venerdì 21 ottobre 2011

E' giusto -anche in periodo rivoluzionario- assassinare un 'prigioniero' senza avergli accordato 'il giusto processo' ?


Riflessione
Siamo tornati all’epoca degli antichi imperi ?
Allora, sotto quei sistemi, il nemico vinto in battaglia veniva tagliato a pezzi. Adesso l'assassinio di chi soccombe alla violenza della guerra lo vediamo in diretta, naturalmente quello che ci consentono di vedere e lo si ammazza per poterne esibire il trofeo.
L'aver ascoltato dagli analisti italiani, sui differenti canali televisivi, giudizi del tipo  "se si fa la guerra, queste sono le leggi" ci lascia senza parole.
No, non è condivisibile una simile conclusione fatta negli studi televisivi da personaggi pubblici, come sono i giornalisti, i politici o comunque i commendatori delle cose del mondo.
Gheddafi (tiranno e macellaio di tanti suoi concittadini) non è stato ucciso nel corso di combattimenti, bensì dopo essere stato catturato. Questa è barbaria, questo è assassinio e non è conforme ai valori di cui, strumentalmente, l'Occidente si fa (o si faceva ...?)  paladino.
Grandi giornalisti, grandi commendatori di cose del mondo, non possono uscirsene con espressioni "questa è la guerra !".
L'assassinio, anche di macellai come Gheddafi, va definito "assassinio", contrariamente questi grandi giornalisti dovrebbero spiegarci cosa significhino  "il catturare qualcuno", "sottoporlo al giusto giudizio" e "l'emettere la giusta sentenza".
E' proprio vero, l'Occidente dopo aver raggiunto vertici di grande civiltà è ormai in corsa verso la mai superata barbarie pur di disporre di petrolio.
Anche se l'assassinio di Gheddafi è stata opera dei "ribelli" libici, i giornalisti occidentali (ed italiani, nel caso specifico) non sono autorizzati a dire "questa è la guerra"; l'assassinio in diretta televisiva -o quasi- è barbarie e nient'altro, dovesse trattarsi di Nerone in persona.

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