I garages ed il pagamento della tarsu
L’esenzione dalla Tarsu (tassa sui rifiuti) per mancata produzione di rifiuti è un principio generale che si evince dalla legge istitutiva e precisamente all’art. 62:
“Non sono soggetti alla tassa i locali e le aree che non possono produrre rifiuti o per la loro natura o per il particolare uso cui sono stabilmente destinati o perché risultino in obiettive condizioni di non utilizzabilità nel corso dell’anno, qualora tali circostanze siano indicate nella denuncia originaria o di variazione e debitamente riscontrate in base ad elementi obiettivi direttamente rilevabili o ad idonea documentazione.”
E questo vale anche per un’abitazione, quando di fatto sia non abitata.
Secondoi la Circolare del Ministero delle Finanze, la n. 95/e del 1994  “devono considerarsi esclusi dal calcolo della superficie rilevante… quei locali il cui uso è del tutto saltuario ed occasionale e nei quali comunque la presenza dell’uomo è limitata temporalmente a sporadiche occasioni ed a utilizzi marginali”, ma è anche vero che lo stesso Ministero qualche anno più tardi ha chiarito in una risoluzione il senso delle parole “la circolare n. 95/E, nel menzionare quale causa limite di esclusione la presenza “sporadica” dell’uomo, deve intendersi riferita a superfici caratterizzate da usi meramente occasionali e nettamente distanziati nel tempo e pertanto diversi da quelli domestici, peraltro non obiettivamente rilevabili nella loro frequenza ed "intensità”.

I garage spesso sono veri e propri laboratori dove si svolgono attività casalinghe, e non solamente luogo dove si ripone l’auto e basta.
Se il garage è adibito per riporre l’auto e non lo si usa come ripostiglio pertinenziale è opportuno rappresentare al Comune le circostanze di non utilizzabilità ad altri fini del locale garage.
La sentenza recente della Commissione Tributaria Regionale garantisce in ogni caso tranquillità poiché  conferma che non si deve provare, con idonea documentazione, il mancato utilizzo ma, al contrario, compete al Comune eventualmente provare la produzione di rifiuti.
La Camera del Lavoro di Contessa Entellina nei prossimi giorni è disponibile per eventuale assistenza sulla problematica qui affrontata.

martedì 28 febbraio 2012

Spesa pubblica. Tagliare si; però ...

L'1 marzo prossimo e' convocato il Consiglio Comunale di Contessa Entellina per trattare, fra l'altro, il Piano triennale delle Opere pubbliche.
L'ordine del giorno riporta anche un punto che all'occhio poco attento potrebbe suonare strano
"Proposta di aggregazione del territorio di Contessa Entellina al circondario di Sciacca".Di che circondario si tratta ?
Sul piano amministrativo le circoscrizioni, istituite col decreto Rattazzi nel dopo unita' d'Italia, sono state abolite nel 1927.
Ed allora ?
Vuoi vedere che si tratta degli uffici giudiziari ?
Tribunale di Sciacca
Quegli uffici che nel quadro della riforma portata avanti dal guardasigilli Nitto Palma prima e Paola Severino sono destinati ad essere soppressi per riportare sotto controllo la spesa pubblica e che finora sono stati risparmiati, in quella parte dell'agrigentino, per il ruolo dell'ex ministro Alfano, agrigentino, manco a dirlo ?

Incredibile !
Noi contessioti non ci preoccupiamo di lasciare integra l'Autonomia del plesso scolastico di Contessa Entellina (di cui si ventila l'accorpamento, in barba alla specifica normativa di tutela delle minoranze etniche) e ci facciamo carico pero' di far aderire il nostro comune, della provincia di Palermo, al tribunale di Sciacca, avviato dopo l'eclisse di Alfano alla soppressione e al trasferimento  dei suoi carteggi e del suo personale alla sede di Agrigento.
Vogliamo quindi noi contessioti, indefessi, andare a finire ad Agrigento ?

Gli italiani vogliono una spesa pubblica sotto controllo, vogliono che lo Stato non sciupi i tributi che con sacrificio loro pagano, poi quando il taglio investe i tribunali antieconomici come quello di Sciacca si trova sempre qualche sindaco, qualche comune, che si mostra disponibile ad allargare il territorio circondariale del tribunale, che comunque è destinato ad essere chiuso.

Si, italiani brava gente !
Se questo e' il problema, l'iniziativa oltre che carente di senso civico perché punta a mantenere in vita strutture antieconomiche e parassitarie, cozza contro precedenti decisioni del Consiglio Comunale assunte una decina di anni fa'.
Ed in ogni caso il ministero non si lascerà commuovere dallo spirito sciupone e parassitario assunta da un comune -manco a dirlo- siciliano (ma non arbëresh).
Siamo alle solite.
In Sicilia gli investimenti non si fanno, pero' per la piccolezza dei nostri politicanti dovremmo mantenere aperti migliaia di uffici pubblici e burocratici per somministrare stipendi che non servono, se non ai loro percettori.

