La macchina amministrativa insediatasi col dopo voto del
9-10 giugno si è messa in funzione. I cittadini ne colgono i segni dalle
letterine (o letterone, a secondo del punto di vista) che cominciano ad
arrivare in materia di tributi locali.
Andiamo con ordine.
Capitolo Imu: per sapere con certezza quando e quanto
pagheremo dovremo attendere la fine di agosto, quando il Governo calerà l'asso della
riforma del prelievo sulla casa. Per far quadrare i conti, intanto, alcuni
sindaci hanno messo mano anche alle altre tasse e tariffe municipali: qua e là
(anche se non ovunque) aumentano addizionale Irpef, mense, piscine (dove
esistono) e persino multe stradali.
La vera stangata arriva –o arriverà- dalla
Tares, il nuovo tributo sui rifiuti escogitato con il decreto Salva-Italia del
2011: e qui siamo nel far west.
Sulla nuova tassa ambientale, i Comuni si sono mossi alla
spicciolata. La normativa era entrata nel caos già con la messa in discussione dell'entrata
in vigore della Tares (il 1 gennaio 2013), figuriamoci dopo, quando è uscita
l'ipotesi di accorpare Imu e Tares in un'unica imposta.
Ci sono Comuni che
ancora non hanno dato cenni al contribuente e sono in alto mare. Altri, e fra
questi è Contessa Entellina, nelle ultime settimane hanno inviato o stanno
inviando i bollettini: si tratta di due
bollettini, uno in scadenza ad agosto, l'altro a ottobre; costituiscono un
acconto: la somma pagata sarà detratta all'importo dovuto per il 2013 dal cittadino,
che però ancora ignora la cifra complessiva dell'esborso Tares.
Nel caos si staglia un dato certo: la nuova tassazione
sui rifiuti sarà più pesante di prima: in media tra il 10 e il 20%, con punte sino al 30%; peserà
la copertura dei costi del servizio (che dovranno essere garantiti dal prelievo
e meno il servizio è efficiente, più i cittadini pagheranno) e la maggiorazione
di 30 centesimi al metro quadro che andrà allo Stato.
Di buono c'è che alcuni
municipi hanno studiato misure per calmierare gli incrementi: Qua e là sono previste riduzioni per
riequilibrare il sistema che penalizza le famiglie più numerose e una serie di sgravi ed esenzioni per i
single, per chi ha case vuote o risiede all'estero, per chi ha un Isee al di
sotto della pensione minima Inps, ad esempio.
Da qui al 31 agosto - termine entro il quale il Governo
dovrà mettere in campo la riforma del sistema di tassazione degli immobili - il
quadro potrebbe cambiare: e persino radicalmente se tornasse in auge la proposta di accorpare Imu e Tares in
un'imposta comunale unica, la cosiddetta "service tax".
Per
architettare un intervento così incisivo ci vorrebbe però più tempo di quello a
disposizione; inoltre un'imposta ambientale che - in quanto fusa con l'Imu -
verrebbe calcolata anche in base a vani, metri quadrati e peculiarità
dell'immobile non sarebbe in linea coi parametri europei.
Difficile, dunque,
che la riforma del fisco immobiliare possa cambiare i connotati della Tares.
La cosa che a noi, osservatori attraverso il Blog,
incuriosisce è: “se non è ancora stato varato il regolamento sulla Tares, se
non si conosce il Piano Finanziario sulla Tares, se non è ancora stato
approvato il bilancio di previsione, come si fa ad esigere tributi dai
cittadini ? sia pure in acconto ? ”.
In altri termini. A scuola ci hanno insegnato: ‘no taxation without
representation’, ovvero: nessuna tassazione senza rappresentanza, che significa
nessuno ci chieda soldi per tributi che non sono stati discussi, approvati e
varati dagli organi preposti.
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