domenica 3 agosto 2014

Il Vangelo alla luce dei fatti di ogni giorno

MATTEO 
14,  13-21

DATE LORO VOI DA MANGIARE


13 Udito ciò, Gesù si ritirò di là in barca verso un luogo deserto, in disparte; le folle, saputolo, lo seguirono a piedi dalle città. 14 Gesù, smontato dalla barca, vide una gran folla; ne ebbe compassione e ne guarì gli ammalati.

15 Facendosi sera, i suoi discepoli si avvicinarono a lui e gli dissero: «Il luogo è deserto e l'ora è già passata; lascia dunque andare la folla nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16 Ma Gesù disse loro: «Non hanno bisogno di andarsene; date loro voi da mangiare!» 17 Essi gli risposero: «Non abbiamo qui altro che cinque pani e due pesci». 18 Egli disse: «Portatemeli qua». 19 Dopo aver ordinato alla folla di accomodarsi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi verso il cielo, rese grazie; poi, spezzati i pani, li diede ai discepoli e i discepoli alla folla. 20 Tutti mangiarono e furono sazi; e si portarono via, dei pezzi avanzati, dodici ceste piene. 21 E quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, oltre alle donne e ai bambini.

Testo del Vangelo di Matteo proclamato in questa domenica nelle Chiese di rito bizantino
***
Il testo mette in evidenza che Gesù ebbe compassione della folla e ne guarì i malati.

In un certo senso il testo e' una forte critica di Gesù ai governanti di Israele, ai capi politici e religiosi che al bene del popolo anteponevano il proprio benessere, i propri privilegi, il proprio potere utilizzando a proprio beneficio un sistema fondato sulle tradizioni, sulla ritualità, sull'osservanza esteriore e formale delle prescrizioni legali.
È quello che avviene ancora  oggi: vi sono quelli che amano l'economia, la politica, la filosofia, la storia, la psicologia e qualsiasi altra disciplina più della gente, più delle persone in carne ed ossa.


Tutti affermiamo e sventoliamo le soluzioni per fronteggiare e risolvere i problemi e le crisi ricorrenti del sistema liberista, ma avere compassione e agire di conseguenza è altra cosa.

Compassione, termine che deriva dal latino cum patire, significa soffrire con, stare dalla parte di chi soffre e rispondere ai suoi bisogni.

Gesù ha compassione delle masse diseredate, al contrario dei discepoli, che sembrano infastiditi da quella folla.

Pure noi oggi restiamo infastiditi dalla marea di persone che invoca aiuto. Ci dilaniamo in  quella linea di confine tra accoglienza e respingimento, come accade a Lampedusa o in altre parti della nostra Sicilia. Centinaia di migliaia di esseri umani fuggono dalla guerra, dalla fame, dalle malattie, e scatenano in noi  quell'increscioso dibattito su quale posizione dobbiamo assumere.
A Gesù, posto fronte alla folla, non passa neanche per la mente se accogliere o respingere: egli si sente toccato e agisce per curare, guarire, aiutare. Persegue il bene dell'uomo secondo il doppio comandamento: amare Dio che -per la verita'- mai nessuno ha visto ed amare soprattutto il prossimo, che invece tutti vediamo e bussa alla nostra porta.
Gesù insegna, dunque, a mettere al centro del nostro interesse l'essere umano, che deve essere accolto, amato, aiutato, salvato, perché possa trovare le risposte ai bisogni fondamentali della sua vita.


Verso  sera i discepoli intendono porre un limite alla compassione di Gesù. Pare che dicano: "Maestro, si è fatto tardi; è ora di smettere di predicare, di guarire e rispondere alle sollecitazioni di tutti. Questa gente ha bisogno di andare nei villaggi vicini a comprarsi qualcosa da mangiare! Riprenderai domani!"

Un intervento umano, ragionevole quello dei discepoli, che vogliono mettere un limite tra cura del prossimo e pasto, tra la fede e le esigenze reali della vita, tra spirito e corpo.