Evasione fiscale. Avremo i sindaci sceriffi

Se i comuni riusciranno a scovare
-le case fantasma,
-il lavoro nero,
-i rifiuti speciali non trattati appropriatamente o le locazioni abusive,
avranno un premio: l’intero ammontare di tutto quanto recuperano dal recupero dell'evasione fiscale.
Il Governo Monti ha messo nero su bianco, questa idea che il precedente governo Berlusconi agitava ma si guardava bene dal concretizzare. L’Agenzia delle Entrate ha inviato ai Comuni un “manuale” dove sono illustrati tutti gli spazi per arricchire le casse comunali.Oltre alle case che sfuggono al catasto e al lavoro nero i comuni vengono sollecitati a sbirciare nel mondo del commercio e delle professioni, soprattutto se esiste corrispondenza fra ciò che si dovrebbe esercitare e ciò che di fatto si opera. I comuni vengono invitati a verificare che sussista partita Iva per ciascuna operatività presente sul territorio, nonché di porre attenzione alla pubblicità abusiva e soprattutto alle organizzazioni senza fini di lucro che, all’atto pratico, svolgono invece attività commerciale sotto la veste di club o di associazioni di varia natura.
Molti anni fà accadeva:
Chi raccoglieva le verdure nel proprio campo raggiungeva la casa furtivamente; chi la comprava nel negozio attraversava la piazza.
Spunto dai libri di Anton Blok

Il 70% di quanto si mangia -oggi- nell'Isola arriva da oltre lo Stretto. Pasta, carne, verdure, frutta.
Sì, la Sicilia regione prettamente agricola, terra di buona qualità dei prodotti che qui crescono sotto il sole mediterraneo vive di importazione dei 2/3 di tutto ciò che consuma per alimenti.I movimenti culturali e politici che contestano la logica della “crescita” continua dell’economia globalizzata e vedono in Serge Latouche il nuovo profeta della “decrescita serena” all’insegna dei  vantaggi del chilometro zero, ossia dei vantaggi provenienti dall’auto alimentazione con prodotti del proprio territorio, in Sicilia non hanno alcuna fortuna.
Noi siciliani preferiamo pagare di più. Vogliamo i prodotti che vengono da parecchi chilometri lontani. Vittime forse della pubblicità oppure molto più probabilmente dell'ignoranza.
Non mangiamo la roba nostra ma - ciò che è peggio - non vendiamo nemmeno ciò che produciamo. Ciascuno qui in Sicilia è abbarbicato al proprio isolamento, al proprio orgoglio e guarda di continuo il proprio ombelico.
Il discorso fatto al livello regionale lo si può riportare senza alcuna difficoltà al livello ancora più localistico. I contessioti preferiscono fare la spesa altrove, in altri centri. I corleonesi preferiscono farla a Palermo. I palermitani, quelli che possono ovviamente, vanno a fare lo shopping ogni quindici giorni a Roma.
Tutti sostengono che a Castelvetrano la spesa alimentare costa meno. Nessuno contabilizza il carburante per girare sul territorio, il tempo necessario e la veridicità dei propri presupposti contabili.
No, noi siciliani, noi contessioti, dobbiamo dimostrare, abbiamo necessità di mostrare che siamo “intelligenti”, che nessuno ci frega. Non ha importanza se restiamo fregati; per noi l'importante è apparire "non fregati".
Non siamo fatti per l’economia a “chilometri zero”.

lunedì 27 febbraio 2012

Il Parlamento italiano è l'unico in Europa
dove la Sinistra non è rappresentata.
Ecco cosa capita ...
In questi giorni, quando tutti i telegiornali ci mostrano tabelle e prospetti per evidenziarci come le retribuzioni medie degli italiani siano ai livelli più bassi in Europa, inferiori a quelli della Spagna (forse della Grecia del 2009), di Cipro e di altri paesi, c’è chi ci ricorda come negli anni sessanta quando la Fiat era sotto la guida di Valletta, direttore generale di origini siciliane, costui guadagnava 36 volte in piu' rispetto ai suoi operai.
Veltrusconi; i campioni delle elezioni 2008 che
hanno tagliato fuori le forze di sinistra

Oggi che il mondo è legato mani e piedi ad un solo modello economico (il liberismo) Marchionne, capo assoluto Fiat,  guadagna 6.400 volte di piu di un operaio di Pomigliano.
Il mondo in cinquant’anni non è divenuto migliore. Il problema di oggi e di domani è l’eguaglianza (che non significa di certo nè uniformità nè disconoscimento dei meriti, ma non può nemmreno significare ingiustizia sociale).

Provincia Regionale di Palermo. Ed i politicanti la vogliono salvare !!!

estratto da un articolo di LA REPUBBLICA
Sicilia
Il presidente di Provincia con lo staff da un milione
...e  nessuno finisce in galera !
(Foto: La Provincia non ha fondi per la manutenzione stradale.
A Contessa Entellina la viabilità di pertinenza della Provincia
è da sempre in queste condizioni.

La cosa su cui riflettere è che quattro anni fà i contessioti,
in massa, con percentuali superiori al 60% votarono un
signor ... nessuno per la guida della Provincia.
Egli ricambia quel consenso disponendo di auto blù ed ignorando dove
sia ubicata Contessa Entellina.
C'è da scommettere che nella prossima tornata elettorale
il sig. Avanti diventerà parlamentare europeo.

I contessioti, come i siciliani, sono fatti così !!!
In Sicilia lo spreco avanza, cambia forma e mantiene l'Isola luogo simbolo della cattiva gestione. Assume le sembianze di spregiudicate (e illegittime) operazioni di finanza straordinaria. Come quella che, negli anni scorsi, fece la Provincia di Palermo affidando 30 milioni a una società - la Ibs Forex di Como - che prometteva guadagni anticiclici investendo nei mercati monetari. Risultato: società fallita, soldi scomparsi e vertici dell'ente chiamati a rispondere del danno erariale.

