venerdì 17 gennaio 2014

Regione Sicilia. Ciò che emerge dalle indagini a carico dei politici è la loro convinzione di poter osare tutto, lecito ed illecito

Dal 23 gennaio dovrebbero iniziare a presentarsi davanti ai pubblici ministeri di Palermo proprio i 13 coinvolti nell' indagine sull' uso illegittimo dei fondi dei gruppi, ai quali è stato notificato un invito a comparire, ossia i capigruppo della scorsa legislatura.
Nel frattempo, la documentazione acquisita è stata inviata pure alla Corte dei Conti perché sia, eventualmente accertato il danno erariale.
Si tratta delle carte scandagliate in due anni da otto agenti della Guardia di finanza. Quelle stesse carte già lette da Agueci, Maurizio Agnello, Luca Battineri e Sergio De Montis, i pubblici ministeri che hanno in mano l' inchiesta.
«Siamo in una fase assolutamente iniziale dell' indagine. Ora dovremo valutare i singoli episodi che hanno destato dubbi negli inquirenti», ha spiegato Agueci.
Si inizierà pertanto col sentire i capigruppo (Innocenzo Leontini, Rudy Maira, Cataldo Fiorenza, Giulia Adamo, Nunzio Cappadona, Antonello Cracolici, Francesco Musotto, Nicola Leanza, Nicola D' Agostino, Giambattista Bufardeci, Marianna Caronia, Paolo Ruggirello, Livio Marrocco) «perché le spese transitavano da loro».
L' inchiesta è complessa perché la zona grigia tra il lecito e l'illecito è ampia. D'altronde le leggi a "trasi e nesci" le hanno fatte dei politici per i politici.
La legge, infatti, stabiliva che i fondi dovessero essere usati per l' attività politica dei Gruppi, un concetto tutto da interpretare.
Ad esempio - avrebbe precisato un investigatore - una cena elettorale a sbafo potrebbe rientrare nell' uso lecito dei fondi, diverso è il caso di cene organizzate a fini privati.
 
La Repubblica di oggi riporta
LUI, Giovanni Greco, ha dato una mano pure ai due figli, mandando a lavorare nei loro uffici privati personale assunto dal Parlamento regionale. Questo, almeno, scrivono i magistrati negli avvisi di garanzia relativi all' inchiesta sulle spese folli dell' Ars.
Un' indagine che scoperchia un' altra incredibile parentopoli.
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LA POLITICA siciliana si fa a tavola. A volte con il tocco di uno chef, altre con il menù turistico.
Ma sempre a spese del contribuente. Perché i conti erano pagati con i fondi assegnati dal Parlamento ai gruppi. Il record spetta al Pdl di Innocenzo Leontini, che ha speso 28.251 euro di pranzi e cene fra l' agosto 2008 e il luglio 2009. Quelli erano banchetti di ringraziamento, dopo l' avvio della legislatura, niente a che vedere con l' attività istituzionale dei gruppi.
Il menù più raffinato fu di certo quello pagato dal capogruppo dell' Udc, Rudy Maira, al "Charleston" di Mondello, 600 euro per undici persone, in fondo neanche tanto. Il partito di Casini si distingue per raffinatezza del gusto: fu un grande successo l' aperitivo organizzato dalla "Ballarò Volo food experience" per un centinaio di persone. Importo 1.300 euro. Anche questi pagati con i soldi dei gruppi parlamentari.
Francesco Musotto, all' epoca capogruppo dell' Mpa, mise in conto all' Ars il banchetto da 4.700 euro a Villa Alliata che il 19 ottobre 2010 sancì l' alleanza politica con il Pd, presenti i deputati dei due gruppi parlamentari, nonché l' allora presidente della Regione Raffaele Lombardo.
Pranzi e cene sono stati il cuore della campagna elettorale anche per Giambattista Bufardeci, cui la Procura contesta di avere speso per conti nei ristoranti una cifra di 634,29 euro: non è stata trovata alcuna ricevuta fiscale nella sede del gruppo Grande Sud, ma solo una generica indicazione di pranzi e cene. Troppo poco, e anche Bufardeci è finito sotto inchiesta per peculato.
 
Il Giornale di Sicilia di oggi (in una intervista a Gian Antonio Stella)
La casta è rimasta casta...
«Sì, la casta è rimasta casta. In confronto a casi clamorosi come la truffa del Ciapi sulla formazione professionale con la spesa di 15 milioni di euro per formare 18 apprendisti (e chissà se questi sono esistiti davvero); di fronte alle varie truffe sulla formazione con cifre pazzesche finite ad aziende possedute da politici, (basti pensare al caso Genovese-Buzzanca a Messina), di fronte a numeri più grossi, il rimborso per Diabolik è una piccolezza».
Ma come si dice in Sicilia «tanti pizzicuna fanno le carni nere»...
«Esatto. Queste piccolezze, così miserabili, ti danno l' idea che c' è chi ha pensato di potersi permettere di tutto. Non gli bastava uno stipendio o una indennità stratosferica rispetto al reddito medio siciliano, che è infinitamente più basso di quanto prenda un deputato dell' Ars.
Non gli bastava la sensazione di vivere davvero in un palazzo della cuccagna (come lo definì anni fa Saverio Lodato). Non gli bastava di avere rimborsi chilometrici sbalorditivi rispetto a quelli dei comuni mortali. Ma anche Diabolik a spese nostre!
Bèh, insomma, mi dà l' idea di una sfrontatezza totale.
 
La Gazzetta del Sud
Non è antipolitica, come qualcuno speciosamente liquida la reazione indignata della gente.
È anti-politici e anti-sistema marcio: contro questi parlamentari che da anni fingono di non capire e adesso guardano alla Procura preoccupati di salvarsi dalle conseguenze dell' ipotizzata accusa di peculato che, se andasse in porto, li estrometterebbe d' un colpo dal palazzo. Ecco l' unica ansia.
 
Centonove
Indagati, Davide Faraone, Antonello Cracolici e Giuseppe Lupo sono costretti a mettere in frigo gli accordi che comprendevano anche il rimpasto in giunta. L' unico candidato senza problemi resta Fabrizio Ferrandelli.

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