venerdì 28 marzo 2014

Chiesa della Madonna della Favara ... ... di Calogero Raviotta

 Costruzione, ampliamenti, ricostruzioni e restauri 
                                                                
Non si conosce l' esatta data  di costruzione della Chiesa della Madonna della Favara, più precisamente di Maria SS.ma delle Grazie. Si tramanda, come testualmente scrive il parroco latino Atanasio Schirò, che “la chiesetta sia stata eretta nell’occasione di essersi rinvenuta sotterra una lastra di pietra ove era mirabilmente effigiata la Madre di Dio”. La chiesetta è stata comunque costruita nel secolo XVI, perché all'inizio del secolo XVII è citata nel decreto del 1° giugno 1603  del vescovo di Girgenti, che approva i Capitoli della  “Compagnia della Madonna della Grazia, nominata della Favara nella terra della  Contessa".
Originariamente la cappella della Madonna della Favara  sorge fuori il centro abitato, "fuori terra" come testualmente riportato nel resoconto di una visita pastorale del vescovo di  Agrigento,  pertanto  è una chiesetta rurale, la cui presenza favorisce successivamente l'espandersi dell'abitato, tanto da trovarsi nei secoli successivi al centro di un grande quartiere.
La cappella è utilizzata dai membri di tale confraternita, che inizialmente sono quasi esclusivamente “arbëreshë”, essendo pochissimi i “liti” nel casale di Contessa, come documentato dai riveli del 1592 e del 1623 (testo nel blog del 15 marzo 2014), anche se nei decenni successivi saranno sempre più numerosi.
Dopo che diventa sede della parrocchia latina (1698), forse per mancanza di manutenzione idonea, la chiesa purtroppo, nei primi decenni del secolo XVII,  è ridotta in pessime condizioni e si teme che venga chiusa al culto, come attestato da una relazione del  1740 del Visitatore della casa Colonna: “la parrocchia latina è troppo indecente, quantochè dubitano che il  Prelato ordinasse chiuderla”.

Per volontà del principe Colonna, per l’impegno di don Michelangelo Musacchia, dal 1750 curato dei latini, e con l’apporto di tutti i contessioti, greci e latini, la cappella della Madonna della Favara, con i lavori eseguiti dal 1751 al 1771, viene restaurata, ampliata ed abbellita.

In un manoscritto del 1771 (archivio parrocchia greca) al riguardo è riportato:

* “I latini però terminato che fu il materiale di tutta la fabbrica vi posero una lapide, in cui si stava scritto qualmente quel tempio era stato eretto a spese dei latini e che perciò non più ai greci ad essi pell’avvenire spettava”…..

*“Ognuno secondo le proprie forze, colle fatiche personali i poveri, all’ingrandimento della loro parrocchia, e comeché  le famiglie più comode sono appunto quelle degli albanesi in quella terra, vi accorsero quegli più d’ogni altro all’ampliamento di quel tempio, e molto più che era loro proprio”……

* “Tosto si opposero i greci contro i latini nella corte vescovile di Girgenti: vinsero la causa, strapparono l’affissa ingiusta lapide piantata in un fondo alieno coll’exequatur della medesima Corte vescovile”.

La chiesa è in gran parte di nuovo distrutta nel 1843: la sera del 21 febbraio un furioso temporale fa crollare gran parte della chiesa della Madonna della Favara e la sede della parrocchia latina è trasferita provvisoriamente nella chiesa delle Anime Sante fino a quando, sempre con l’apporto di tutti i contessioti,  viene ricostruita e resa agibile. Ulteriori lavori di ampliamento (cappella lato sud) e di abbellimento sono  eseguiti in vari periodi, in particolare dopo il terremoto del 1968, ed oggi la chiesa della Madonna della Favara è regolarmente aperta al culto.
Durante i lavori di restauro e di consolidamento della chiesa, eseguiti nell'ultimo decennio del secolo scorso con i fondi della ricostruzione, viene individuato, sotto il pavimento un ampio locale rettangolare, che si estende dai primi gradini dell'altare maggiore fino ai primi banchi, davanti all'altare del Crocifisso. Dalle testimonianze raccolte tra gli operai del cantiere di ricostruzione sembra che questo locale, utilizzato come ossario del  cimitero della chiesa, sia la cappella costruita per custodire l'immagine della Madonna trovata nelle vicinanze della sorgente Favara (Madonna del Muro), come sopra riportato in uno scritto di Atanasio Schirò. Le caratteristiche di questo locale sono analoghe a quelle della vecchia cappella trovata nella chiesa parrocchiale greca dopo i lavori di restauro (oggi visitabile con accesso dalla navata laterale destra).
Dopo il crollo del 1843, per la seconda volta i contessioti, in una generosa gara di  solidarietà, manifestarono la loro devozione alla Madonna contribuendo con denaro e con varie  collaborazioni gratuite a ricostruire tempestivamente la chiesa.
Tutti i contessioti, uomini, donne, bambini e anziani, sono impegnati per la ricostruzione della chiesa: gli uomini trasportano la sabbia dalle cave della Brigna e le pietre dalla cava Honi, mentre le donne trasportavano l'acqua dalle sorgenti più vicine (Favara e Canale).
Si tramanda che, durante i lavori di ricostruzione della chiesa, la  statua  della  Madonna rimane  esposta  sulla  grande roccia, che si trova nel fondo della famiglia Liuzza Antonino, attiguo al sentiero che porta verso la contrada Tarmaggio.
Le donne e gli anziani vegliano pregando la statua della Madonna circondata da fiori,  posta sulla roccia e rivolta verso la contrada Honi, perché protegga quanti sono impegnati  nel pericoloso lavoro di estrazione e trasporto delle pietre necessarie per la ricostruzione della chiesa.
Ricostruita la struttura della chiesa, nei decenni successivi i Contessioti continuano a manifestare la loro gratitudine e devozione alla Madonna dotando la  chiesa di un grande organo a canne (1871), ornando con marmi la cappella monumentale della Madonna (1878), sopra l'altare centrale, abbellendo la volta, l'abside e le varie cappelle con stucchi, ori, statue, affreschi. Il pavimento è rifatto in marmo. La chiesa è anche dotata di suppellettili e arredi  nuovi, grazie all'impegno del clero ed alle offerte dei contessioti residenti o emigrati, che conservano un vivo ricordo del paese natio ed una profonda devozione verso la Madonna della Favara.

