mercoledì 28 maggio 2014

Valle del Belice. I paesi ricostruiti dispongono di belle case, peccato che siano disabitate

Un pò di Storia
Il sisma di quarantasei anni fà sappiamo tutti che ha causato centinaia di vittime umane e la distruzione, sotto il profilo urbanistico, degli antichi assetti edilizi. Tutti i paesi coinvolti hanno subito ripercussioni sociali, economiche, demografiche che ne hanno profondamente cambiato il modo di vivere. 
Chi allora era giovane diciottenne oggi è persona matura, diciamo pure anziana, e riteniamo che abbia il dovere di trasmettere la memoria della "vecchia" società che nella notte del 14-15 gennaio 1968 tramontò e diede spazio a nuovi modelli di vita, modi di essere o di voler essere.
La società contadina che caratterizzava Contessa Entellina e l'intera Valle era già in crisi dalla metà degli anni cinquanta. I contadini che pure avevano avuto assegnato il lotto di terra (dai quattro ai cinque ettari per famiglia) proveniente dallo smembramento dei latifondi si accorsero che le classi dirigenti ancora una volta, come avvenuto nei secoli precedenti, li avevano ingannati. Solamente i terreni scarsamente produttivi erano stati fatti assegnare dall'Eras (Ente per la riforma agraria), i terreni migliori erano stati assegnati (in lotti da 200 ettari) a coniugi, figli, fratelli etc. dei latifondisti. Per questa via la legge fatta varare dal Presidente della Regione, on.le Franco Restivo, imparentato con i latifondisti di Contessa Entellina, servì ancora una volta a convincere i contadini che "la giustizia sociale restava un traguardo, non punto d'arrivo".
L'emigrazione a Contessa, ed in tutta la Valle, cominciò e poi proseguì come un fiume in piena proprio nella seconda metà degli anni cinquanta, quando agli aridi lotti di terre assegnati non fu affiancata -come era stato promesso- la rete delle indispensabili infrastrutture (irrigazione delle campagne, viabilità, sicurezza pubblica etc.).

A ritmo mensile riporteremo le memorie che riusciremo a raccogliere della società pre-terremoto e post-terremoto. 
Memorie che ci piacerebbe pervenissero da parte di chiunque desideri lasciare testimonianza di un mondo che fu, mondo di speranze deluse e/o di gioie vissute.
E' un dovere civico quello di dover trasmettere -alle generazioni che verranno- dove e come erano le radici dei nostri paesi. Erano indubitabilmente nell'agricoltura, erano nel mondo contadino. Contessa Entellina negli anni cinquanta era un paese "rurale" al 95% della popolazione.
Chi scrive queste righe ricorda che settimanalmente arrivava in quasi tutte le famiglie una rivista per le mamme dal titolo inequivocabile, "Donne rurali".

Quello che ci proponiamo sarà un cammino lungo, possibilmente dettagliato e auspicabilmente completo. Molto dipenderà dalla collaborazione che verrà prestata.

I Comuni del Belice che furono interessati dal sisma, quelli più colpiti, sono stati:
Montevago, Santa Margherita Belice, Menfi, Sambuca di Sicilia (in provincia di Agrigento), Gibellina, Poggioreale, Salaparuta, Santa Ninfa, Calatafimi, Partanna, Salemi e Vita (in provincia di Trapani), Contessa Entellina e Camporeale (in provincia di Palermo).
Furono inseriti successivamente nella lista dei comuni meno gravemente danneggiati Alcamo e Castelvetrano (provincia di Trapani), Campofiorito, Corleone e Roccamena (in provincia di Palermo).

Fra i primi comuni sopra riportati si tenne conto dei comuni totalmente o quasi totalmente distrutti (Montevago, Santa Margherita Belice, Gibellina, Poggioreale, Salaparuta e Santa Ninfa) e di quelli meno gravemente danneggiati (Menfi, Sambuca di Sicilia, Camporeale, Contessa Entellina, Calatafimi, Partanna, Salemi e Vita).

Questa tratteggiata è la prima fotografia che ricaviamo dai decreti legge 
-22.01.1968, n. 12
-15.02.1968, n. 45
convertiti nella legge fondamentale per la ricostruzione 18.03.1968, n. 241.

n.b. - Nel Blog è già riportata una vasta documentazione giornalistica sul terremoto del 1968 ed una già vasta memorialistica di Nicola Graffagnini.
(segue)

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