sabato 25 febbraio 2012

"La trasparenza non è una opzione"
Come non viene gestito il servizio idrico a Contessa Entellina

La Commissione Europea ha dichiarato il 2012 “l’anno dell’acqua”, impegnandosi a presentare entro il prossimo autunno il Blueprint to safeguard Europe’s Waters (Blueprint per salvaguardare le acque europee), documento destinato a diventare la Bibbia dell’Unione europea in materia di politica e gestione delle risorse idriche.
In Italia la diffidenza nel bere acqua di rubinetto è elevata: il 32,8% delle famiglie, secondo le rilevazioni Istat del 2010, dichiara di non fidarsi a berla. Il fenomeno raggiunge livelli ancora più elevati in Sicilia con il 64,2%. A Contessa non esiste una rilevazione ufficiale -ma c’è da scommetterci- che la percentuale sia ancora più alta se è vero (come purtroppo è vero) che ciclicamente il sindaco emette ordinanze scritte a casaccio (ossia non trasparenti) finalizzate a non utilizzare l’acqua per “il consumo umano” perché le analisi batteriologiche “in uscita dal serbatoio comunale” non sono ineccepibili.
Il guaio è, qui a Contessa Entellina, che il Sindaco si scorda (avendo un gran da fare) di informare successivamente l’utenza cittadina sul tempo in cui l’acqua somministrata torna ad essere fruibile. A distanza di qualche mese sistematicamente arriva infatti una nuova ordinanza di “divieto” senza che la precedente sia stata, -stando agli avvisi pubblici- archiviata o revocata.
A stabilire i criteri relativi alla qualità delle acque e i parametri analitici ai quali un’acqua deve sottostare per potere essere definita potabile è il decreto legislativo n.31/ 2001 (modificato dal d.lgs n. 27/2002), che recepisce nella legislazione nazionale le prescrizioni della direttiva dell’Unione Europea 98/83/CE.
Scriviamo questi riferimenti perché nel nostro Comune le Ordinanze Sindacali -su questa materia- sembrano scritte a Bellolampo piuttosto che nel Palazzo Municipale, prive come sono di trasparenza, informazione e richiami normativi.

Ma torniamo alla normativa:
“Acque destinate al consumo umano” sono quelle, trattate o non trattate, erogate attraverso impianti idrici autonomi o cisterne, destinate ad uso potabile e per la preparazione di cibi e bevande o utilizzate nelle imprese alimentari per l’immissione nel mercato di prodotti commestibili.
Il decreto regolamenta tutti gli aspetti organolettici, microbiologici, chimici legati all’erogazione dell’acqua e fissa i limiti di concentrazione ammissibili, tenendo conto dell’assunzione massima giornaliera su lunghiperiodi, della natura del contaminante e della sua eventuale tossicità.
I parametri sono stati divisi in 3 gruppi:
-“microbiologici”,
-“chimici”
-e “indicatori”.
Questi ultimi si riferiscono a sostanze che, non presentano, di per sé un rischio diretto per la salute, ma forniscono un’indicazione tempestiva delle variazioni della qualità dell’acqua e dell’eventuale necessità d’interventi correttivi. Il superamento, invece, dei parametri microbiologici costituisce pericolo per la salute ed obbliga all’interruzione della distribuzione idropotabile. Per il superamento di parametri chimici può essere previsto un periodo di deroga limitato nel tempo e comunque non superiore a 3 anni.
Le Regioni che hanno i parametri dell’acqua non in regola, possono, infatti, fare richiesta di deroga al Ministero della Sanità, che in concerto con il Ministero dell’Ambiente, può concederla purché non presenti un potenziale pericolo per la salute umana e non possa essere assicurato l’approvvigionamento idrico, con nessun altro mezzo congruo.
I provvedimenti di deroga devono presentare, in ogni caso, un piano d’interventi tecnici, mirati al rientro del valore parametrico in eccesso e l’impegno a informare, “tempestivamente ed adeguatamente” la cittadinanza.
La Sicilia, per esempio, è ricorsa al provvedimento in deroga con riferimento al vanadio (un elemento chimico).

E' prescritto
La potabilità dell’acqua deve essere periodicamente sottoposta al duplice controllo
-del gestore del servizio idrico (controllo interno), cosa quest’ultima che a Contessa Entellina suscita perplessità se è vero (come è vero) che le cicliche Ordinanze del sindaco richiamano nelle premesse sempre l’intervento del SIAN e mai le rilevazioni del Servizio Tecnico Comunale,
-e dell’azienda unità locale (Ausl) territorialmente competente (controllo esterno), l’unico organo che da noi -in presumibile carenza municipale- pare vigili sulla salute dei cittadini.
Sono normativamente previsti controlli di routine, ad intervalli regolari, per accertare la qualità organolettica e microbiologica delle acque in relazione anche ad eventuali trattamenti di potabilizzazione e in particolare di disinfezione. I controlli di verifica, che rilevano tutti i parametri di potabilità, sono effettuati a campionamento in diversi punti di scorrimento dell’acqua, dalla sorgente, dal serbatoio,  fino alle fontane (da noi viene ricorrentemente presa a riferimento la fontana della Favara) e fino al punto di consegna, con cadenza stabilita in base al volume d’acqua distribuito in una zona.
Più è alto il volume dell’acqua distribuita, più dovrebbero essere frequenti i controlli. Ad esempio in un acquedotto che eroga ogni giorno tra i 1.000 e i 10.000 metri cubi di acqua, ogni anno sono previsti 1 controllo di verifica e 4 controlli di routine.
Il gestore del servizio idrico (dovrebbe essere il Servizio Tecnico Comunale quando la gestione è diretta –come a Contessa E.-) è responsabile del rispetto dei valori fissati nella legge, per le acque fornite attraverso una rete di distribuzione, fino al punto di consegna, rappresentato in genere dal contatore o dalla presa che introduce il liquido nell’abitazione privata (non funzionando da noi il sistema dei “contatori”). I risultati delle analisi che ogni mese si effettuano devono ( ripetiamo ...DEVONO) venire indicati sul retro delle bollette (da noi, a Contessa Entellina, sono le fatture che paghiamo al Comune) in modo che ogni utente sia informato su cosa gli è stato offerto da bere.

 Quanto riportato oggi lo abbiamo finalizzato perchè il sindaco, dott. Sergio Parrino, voglia fare il Sindaco su questo aspetto non secondario del nostro convivere civile e sociale.
Quanto sostanzialmente viene richiesto  non è una cortesia che gli viene avanzata. La normativa richiamata sopra presenta infatti tutti i caratteri della tassatività.
Non spetta al gestore (ossia al Servizio Tecnico Comunale) farsi carico, invece ed ovviamente, del controllo delle vasche in possesso dei privati utenti o degli eventuali condomini.

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