giovedì 2 ottobre 2014

Cose da conoscere

Vive la France !
Molti pensano che l’economia sia una disciplina di tipo meccanico-matematica, secondo cui sempre e comunque due più due faccia quattro.
E' così ma, nello stesso tempo, non è esattamente così.
I ragionamenti sviluppati e concordati a Mastricht hanno lasciato intendere che il debito di un paese viene calcolato in rapporto al Pil. Ne deriva che più diminuisce il PIL (è il caso dell’Italia) e più aumenta il peso del debito sul rischio paese e sul sistema economico (indipendentemente dall’emissione di nuovo debito).
Un paese nelle condizioni dell’Italia che in 7 anni ha perso il 14% del Pil ormai ha ingranato la marcia indietro e difficilmente ha speranza di riprendersi se non inverte la rotta.
Pure chi è digiuno di economia (o di finanza) capisce che più l’Italia retrocede col Pil (minore sviluppo) e sempre più ci saranno minori entrate nel bilancio della Pubblica Amministrazione.

Le due visioni che si confrontano nella scienza economica sono quella liberista e quella socialdemocratica. Non vi sono altre vie nella teoria economica.
A)    A meno che non tagliamo -e di molto- le spese non esistono medicine utili. Questa è la ricetta dei cosiddetti rigoristi. Merkel in testa e dei liberisti cattedratici.
Essi continuano a dire: tagliamo tutte le spese, anche quelle per gli investimenti,  riduciamo a prezzo di sacrifici enormi il debito in rapporto al Pil dei Paesi più indebitati, innanzitutto la Grecia e poi l’Italia. Solamente dopo verranno spontaneamente dal mercato le energie per ingranare la marcia in avanti. E' una linea di pensiero economico rispettabile; nessuna cattiveria  quindi.

B) Chi liberista non è ( e in Italia sulla carta non lo è nessuno, ma tutti i politici, da destra a sinistra si comportano da liberisti) sostiene invece che si sarebbe dovuto da tempo chiedere di ricontrattare i parametri di Maastricht che obbligano tutti i paesi dell’eurozona a restare entro il vincolo del 3 per cento del deficit in rapporto al Pil.
Si capisce perché nessun politico italiano non l’ha mai fatto nè ha l'ardire di farlo, si sentono in colpa per le tantissime riforme sempre annunciate e mai fatte. 
La credibilità di un politico italiano in Europa vale quanto quella dei politici "levantini", ossia zero.

    La Francia socialdemocratica ha spezzato il filo del 3 per cento. Con solennità e lanciando il guanto di sfida ha rigettato la  logica dei compito a casa. Merkel e i liberisti cattedratici  sono allibiti e preoccupati. Pensano ai paesi ai quali i compiti sono stati affidati e anche svolti sia pur con gravi disagi sociali.

La Francia certamente non è l’Italia.  
Da noi il rapporto debito/pil è superiore al 130%, in Francia è  al 95 per cento con la disoccupazione di parecchio più bassa rispetto all’Italia.

Eppure l’Italia dovrebbe fare altrettanto. Dovrebbe fornire all’Europa un piano basato su un forte taglio delle tasse, un nuovo mercato del lavoro, un taglio delle spese, il tutto per puntare su massicci investimenti e occupazione.
Secondo il Cnel -se le cose restano come adesso- ci riprenderemo, forse, nel 2022. Serve pertanto una svolta vera, senza perdere tempo nei falsi problemi (quali l'art. 18). 
L’Italia, sempre, nella storia ha seguito da vicino la sorella neo-latina Francia.
Ovviamente all’Europa bisogna dare garanzie serie, molto serie, di poter rientrare nei parametri nel 2017.
I prossimi due anni dovrebbero caratterizzarsi con forti alleggerimenti del peso fiscale delle imprese e incrementi sulla busta paga dei lavoratori. Solo così –lo insegna Keynes-  potrà ri-alzarsi il Pil. 
Il Pil che cresce fa calare meccanicisticamente il rapporto debito/pil. 
Vive la France !!!

Capiamo benissimo che la credibilità dei francesi non è quella degli italiani. Il nostro è il paese dei tesoretti inventati, della corruzione che spazia dagli usceri ai ministri, quella degli evasori e dei malviventi amici dei politici, dei politici chiacchieroni.

SI, sarà dura presentarsi in Europa e proporre di fare come i francesi, (ecco perchè Renzi dice che l'Italia rispetterà il limite del 3%). 
Però …  non esistono altre vie.  Aspettare il 2022 significa assassinare il paese, tornare agli anni cinquanta/sessanta.

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