Ma un leit-motiv della relazione del procuratore Guido Carlino è quello delle consulenze. Centinaia gli incarichi assegnati. I casi più eclatanti: quello del presidente della Provincia, sempre di Palermo, Giovanni Avanti, denunciato per uno staff di collaboratori dal costo di un milione. Oppure l'ex commissario della Fiera del Mediterraneo condannato per aver continuato ad affidare incarichi in una "situazione di precarietà finanziaria" che avrebbe portato l'ente al fallimento.

domenica 26 febbraio 2012

La domenica dell'ortodossia

Veneriamo la tua purissima icona, o Buono, chiedendo perdono per le nostre colpe, o Cristo Dio. Ti sei benignamente degnato di salire volontariamente con il tuo Corpo sulla Croce, per liberare dalla schiavitù del nemico coloro che hai plasmato. Pertanto, con riconoscenza, a Te gridiamo: Hai riempito di gaudio l'universo, o nostro Salvatore, venuto a salvare il mondo.
E' questo -sopra riportato- l'inno che la Chiesa Bizantina da oltre un millennio canta -in greco- nella prima domenica di Quaresima, la domenica dell'Ortodossia, quando le icone vengono condotte in processione nelle adiacenze delle Chiese.
In questa prima domenica di Quaresima nella Chiesa Madre di Contessa Entellina, di tradizione bizantina, come peraltro in tutte le chiese dell'Eparchia di Piana degli Albanesi, è stata commemorato  il ristabilimento del culto delle iconi.
In oriente, per più di cento anni, a partire dall’Impero di Leone Isaurico (717-741) e fino a quello di Teofilo (829-842), la Chiesa fu sconvolta dalla persecuzione degli iconoduli, i difensori del culto delle immagini, da parte degli iconoclasti, che volevano distruggere le immagini sacre, volontà questa che derivava dall’influenza ebraica ed islamica, entrambi religioni che non accolgono la possibilità di rappresentare il divino.
Dopo lunghi scontri e vicende alterne, fra sostenitori e avversatori del culto delle immagini  e con sullo sfondo l’egemonia sul potere politico, nel 787 durante il Concilio II di Nicea,  fu stabilito il principio che, con l'incarnazione del Logos, Dio è diventato visibile, sperimentabile e quindi raffigurabile. Sul presupposto quindi che l'incarnazione del Logos ha rimosso il divieto di non fare immagini di Dio vennero meno gli aspri scontri fra Cristiani, molti dei quali in quel periodo si rifuggiarono dalle regioni orientali dell’Impero in quelle occidentali, principalmente in Sicilia.
Fu comunque sotto l’Imperatrice Teodora che fu convocato l'11 marzo 843 un ulteriore Concilio Ecumenico a Costantinopoli, dove si ristabilì definitivamente il culto delle immagini sacre.
In seguito ad esso, la prima domenica di Quaresima la Chiesa bizantina svolge una processione -con tutto il clero e le autorità ed i fedeli- portando tra le mani le restaurate iconi, che di vennero poste nelle chiese per essere venerate.

Gli amministratori locali che non si occupano di cultura locale
La Regione Sicilia deve ridimensionare il numero degli Istituti Scolastici autonomi che insistono sul proprio territorio.
Ha predisposto nelle settimane scorse un piano che coinvolge 143 scuole, tutte interessate da tagli, accorpamenti e ridefinizioni.
143 scuole rispetto alle 250 che il Ministero, da Roma, avrebbe voluto ridurre.
La politica dell’austerità avviata nel luglio scorso al livello nazionale prevede che il numero minimo degli alunni non può essere, per ciascun Istituto, inferiore a 600 unità.
L'escamotage (noi Siciliani siamo bravi sulle scappatoie) ideato in Sicilia è stato quello di ridurre il limite minimo delle scuole da 600 a 500 studenti perché sia  conservata  l'autonomia. Il Piano varato dalla Regione è stato discusso in svariati tavoli di negoziato con i sindacati, e con le rappresentanze degli amministratori locali, ed  alla fine ha scontentato molti per non dire tutti, soprattutto nelle realtà locali più piccole, da dove è partita l'accusa di interventi che sarebbero stati orientati –ma su questo nessuno ne dubitava- da scelte politiche, da pressioni di parte e di partiti.
Nella trattativa dovrebbero essere escluse le realtà dei comuni di etnia minoritaria (arbëresh, gallicani ..), su cui il legislatore regionale ha varato una legge specifica appena pochi mesi orsono che dovrebbe mettere al riparo gli istituti che superano le 100 unità. Ma nel disinteresse degli Amministratori locali di queste realtà si è finora parlato di accorpamenti … e chissà se non si andrà anche oltre.
Chi siede nei tavoli dei negoziati ha infatti fatto notare come brilli l’assenza degli amministratori locali dei comuni arbëresh.
Insomma le solite storie e le solite incompetenze e mancanza di identità o meglio di personalità dei sindaci.
Il mondo della cultura siciliana (scrittori, appassionati e personalità consapevoli) hanno fatto notare che in questo campo, quello della scuola,  più importante dei tagli sarebbe la razionalizzazione.
E, eliminati gli sprechi che ci sono e sono tantissimi, servirebbe investire sui poli che culturalmente hanno qualcosa da dire, ossia sulle realtà che hanno da aggiungere alle realtà omologate.
Ma l'aria che tira,  che mostra ovunque sciupii, sembra dire che non sia il momento di affrontare questo argomento.
La Sicilia, dopo anni di allegra finanza rischia purtroppo il colpo d'ascia, e non solamente nel settore della scuola. La regione Sicilia di Raffaele Lombardo è sotto osservazione non solo di Roma, ma anche di Bruxelles su ogni comparto della vita associata: dall’immenso esercito dei dipendenti, ai mancati investimenti strutturali, al parassitismo nella formazione che vede coinvolti politicanti, sindacati e finte cooperative.