Gesù inaugura invece il tempo nuovo della solidarietà con gli uomini e insegna a riconoscere la natura vera dell'uomo. Egli dice: "Date voi loro da mangiare!".

I discepoli utilizzano il verbo "comprare" secondo l'economia di mercato in cui ciascuno pensa ai propri bisogni personali. Essi erano gia' 2000 anni fa' dei liberisti. Chi puo' permettersi di acquistare quello che vuole, faccia. E chi non può si arrangi ! 


Sappiamo molto bene che la logica dell'economia di mercato è fredda, e'  indifferente ai problemi dell'altro.

Il Nazareno, invece, utilizza il verbo "dare": "Date voi loro da mangiare".
E perché dobbiamo pensare all'altro?
Ogni giorno 24.000 persone muoiono di fame, incluso, ogni minuto, un bambino sotto i cinque anni di età. Per contro, vi sono degli individui che hanno accumulato una ricchezza maggiore di alcuni stati:  la somma totale dei beni dei 15 individui più ricchi del mondo è maggiore del PIL di tutti i paesi africani sub-sahariani messi insieme !

"Date voi loro da mangiare!" interpella le nostre coscienze "in un mondo dove una persona su sei ha problemi di denutrizione, o quasi, e una su tre è sovralimentata (e siamo noi occidentali !) e morirà per aver mangiato troppo…
Il messaggio  di questo testo è forte e smuove le coscienze atrofizzate e narcotizzate da una cultura che è figlia delle logiche di mercato fondate su un esasperato individualismo e su uno sfrenato egoismo edonistico: non possiamo, come credenti (per chi lo è), come persone munite di senso civico, permettere che il mondo sia diviso in due, tra chi ha il pane e chi non lo ha. Il pane, l'acqua, le risorse della terra sono per tutti e non solo per alcuni.



Il miracolo della moltiplicazione dei pani, così in molti denominano il brano oggi proclamato in Chiesa.
L'atto miracoloso della moltiplicazione dei pani e dei pesci è lasciato intuire -nel brano- ma non è descritto. Il testo ne descrive il risultato finale, affermando: "Tutti mangiarono e furono sazi". Non solo, ma "si portarono via, dei pezzi avanzati, dodici ceste".
Il testo riporta una terminologia tipicamente di ringraziamento. Gesù alza gli occhi al cielo, benedice, rende grazie, spezza i pani, che vengono distribuiti a tutti. 

Quello non fu -comunque- un atto di magia.
Il senso del brano e' che il pane non può essere tenuto per sé, può soltanto essere condiviso.
"Tutti mangiarono e furono sazi" .
I discepoli che volevano mandar via la gente pensando al loro pane sono stati stoppati da Gesù che li ha invitati a condividere l'ospitalita';  gli esseri umani, che siano, bianchi, neri o gialli sono tutti suoi ospiti.



Certo, il  dono che ciascuno di noi puo' limitarsi ad offrire potra' essere soltanto di cinque pani e di due pesci. Ma sappiamo che tutto ciò che mettiamo a disposizione diventa un potenziale enorme che può affrontare le ostilità del deserto della vita e la durezza del cuore umano.
Il testo dice che "si portarono via, dei pezzi avanzati, dodici ceste piene".
Vuole  indicate l'universalità della chiamata, del mondo intero (12 erano le tribu' che costituivano Israele), alla misericordia, alla condivisione.
 Le ceste di avanzi mostrano la sovrabbondanza, che noi non siamo autorizzati a sprecare per evitare che altri rimangano nella fame.

La lezione   conclusiva che viene fuori e' quindi di non vivere egoisticamente, chiusi e ripiegati come  se ognuno di noi fosse il centro intorno al quale ruota la storia del mondo.
Gesù mette in atto il progetto di fare della storia umana una storia di salvezza portandola a convergere verso la condivisione e la solidarietà. Ossia l'unica strada possibile da percorrere per far trionfare l'umanita', quella umanità che tanto somiglia alla divinita'.

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