Dopo la rimozione della lapide posta dai latini, a conclusione dei lavori di restauro della chiesa nel 1751, “per torre, in futurum, ogni pietra di scandalo rissa, si divenne tra il  clero greco e latino di fare  nel 1754, per gli atti di notar don Salvatore Schirò, una solenne Transazione, in cui primo si convenne che tutte le antiche  e principali giurisdizioni della Matrice chiesa greca, di cui é filiale l’accomodata parrocchia dei latini, appuntino si osservassero intatte; secondo che i latini ratificavano qualmente la chiesa della SS. Vergine della Favara era “de jure proprio” dei greci; e che i latini eglino permettevano il solo uso della chiesa a loro accomodata, finché fabbricassero questi un proprio loro tempio; terzo, che in vivo momento ed esecuzione di questo accordo i greci ogni anno dovessero solennizzare, essi, la quindicina dell’Assunta sino al quindici di agosto in suddetta accomodata chiesa; quarto, pel medesimo fine, nel condurre ogni anno la sacra Bolla della Crociata, il parroco greco uscendo dalla matrice in processione avesse ad entrare nella sudetta accomodata chiesa ed ivi celebrarvi messa cantata solenne e farvi la spiega d’essa Bolla; quinto finalmente, che la festa della nascita di Maria agli otto di settembre, ogni anno, la solennizzassero, con vespero, messa cantata e processione, i greci ed in caso che il parroco greco non avesse comodo di intervenire, allora dovesse egli destinare a qualsivoglia del clero greco per supplire le veci del parroco greco nelle sudette processioni; e se mai il parroco latino si volesse intervenire nella suddetta processione, col clero, sta in sua libertà”.

Questa transazione viene convalidata con Sovrana risoluzione, 5 agosto  1845, comunicata con Real rescritto del dì 9 di detto mese ed anno tanto alle autorità ecclesiastiche che civili, con la quale il re Ferdinando II ordina che”dai due cleri di Contessa si eseguisse la transazione 6 settembre 1754, come quella, che dalla sua costante osservanza si erano avuti i più felici risultati."
La Transazione viene anche confermata con decreto dell’ arcivescovo di Monreale (10.11.1900): “veduta la istanza del parroco latino di Contessa Entellina e i documenti dal medesimo prodotti; vedute le repliche del parroco greco alla istanza suddetta; considerando che con sovrano rescritto del 9 agosto 1845 onde porsi termine alle questioni allora insorte tra i due cleri, latino e greco, fu disposto doversi eseguire la transazione del 1754, con la quale erano stati stabiliti i rispettivi diritti e prerogative circa la festività di Maria SS.ma delle Grazie, che si celebra il dì 8 settembre d'ogni anno nella chiesa medesima; che  di fronte a tale rescritto, fondato sulla osservanza delle transazioni anzidette, ultrasecolari, sia opera vana quella di rivangare il passato sull'origine del locale di Contessa e su tutt'altro addotto dal parroco latino, la sovrana determinazione mirò certamente a che non risuscitassero più oltre i dissidi tra le due  parrocchie, ed essa ha tutta l'importanza e tutto il valore per troncarsi ogni questione sul proposito; dichiariamo che si debba stare fermi alla osservanza del passato circa all'esercizio dei rispettivi diritti e prerogative dei due cleri salvo, secondo i casi, i provvedimenti da emanarsi dalla Suprema Autorità Vescovile per le modalità del detto esercizio. Datum Monte Regali die 10 novembris 1900".


(chiesa Favara - continua)

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