sabato 25 febbraio 2012

"La trasparenza non è una opzione"
Come non viene gestito il servizio idrico a Contessa Entellina

La Commissione Europea ha dichiarato il 2012 “l’anno dell’acqua”, impegnandosi a presentare entro il prossimo autunno il Blueprint to safeguard Europe’s Waters (Blueprint per salvaguardare le acque europee), documento destinato a diventare la Bibbia dell’Unione europea in materia di politica e gestione delle risorse idriche.
In Italia la diffidenza nel bere acqua di rubinetto è elevata: il 32,8% delle famiglie, secondo le rilevazioni Istat del 2010, dichiara di non fidarsi a berla. Il fenomeno raggiunge livelli ancora più elevati in Sicilia con il 64,2%. A Contessa non esiste una rilevazione ufficiale -ma c’è da scommetterci- che la percentuale sia ancora più alta se è vero (come purtroppo è vero) che ciclicamente il sindaco emette ordinanze scritte a casaccio (ossia non trasparenti) finalizzate a non utilizzare l’acqua per “il consumo umano” perché le analisi batteriologiche “in uscita dal serbatoio comunale” non sono ineccepibili.
Il guaio è, qui a Contessa Entellina, che il Sindaco si scorda (avendo un gran da fare) di informare successivamente l’utenza cittadina sul tempo in cui l’acqua somministrata torna ad essere fruibile. A distanza di qualche mese sistematicamente arriva infatti una nuova ordinanza di “divieto” senza che la precedente sia stata, -stando agli avvisi pubblici- archiviata o revocata.
A stabilire i criteri relativi alla qualità delle acque e i parametri analitici ai quali un’acqua deve sottostare per potere essere definita potabile è il decreto legislativo n.31/ 2001 (modificato dal d.lgs n. 27/2002), che recepisce nella legislazione nazionale le prescrizioni della direttiva dell’Unione Europea 98/83/CE.
Scriviamo questi riferimenti perché nel nostro Comune le Ordinanze Sindacali -su questa materia- sembrano scritte a Bellolampo piuttosto che nel Palazzo Municipale, prive come sono di trasparenza, informazione e richiami normativi.

Ma torniamo alla normativa:
“Acque destinate al consumo umano” sono quelle, trattate o non trattate, erogate attraverso impianti idrici autonomi o cisterne, destinate ad uso potabile e per la preparazione di cibi e bevande o utilizzate nelle imprese alimentari per l’immissione nel mercato di prodotti commestibili.
Il decreto regolamenta tutti gli aspetti organolettici, microbiologici, chimici legati all’erogazione dell’acqua e fissa i limiti di concentrazione ammissibili, tenendo conto dell’assunzione massima giornaliera su lunghiperiodi, della natura del contaminante e della sua eventuale tossicità.
I parametri sono stati divisi in 3 gruppi:
-“microbiologici”,
-“chimici”
-e “indicatori”.
Questi ultimi si riferiscono a sostanze che, non presentano, di per sé un rischio diretto per la salute, ma forniscono un’indicazione tempestiva delle variazioni della qualità dell’acqua e dell’eventuale necessità d’interventi correttivi. Il superamento, invece, dei parametri microbiologici costituisce pericolo per la salute ed obbliga all’interruzione della distribuzione idropotabile. Per il superamento di parametri chimici può essere previsto un periodo di deroga limitato nel tempo e comunque non superiore a 3 anni.
Le Regioni che hanno i parametri dell’acqua non in regola, possono, infatti, fare richiesta di deroga al Ministero della Sanità, che in concerto con il Ministero dell’Ambiente, può concederla purché non presenti un potenziale pericolo per la salute umana e non possa essere assicurato l’approvvigionamento idrico, con nessun altro mezzo congruo.
I provvedimenti di deroga devono presentare, in ogni caso, un piano d’interventi tecnici, mirati al rientro del valore parametrico in eccesso e l’impegno a informare, “tempestivamente ed adeguatamente” la cittadinanza.
La Sicilia, per esempio, è ricorsa al provvedimento in deroga con riferimento al vanadio (un elemento chimico).

