mercoledì 11 dicembre 2013
Matteo Renzi ed il neo-berlusconismo
“il sindacato deve cambiare con noi".
Fra le cose più preoccupanti che ci e' stato dato di sentire da Renzi, neo segretario Pd, c'e' questa frase. Il sindacato e' una aggregazione sociale che si autogoverna e pertanto ci chiediamo come un soggetto esterno, non iscritto, non coinvolto voglia pretendere di cambiare la visione di campo altrui.
Quale e' la verita' di questa infelice espressione ? Renzi per vincere le prossime battaglie che dovrebbero portarlo non si sa bene quando a Palazzo Chigi deve attaccare il sindacato. Il suo riformismo e' fasullo, eglin non si ispira alla socialdemocrazia, semmai a Marchionne. È di destra.
Stando alle parole di Renzi, la sua vittoria dimostrerebbe che il riformismo ha finalmente un’anima.
“Riformismo è una parola che va riempita di idee, possibilmente forti. Il riformismo storicamente in Italia e attuale in Europa e' socialdemocratico. Per Renzi ed i suoi accoliti invece per riformismo viene inteso oggi : abolire lo statuto dei lavoratori, cacciare gli immigrati, ridurre i diritti conquistati dal mondo del lavoro nel Novecento, diffondere una cultura antisocialista. Per riformismo il neo-Pd oggi intende ciò che una volta si chiamava restaurazione. Il riformismo di una volta, quello che voleva cambiare le cose a vantaggio dei sindacati e dei lavoratori, è stato abolito nella mentalita' di Matteo Renzi. Se riformismo è fare il verso all’efficienza del capitalismo, allora Matteo Renzi è certamente riformista. Siamo quindi al neo-berlusconismo.
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