venerdì 29 novembre 2013
Berlusconi. Occorre archiviare quella storia; non c'e' motivo in uno stato democratico di infierire su chi "cade"
Berlusconi e' caduto, ha perso almeno sul piano personale il potere politico. Gli resta un enorme potere economico e quindi non possiamo immaginare che finira' in stato di bisogno i suoi giorni. Non e' su questo pero' che vogliamo soffermarci, bensi' sui tanti nani, nani della politica, a destra come a sinistra, che dopo avere per vent'anni osannato il potere berlusconiano da un lato oppure finto di fare opposizione (come per tutti questi anni ha fatto il Pd dalemiano) adesso salgono sul cadavere di chi e' crollato per dirne di cotte e di crude, per esultare ed umiliare.
Chi scrive non ha mai votato per Berlusconi o per il centro-destra pero' ritiene che non e' su chi crolla che bisogna esultare, e' su chi sta a cavallo, al potere, che bisogna battere perche' eserciti il potere democraticamente.
Su Berlusconi non c'e' motivo di esultare in maniera disgustosa come in queste ore fanno i tanti nanetti della politica, ed in particolare i cinquestelle. Si tratta di un condannato, di un decaduto da archiviare, punto e basta.
Quando in politica non vi erano ne' opportunisti ne' nanetti ma uomini che venivano dalla Resistenza, grandi idealisti e grandi costruttori del futuro, nel 1953, la Sinistra socialista-comunista sconfisse De Gasperi che proponeva quella che in forma "propagandistica" fu definita legge truffa. I comunisti, genitori dei dalemiani, esultarono e ingiuriarono a piu' non posso Alcide De Gasperi, lo sconfitto che si ritiro' dalla politica. Pietro Nenni, leader socialista, anch'egli vincitore della battaglia contro De Gasperi, invece sul suo diario scrisse "gli avversari vanno sconfitti, non vanno umiliati".
Anche Berlusconi, sconfitto, non va umiliato per il semplice motivo che per venti anni egli e' stato protagonista perche' gli italiani lo hanno preferito ad altri politicanti.
Se fanno pena quindi i cinquestelle esultanti lo fanno, in queste ore, pure i berluscones che presi dal livore e dal rancore insultano le istituzioni, la magistratura, il capo dello stato etc.
In uno stato di diritto si vince e si perde, ma la comunita' deve poter andare avanti nel rispetto delle leggi, evitando di umiliare chi perde o chi si adopera per far rispettare le regole.
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