E' prescritto
La potabilità dell’acqua deve essere periodicamente sottoposta al duplice controllo
-del gestore del servizio idrico (controllo interno), cosa quest’ultima che a Contessa Entellina suscita perplessità se è vero (come è vero) che le cicliche Ordinanze del sindaco richiamano nelle premesse sempre l’intervento del SIAN e mai le rilevazioni del Servizio Tecnico Comunale,
-e dell’azienda unità locale (Ausl) territorialmente competente (controllo esterno), l’unico organo che da noi -in presumibile carenza municipale- pare vigili sulla salute dei cittadini.
Sono normativamente previsti controlli di routine, ad intervalli regolari, per accertare la qualità organolettica e microbiologica delle acque in relazione anche ad eventuali trattamenti di potabilizzazione e in particolare di disinfezione. I controlli di verifica, che rilevano tutti i parametri di potabilità, sono effettuati a campionamento in diversi punti di scorrimento dell’acqua, dalla sorgente, dal serbatoio,  fino alle fontane (da noi viene ricorrentemente presa a riferimento la fontana della Favara) e fino al punto di consegna, con cadenza stabilita in base al volume d’acqua distribuito in una zona.
Più è alto il volume dell’acqua distribuita, più dovrebbero essere frequenti i controlli. Ad esempio in un acquedotto che eroga ogni giorno tra i 1.000 e i 10.000 metri cubi di acqua, ogni anno sono previsti 1 controllo di verifica e 4 controlli di routine.
Il gestore del servizio idrico (dovrebbe essere il Servizio Tecnico Comunale quando la gestione è diretta –come a Contessa E.-) è responsabile del rispetto dei valori fissati nella legge, per le acque fornite attraverso una rete di distribuzione, fino al punto di consegna, rappresentato in genere dal contatore o dalla presa che introduce il liquido nell’abitazione privata (non funzionando da noi il sistema dei “contatori”). I risultati delle analisi che ogni mese si effettuano devono ( ripetiamo ...DEVONO) venire indicati sul retro delle bollette (da noi, a Contessa Entellina, sono le fatture che paghiamo al Comune) in modo che ogni utente sia informato su cosa gli è stato offerto da bere.

 Quanto riportato oggi lo abbiamo finalizzato perchè il sindaco, dott. Sergio Parrino, voglia fare il Sindaco su questo aspetto non secondario del nostro convivere civile e sociale.
Quanto sostanzialmente viene richiesto  non è una cortesia che gli viene avanzata. La normativa richiamata sopra presenta infatti tutti i caratteri della tassatività.
Non spetta al gestore (ossia al Servizio Tecnico Comunale) farsi carico, invece ed ovviamente, del controllo delle vasche in possesso dei privati utenti o degli eventuali condomini.

venerdì 24 febbraio 2012

106 miliardi annui per la sanità non sono pochi
Perché le Autorità pubbliche si rendano attive ed intervengano per rimuovere le inefficienze nella pubblica amministrazione servono le denunce pubbliche, le inchieste giornalistiche,   serve sostanzialmente che scoppino gli scandali.
Il caso della paziente che al Policlinico di Roma è rimasta quattro giorni sulla barella in corsia denota una irresponsabilità oggettiva del direttore generale e una responsabilità soggettiva del primario.
 Il ministro Renato Balduzzi ha dichiarato che i medici ospedalieri non dovrebbero più effettuare visite in studi esterni ma, eventualmente, in intramoenia. Per meglio dire, non dovrebbero prima incassare nel loro studio €. 100/200 prima di trovare il posto di ricovero nei reparti ospedalieri in cui lavorano.
La sanità in Italia costerà, per il 2012, 106 miliardi di euro. Nell’ottica dei tagli che investiranno tutti i comparti della Pubblica Amministrazione, la spesa sarà revisionata con criteri di efficienza, valori di responsabilità e di merito, e potrà probabilmente  essere tosata di 5-6 miliardi.
In verità servirebbe la migliore utilizzazione della stessa spesa, nel senso che essa dovrebbe produrre maggiori e migliori servizi, in modo da soddisfare di più le esigenze dei cittadini. Le siringhe -ad esempio- dovrebbero costare ovunque lo stesso prezzo, invece di pagarle dieci volte in più negli ospedali del Sud. La disorganizzazione, l’inefficienza ed il menefreghismo sono constatazioni che chiunque capiti in un ospedale pubblico constata.
La Regione Lazio ha accumulato nei decenni 15 miliardi di debiti della sanità e tuttavia non è mai riuscita a organizzare i suoi ospedali e i presidi ospedalieri (quelli piccoli che dipendono direttamente dall’Azienda sanitaria provinciale).
Va da sè che i medici disonesti sono una minoranza, e che però esistono, come esistono gli ingegneri ed i funzionari disonesti inseriti in ogni ganglio della Pubblica Amministrazione.
Gli Ordini professionali, dal loro canto, esistenti per tutelare i cittadini e non i propri iscritti, dovrebbero emettere provvedimenti di indirizzo, richiamando tutti al rispetto dell’etica e del giuramento di Ippocrate, nel caso della sanità.

giovedì 23 febbraio 2012

Sicilia. Chi è il nostro vicino di casa ?


''Tutto mi sarei potuto aspettare tranne di apprendere delle accuse fatte a Liga. E' una cosa incredibile. Ne' io, ne' il movimento cristiano lavoratori lo avremmo potuto sospettare''.

Nega di avere mai saputo che l'architetto Giuseppe Liga era ai vertici di cosa nostra il presidente della Regione Raffaele Lombardo. Citato a deporre al processo al presunto capomafia di San Lorenzo (il quartiere ad est di Palermo), Lombardo ha parlato dei suoi rapporti con Liga e con il Movimento a cui l'architetto apparteneva.

