domenica 26 ottobre 2014

Il Vangelo alla luce dei fatti di ogni giorno

LUCA

 (8,26-39)

E LO SCONGIURAVANO CHE NON IMPONESSE LORO DI ALLONTANARSI VERSO L’ABISSO

26 E approdarono nella regione dei Geraseni, la quale è dirimpetto alla Galilea.
27 Ora, uscito sulla terra, gli venne incontro un uomo dalla città che aveva dei demoni, e da parecchio tempo non aveva indossato vestito e non dimorava in casa, bensì nei sepolcri. 28 Ora, visto Gesù, lanciato un grido, cadde davanti a lui e con voce grande disse:  Che c’è tra me e te,  Gesù, Figlio di Dio l’altissimo? Ti prego di non torturarmi! 29 Comandava infatti allo spirito impuro di uscire dall’uomo.
Molte volte infatti si era impossessato di lui e veniva legato con catene e custodito in ceppi, ma, rotti i legami, era spinto dal demonio verso i deserti. 30 Ora gli domandò Gesù: Qual è il tuo nome? Ora egli disse: Legione! Poiché erano entrati molti demoni in lui. 31 E lo scongiuravano  che non imponesse loro  di allontanarsi verso l’abisso. 32 Ora c’era là un branco di parecchi porci, che pascolavano sul monte; e lo scongiuravano perché permettesse loro di entrare in essi; e permise loro. 33 Ora, usciti ì demoni dall’uomo, entrarono nei porci, e si lanciò il branco dal declivo nel lago e fu soffocato.
34 Ora, visto i pastori il fatto, fuggirono e annunziarono nella città e nei campi. 35 Ora uscirono a vedere il fatto e vennero da Gesù; e trovarono seduto l’uomo, dal quale i demoni uscirono, vestito e rinsavito ai piedi di Gesù, e temettero. 36 Ora annunciarono loro  quelli che videro come fu salvato  quello che fu indemoniato. 37 E domandò a lui tutta quanta la moltitudine  dei dintorni dei Geraseni  di allontanarsi da loro poiché erano presi da grande paura. Ora egli, entrato nella barca, ritornò. 38 Ora implorava l’uomo, da cui erano usciti i demoni,  di essere con lui.
Ora lo congedò dicendo: 39 Ritorna nella tua casa e racconta quanto per te fece Dio. E s’allontanò per tutta la città proclamando quanto fece per lui Gesù.

TESTO ARBERESHE
Nd’atë mot si hipej Jisui tek dheu i Gadharinëvet i duall përpara një burr nga qyteti çë kish djel nga shumë vjet, dhe nuk veshnej të veshura dhe nuk rrinej ndë shpi, po ndëpër varret. Si pa Jisuin thërriti, ju shtu përpara këmbëvet e me zë të madh tha : “çë ke me mua, o Jisu, i Biri i Perëndisë të lartë? Të lutem, mos më mundò!” Sepse aì i urdhuronej shpirtit të huaj se të dil nga aì njeri; se ishë nga shumë vjet  çë e kish rrëmbyer; dhe lidhej me vargje dhe ruhej i penguar me hekura, po ai këputnej lidhjet e qellej nga djalli ndëpër shkre tëtirat. Jisui pra e pyejti tue thënë: “Cili është ëmri yt?” Dhe ai tha: “Legjonë, sepse shumë djel kishin hyjtur tek aì, edhe i luteshin të mos t’i urdhëronej atyre të prirëshin ndë pisët; Ndodhej atje një mëndër e madhe derrash çë kullotjin ndë malt dhe e parkalesjin t’i lëj të hyjin ndër ata derra. Dhe Aì i la. Si dollën djeltë nga aì njerì hyjtin tek derrat, dhe mëndra e derravet nga një shkëmb u shtu te liqèni dhe u mbyt.
Kur ata çë i ruajin panë çë u bë, iktin e vanë dhe e rrëfyejtin ndë qytet e ndër dherat, dhe dollën të gjithë të shihjin se ç’u bë; Dhe erdhën te Jisui e gjetën njerinë, prej të cilit kishin dalë djeltë të veshur e çë rrij ulur përpara këmbëvet të Jisuit dhe u trëmbëtin. Dhe ata çë e kishin parë i rrëfyejtin atyre si qe shpëtuar i djallosuri. Dhe gjithë shumica e gjindjes së dheravet rreth Gadharìnëvet e parkalesnej të largohej nga ata, sepse i kish zënë një trëmbësi e madhe. Dhe Aì si u hip te barka u pruar prap. Dhe burri nga i cili kishin dalë djeltë e parkalesnej të rrij bashkë me atë. Po Jisui e la tue thënë: “Priru ndë shpitë tënde dhe rrëfyej gjithë ata çë të bëri tij Perëndia. Dhe ai vate tue predhikuar ndëpër gjithë qytetin sa i bëri atij Jisui.

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Brano del Vangelo di Luca proclamato nell'odierna domenica nella Chiese bizantine

“Che c’è tra me e te”.
Il male dichiara la totale estraneità e separazione da Gesù, come l’impuro dal puro, la morte dalla vita, l’abisso dall’Altissimo, la menzogna dalla verità, il ribelle dal Figlio.  
Il male ha, in negativo, un’intuizione di Dio spesso più acuta del bene.  Infatti, mentre il nostro bene è sempre limitato e insufficiente, il male che possiamo fare agli altri ha una certa infinità e sufficienza distruttiva.  
L’uomo, incapace di creare, è capace però di distruggere; impotente ad amare e servire il prossimo, è potentissimo a odiare.
La comparsa del Salvatore è tortura angosciante per chi deve essere salvato, perché questi si identifica quasi sempre col suo male.  
Il malato trova “nemico” il medico.  

La legione romana di 2000 anni fà era composta di circa 6.000 uomini.  
La situazione dell’uomo soggetto al male è quindi veramente disperata!

Il racconto esemplifica la situazione generale dell'umanità: schiavitù, sepolcro, morte, difficoltà e impossibilità a venirne fuori.
Le Costituzioni dell'Occidente proclamano la libertà dell'uomo come fatto assodato.
Per chi ? per quanti ? 
Tutti avvertiamo profondi disagi e sofferenze, oltre che esasperata ricerca. 
L'elenco delle circostanze che ci tolgono la "libertà" sono contenute nella situazione economica e politica (alienazione, repressione, indottrinamento, persuasione occulta, il lavoro per i giovani che manca, l'insicurezza e la nocività del contesto circostante mafioso e prepotente etc.).

La circostanza che nel racconto evangelico teneva nella morte da vivi, nei sepolcri chi ancora era vivo era allora il peccato del mondo (egoismo: potere, ricchezza, ambizione); ancora oggi ad opprimere l'uomo del terzo millennio è la dimensione sociale, la posizione di condizionamento in cui tutti siamo confinati dai potentati (borsa, mercati, finanza etc.). 
Si, ancora oggi, dopo 2000 anni a tenerci legati, a toglierci la "libertà" è una legione di prevaricazioni, di oppressioni e di ingiustizie.

Il Vangelo -ovviamente- non è solo denuncia. No.
Esso, ancora oggi, ci aiuta ricordandoci che siamo ancora in cammino verso la completa liberazione, liberazione del cuore di ciascuno e liberazione del tessuto della società, entrambi processi che si contrappongono alle odierne schiavitù. 

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