giovedì 31 maggio 2012

Sanità in Sicilia. Siamo -come su tutto- anomali

Secondo l'Istat, i siciliani sono insoddisfatti dei servizi sanitari sul piano
-dell’assistenza,
-della degenza
-e dei risultati.
Un giudizio negativo che nel dettaglio riguarda i servizi igienici, la professionalità medico-sanitaria, le strutture, le liste d’attesa, il rapporto paziente-medico.

Per quanto riguarda le disuguaglianze nella qualità dei servizi sanitari, il Rapporto Istat evidenzia che nel 2010 il Servizio sanitario nazionale ha speso 111.168 milioni di euro, pari a 1.833 euro pro capite.
A livello regionale, si osserva uno scarto di circa 500 euro pro capite tra la provincia autonoma di Bolzano, che spende mediamente 2.191 euro per ogni residente, e la Sicilia, che ne spende 1.690.
Il “Patto della salute 2010-2012” aveva stabilito, come parametri di riferimento, una quota pari
-al cinque per cento delle risorse complessive da destinare all’assistenza collettiva in ambiente di vita e di lavoro,
-una pari al 51 per cento all’assistenza distrettuale
-e il restante 44 per cento per l’assistenza ospedaliera.
Rispetto a questa ripartizione delle risorse, solo Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana presentano una distribuzione della spesa sanitaria molto prossima ai parametri di riferimento, mentre per le altre regioni le risorse risultano ancora troppo spostate verso l’assistenza ospedaliera (soprattutto Lazio, Abruzzo e Sicilia) a discapito delle attività di promozione della salute e dell’assistenza distrettuale.
I principali squilibri tra regioni si osservano, in particolare, per i servizi preposti alla presa in carico di pazienti cronici e alla gestione della post acuzie, in larga misura rivolti agli anziani ed ai disabili.

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