"Il mio rapporto con Liga - ha detto il governatore deponendo in qualità di teste - è cominciato nel 1999 quando, essendo candidato alle elezioni europee, partecipai ad alcuni eventi del Movimento cristiano dei lavoratori di cui Liga era un esponente. Da allora ci saremmo visti una dozzina di volte, compresa quella in cui è stato ripreso, fotografato, mentre entrava a palazzo d'Orleans".

Liga, un architetto, è ritenuto il successore del boss Salvatore Lo Piccolo, e -come è noto-  nel 2009 alla vigilia delle elezioni europee ebbe degli icontri con Lombardo a Palazzo d'Orleans.

mercoledì 22 febbraio 2012

Sicilia. La terra irredimibile

La Germania dell’Est, l’ex paese comunista,  22 anni fa era in condizioni socio-economiche che definire da terzo mondo è poco. Infrastrutture civile assolutamente inadeguate, aziende non competitive e fallimentari, disoccupazione a livelli incredibili ed eccedenti il 60%. Le condizioni dell’ex Germania dell’Est erano verosimilmente anche peggiori della Sicilia e del Meridione d’Italia. L'estensione territoriale di quella parte di Germania corrisponde ad un terzo dell’intera estensione dell’odierna Repubblica Federale di Germania.Visitare la Germania di oggi, sia ad est che ad ovest, non consente al visitatore di cogliere differenze né sociali, né economiche, né culturali fra le due realtà tedesche che –appunto- da 22 anni costituiscono una unica realtà statuale. Quei 22 anni sono stati sufficenti per colmare qualsiasi squilibrio. La stessa cancelliera Merkel proviene dalla parte est della Germania.
La Sicilia a 150 anni dall’Unità italiana versa in condizioni penose. Non è solo l’aspetto economico, sociale, culturale a distinguere la Lombardia, l’Emilia Romagna, l’Umbria dalla Sicilia. Il sottosviluppo e l’arretratezza della nostra isola camminano, mano nella mano, con il contesto umano della nostra terra. Qui tutti ci riteniamo onesti, corretti, esigenti, vogliamo “rispetto” e tuttavia da 60 anni alla Regione Sicilia eleggiamo uomini sulla cui testa pende sistematicamente l’ombra della mafia, (dai Franco Restivo delle origini, ai Rino Niocolosi, ai recenti Cuffaro, per non farla troppo lunga). Oggi il 30% dei parlamentari dell'Assemblea regionale hanno problemi con la Giustizia, e non per reati di opinione.
In Germania lo Stato ha impiegato ingenti risorse del bilancio federale per ammodernare l’Est devastato da una ideologia tirannica ed ottusa, in Sicilia lo Stato ha destinato ingentissime risorse che sarebbero dovuto servire ad infrastrutture e risveglio economico e sono, sempre, sempre, finite nelle tasche di mafiosi, politici corrotti, imprenditori collusi, clientelismo, burocrazia inetta e parassitaria.

Dove la differenza fra Germania dell’Est e Sicilia ?
Lì, i tedeschi sono persone serie, qui noi siciliani siamo mafiosi culturalmente, pur anche quando ci riteniamo e gridiamo ai quattro venti di essere onesti.
Ai tedeschi sono serviti 22 anni per riequilibrare il territorio patrio; agli italiani non serviranno nemmeno 2222 anni per riequilibrare il territorio peninsulare. Pur in presenza di risorse illimitate. Basta pensare che una intera classe dirigente italiana di 950 parassiti si è messa da parte volontariamente alle avvisaglie di un marasma finanziario globale.
Perché ? paura, ignoranza, incompetenza, mancanza di senso dello Stato, disonestà intellettuale oltre che disonestà materiale.

Sicilia. Una regione che vive di assistenza (clientelismo a parte)

In Sicilia è alto il numero delle pensioni e degli assegni sociali. La regione è in testa, insieme alla Campania, per l’ammontare delle prestazioni elargite nell’anno 2010.
La “Relazione sullo stato economico del Paese” ci fa sapere che la Sicilia (insieme alla Campania) è la regione col più alto numero di pensioni sociali. Da noi quindi vive un gran numero di persone che non dispone del minimo per vivere ed è sostenuto dallo Stato.
Il dato indica pure che questo gran numero di persone durante la vita lavorativa non ha avuto l’opportunità di creare una posizione previdenziale utile per il periodo della vecchiaia. Non ha avuto questa opportunità anche perchè quel poco lavoro disponibile viene offerto "in nero".
In Sicilia i beni culturali ed il senso civico crollano.
Tutto quanto accade sotto i nostri occhi, le coscienze
però non si scuotono.
(Foto: S. Maria del Bosco)
La pensione e l’assegno sociale sono infatti dei trattamenti di natura assistenziale che vengono destinati ai cittadini italiani, ai cittadini comunitari residenti in Italia e agli extracomunitari che risiedono abitualmente e sono titolari del permesso di soggiorno.
I beneficiari devono aver raggiunto il 65esimo anno di età e devono avere redditi inferiori ai limiti previsti dalla legge ( dal gennaio 2010 i limiti sono: 5.349 euro e 10.699 nel caso di persone coniugate).
Dal 1 gennaio 2006 l’assegno sociale sostituisce la pensione sociale che comunque continua ancora ad essere erogato per coloro i quali hanno fatto richiesta entro il 31 dicembre 1995).
La Sicilia è in testa per numero di pensioni elargite in rapporto alla popolazione: 132.981 pensioni nel 2010, per un totale di 616,65 milioni di euro.
La pensione e l’assegno sociale non costituiscono base imponibile ai fini IRPEF (essendo provento prettamente assistenziale) e quindi non sono soggetti a tassazione. Per l’anno 2010 la quota mensile è stata di 339.15 euro per la pensione e 411,53 per l’assegno.
In Italia nel 2010 sono state elargite 831,229 pensioni e assegni sociali per un totale di 4 miliardi di euro che lo Stato ha versato all’Inps, unico ente erogatore.

