici, dei risparmi -siamo abituati- si occupa la banca, la dichiarazione dei redditi -siamo abituati- la fa il
commercialista.
Le capacità economiche dei cittadini italiani sono deboli e gli aspetti
economici -nel nostro paese- secondari anche quando dovrebbero predominare.
Cosa è l’economia ?
L’economia, se è una scienza, è scienza giovane con
principi mutevoli, condizionati nelle Università dai conflitti tra le scuole di
pensiero, e nella società da strumentalizzazioni e intrusioni ideologiche e
politiche.
L’economia “buona” è comunque quella che dà criteri per
effettuare scelte, che studia come le risorse possano essere base per
un’ulteriore crescita della ricchezza, che analizza la razionalità dei
comportamenti umani assieme ad aspetti non razionali.
Nell’economia “buona” i dati storici di lungo periodo
intervengono potentemente e l’analisi matematica e la statistica comprovano in
modo empirico le differenti teorie.
L’economia in queste prospettive è un ponte possibile
tra le scienze dure e le cosiddette humanities.
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