martedì 21 febbraio 2012

Il vocabolario ed il termine "rimborso"

Un legislatore secondo gli antichi testi giuridici deve votare norme di validità erga omnes, che contengano, quindi, i caratteri di "generalità" ed "astrattezza".  Deve immaginare circostanze e condizioni, in teoria, applicabili a chiunque venga a trovarsi in situazioni analoghe a quelle delineate sul testo di legge.
Ai magistrati e alla pubblica amministrazione competerà, dopo, applicare quei principi caso per caso (per ogni singola fattispecie, si diceva una volta).
Immaginiamo (per assurdo) che si faccia una legge per incentivare la lettura di libri. Lo Stato -ad esempio- si proponga di rimborsare il costo di ciascun libro acquistato da qualsiasi cittadino;  motivo percui ciascun lettore di libri sarà diligente nel conservare le fatture e gli scontrini, utili per poter conseguire il rimborso dallo Stato.

L'esempio -molto teorico ora riferito- ci serve per far rilevare come il popolo italiano sia caduto nell'ultimo quindicennio in mano ad un legislatore cialtrone e ladro.
Il legislatore (ossia i nostri 950 scilipodi) nonostante nel 1993 il popolo italiano abbia con referendum plebiscitario votato per l'abrogazione di qualsiasi finanziamento pubblico ai partiti, si è dotato -nel medesimo anno- di una legge, successivamente ulteriormente integrata,  di rimborso delle spese elettorali.
Rimborso dovrebbe significare che i partiti siano tenuti a conservare le fatture delle spese sostenute nel corso della campagna elettorale e poi dopo avere redatto regolari prospetti consuntivi -verificabili da revisori abilitati- passono presentarsi all'incasso di quanto in precedenza sborsato.
 I rimborsi di cui alla  normativa, invece sono dei veri e propri assalti alla finanza pubblica; sono degli arricchimenti illeciti -sanciti dallo stesso legislatore disonesto che si è scritta una normativa salva-ladri apposita. Il tutto in deroga al concetto universale di "rimborso".
I rimborsi delle "spese elettorali" sono, in Italia, di molto superiori alle spese effettivamente sostenute dai partiti-legislatori.
Si tratta di un meccanismo per rubare (senza che rubando si finisca in galera), che pochi conoscono e forse non vogliono conoscere.

Elezioni 2006
Il Pdl (destra) ha incassato 206 milioni di euro a fronte di spese per 54 milioni, cioè quasi il quadruplo.
Il Pd (finta sinistra) ha incassato la cifra di 180 milioni, a fronte di spese effettive per 18 milioni, dieci volte di più.
Tralasciamo gli altri partiti che hanno goduto di vantaggi similari. La legge salva-ladri infatti è stata condivisa da partiti e partitini, da moralisti e antipatizzanti.
Rubare le casse pubbliche -con in tasca la gazzetta uffciale- è bello !

Il legislatore ladro, in un paese dell'Occidente, è forse la prima volta che lo si tolleri. ... E se gli italiani lo tollerano è segno che la malattia non è solamente a Montecitorio. 

Il Lavoro. Quale lavoro ?

Lo Stato che parla alla parte più fortunata della società
Nel Rapporto congiunto sulla Coesione Sociale elaborato da Istat, Inps e Ministero del Lavoro per l’anno 2011, emergono spunti interessanti sulle criticità che ancora oggi le donne (che ovviamente sono pure pure mogli, madri, lavoratrici) vivono nel coniugare gli impegni di famiglia, casa, lavoro e tempo libero: un insieme di responsabilità che stentano ad essere conciliate in modo efficace, costringendo le donne lavoratrici e madri a muoversi con difficoltà tra le esigenze dettate dai propri ruoli e, ricorrentemente, a sacrificare la carriera per dedicarsi alla famiglia.
Secondo le stime presentate dal Consiglio Nazionale Economia e del Lavoro rilevate su campioni di donne in età compresa tra i 25 e i 45 anni, in Italia si verificano casi per cui dopo la nascita di un bambino il tasso di occupazione femminile passa bruscamente dal 63% al 50%, per crollare ulteriormente dopo la nascita del secondo.
Oggi l’occupazione sembra impiegare le donne soprattutto per le tipologie di lavoro part time. La percentuale di lavoratrici a tempo parziale supera il 74,2%.
Secondo le ultime stime una donna è retribuita il 19,2% in meno rispetto a un collega dell’altro sesso, con uno stipendio pari a 1.131 euro rispetto ai 1.407 degli uomini.
Oggi il 63,7% di donne in coppia sceglie di lavorare, il 97% di queste è impiegata sia in lavori domestici che in lavori familiari e il 94,4% si dedica al tempo libero.

Il 71,3% del lavoro in casa delle coppie grava sulle spalle del gentil sesso, la donna lavora 1 ora e 3 minuti in più del suo partner quando entrambi sono occupati (9 ore e 9 minuti di lavoro totale per le donne contro le 8 ore e 6 minuti degli uomini) e nelle coppie con figli il divario di tempo sale a 1 ora e 15 minuti (anni 2008-2009).
Nelle coppie con entrambi i partner occupati, il maggior grado di asimmetria si osserva tra le coppie con figli residenti nel Mezzogiorno (74,6%), in quelle in cui l’età del figlio più piccolo supera i 14 anni (74,6%) e in quelle in cui la donna ha un basso titolo di studio (72,2% nel caso di licenza elementare o media).
Il rapporto sinteticamente ora rappresentato è ovvio che con le realtà territoriali dell’interno dell’isola, la Sicilia, dove il lavoro retribuito presso terzi manca sia per le donne che per gli uomini, non ha nulla da trasmettere, non ha nulla da far riflettere. Come è noto le nostre sono zone a perdere grazie ad una classe dirigente che da 60 anni impartisce favoritismi piuttosto che somministrare "governo del territorio".

lunedì 20 febbraio 2012

Società secolarizzata (1)

Parlare della Chiesa oggi sui media ma anche sulle edizioni librarie che sempre più numerose invadono gli scaffali delle librerie non fa che rievocare nella mente di tante persone concetti non proprio positivi come pedofilia, lotte di potere interne alla gerarchia, finanza di intrallazzo, elusione dell’Ici, vicinanza dei prelati con i politici più chiacchierati e più “furbastri” esistenti sulla piazza, crisi della fede ed allontanamento di fasce di popolazioni  dalla visione della società che viene proposta dalla Chiesa romana  nel terzo millennio.
E’ evidente che non tutto nella Chiesa si riduce a quella casistica di comportamenti ora elencati e che potrebbe ancora allungarsi con altre circostanze che ulteriormente ne deteriorano l’immagine.
E’ scontato tuttavia che si tratta di  comportamenti che esistono (non sono quindi inventati) e che meritano giustamente l’attenzione di tutti  -fedeli o  non- per essere –grazie alla trasparenza- rimossi dal contesto più ampio in cui continuano a prosperare tuttora.  Tutte le pecche che oggi vengono addebitate alla millenaria istituzione suscitano in verità  -ed è ovvio- maggiore curiosità nell’opinione pubblica rispetto alle  meritorie, diffuse e benefiche  iniziative di carità, educazione e formazione a favore di vaste fasce di gente e che invece non provocano  affatto l’interesse dei media e che andrebbero, almeno un poco,  valorizzate al meglio.
Essendo vastissima la pubblicistica e la disponibilità documentaria sulla Chiesa universale e su quella nazionale, vorremmo tentare di conoscere almeno per grandi linee la realtà diocesana (eparchiale) locale.
Lo faremo di tanto in tanto e senza la convinzione di poter essere esaustivi o adeguatamente attrezzati per questo tipo di conoscenza.
Eparchia di Piana degli Albanesi
1
Ogni Diocesi svolge e assume su di sé, col trascorrere del tempo,  una propria vocazione. Se Monreale fu istituita, e poi nei secoli ha saputo  perseguire la conversione dei territori dell’interno dell’isola -abitati da musulmani-, Piana degli Albanesi inequivocabilmente è stata istituita per far conoscere nell’isola i tesori liturgici e la spiritualità della Chiesa Orientale, la stessa  Chiesa che fino al XIII secolo era stata la Chiesa di tutti o quasi i siciliani. Qualcuno per rendere più concreto il concetto ha usato, nel passato, l'espressione "per fare da ponte fra Chiesa d'Occidente e d'Oriente". Compito questo verosimilmente pesante per le gracili spalle dell'Eparchia.
Piana degli Albanesi  è stata eretta negli anni trenta dello scorso secolo con la Bolla “Apostolica Sedes” del 26 ottobre 1937 da Papa Pio XI, ma fino al 1967 è sempre stata guidata da Amministratori Apostolici, manco a dirlo di rito romano; dagli Arcivescovi di Palermo Card. Lavitrano prima e Card. Ruffini dopo. Inizialmente alla nuova Diocesi  (Eparchia) vennero assegnati oltre ai territori dei Comuni di Piana dei Greci e di Santa Cristina Gela, che vennero staccati rispettivamente dalle arcidiocesi di Monreale e di Palermo, la parrocchia e i fedeli di rito greco del Comune di Mezzojuso, tolti alla giurisdizione dell’arcidiocesi di Palermo, le parrocchie e i fedeli di rito greco dei Comuni di Contessa Entellina e di Palazzo Adriano, staccati dall’arcidiocesi di Monreale, ed infine, staccata dall’Arcidiocesi di Palermo, la chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio di Palermo, detta della Martorana”, divenuta Parrocchia con giurisdizione personale per tutti i greco-bizantini residenti a Palermo nel 1943.
Nel 1967 Mons. Giuseppe Perniciaro (già Vescovo ausiliario dei ricordati Amministratori Apostolici) diviene Vescovo residenziale di Piana degli Albanesi.
Una data importante per la nuova Eparchia è comunque quella  dell’8 luglio 1960, quando  Papa Giovanni XXIII  emana la Bolla “Orientalis Ecclesiae in forza della quale  anche le parrocchie di rito latino con il loro territorio, esistenti nei Comuni di origine albanese di Mezzojuso, Contessa Entellina e Palazzo Adriano, passavano sotto la giurisdizione di Piana degli Albanesi.
(Continua)