Le critiche sono feroci, ma i nostri strapagati parlamentari regionali resteranno in ferie per tutta la prima decade di settembre. L'Aula aprirà il 13 settembre, a quanto pare. In Sicilia i nostri parlamentari regionali vengono definiti, non per nulla, "facce di bronzo".
La Giunta di palazzo d’Orleans ha varato prima di andare in ferie un piano di austerity che dovrebbe alleggerire il carico dei contribuenti.
Si parte (ma conoscendo la nostra classe di politicanti nessuno in Sicilia crede a queste mosse) dal blocco delle assunzioni in Regione per i prossimi 10 anni, tale, come prevede Raffaele Lombardo, da ridurre del 90% il personale, portandolo, tra pensionamenti e quiescenze, da 21mila a 2mila unità. Dal prossimo primo settembre, inoltre, le indennità degli assessori dovrebbero essere ridotte del 10% (nulla rispetto ai giusti compensi non superiori a 4mila euro). Il numero di consulenti ed esperti sarà abbattuto del 30% mentre i componenti degli uffici di gabinetto passeranno da 21 a 14. Tagli di facciata, in pratica. Tagli da "faccia di bronzo", appunto.
Per lunedì 29 agosto è convocato il collegio dei deputati questori dell’Ars, con l’obiettivo di arrivare ad un immediato recepimento della normativa prevista nella manovra Tremonti-Berlusconi di ridurre i costi della politica. Si tratta di una riunione dei "questori” (una sorta di amministratori dell’Ars) prima della riapertura dell'Assemblea dalla pausa estiva che per i nostri si protrae per l’intera prima decade di settembre, ed oltre. Si tratta di dover applicare anche a Sala d'Ercole, senza equivoci di interpretazioni, la riduzione delle indennità dei parlamentari regionali, che sono agganciate a quelle del Senato.
L’Ars dovrebbe dare l’esempo riaprendo i lavori d’Aula prima del 13 settembre e varando con immediatezza le riduzioni in base, appunto, alla manovra nazionale d’agosto. Il decreto Tremonti specifica che le regioni a statuto speciale devono adeguarsi ai nuovi parametri sui costi della politica (fra cui per l’Ars la riduzione a 50 dei componenti), pena il mancato conseguimento degli obiettivi costituzionali di perequazione e di solidarietà ed anche per diventare elemento di riferimento per la applicazione di premi o sanzioni che comunque non vengono specificati nel decreto, ma si rimanda alla normativa vigente in questi casi. In pratica se la Sicilia si trincererà dietro paraventi del tipo “abbiamo lo Statuto Speciale” non arriveranno soldi né da Roma né da Bruxelles.
Armao piuttosto che impugnare dinnanzi alla Corte Costituzionale i tagli della “manovra” che, comunque la si giudichi, punta alla sobrietà e all’economicità, inizi a ridursi i compensi e li riduca a tutti i politicanti ed i burocrati a livelli che non superino i 4.000 euro. Si adoperi per far nascere la figura del politico-volontario e a mandare a casa "i troppi affaristi" che ci sono in giro.
Quella del politico -fino a qualche decennio fa- era una figura che perseguiva una “missione”, magari al servizio di utopie ma pur sempre disinteressato, non era allora questione di gente a caccia di ricchezze e talvolta, spesso, di tangenti (il caso Vitrano è sotto gli occhi degli elettori del palermitano). Sia questo il compito di Armao.
Non è questo il tempo, il momento, di mostrare che la Sicilia si oppone ai tagli della spesa pubblica.
Lasci stare i ricorsi, avv. Armao !
L’Ars dovrebbe dare l’esempo riaprendo i lavori d’Aula prima del 13 settembre e varando con immediatezza le riduzioni in base, appunto, alla manovra nazionale d’agosto. Il decreto Tremonti specifica che le regioni a statuto speciale devono adeguarsi ai nuovi parametri sui costi della politica (fra cui per l’Ars la riduzione a 50 dei componenti), pena il mancato conseguimento degli obiettivi costituzionali di perequazione e di solidarietà ed anche per diventare elemento di riferimento per la applicazione di premi o sanzioni che comunque non vengono specificati nel decreto, ma si rimanda alla normativa vigente in questi casi. In pratica se la Sicilia si trincererà dietro paraventi del tipo “abbiamo lo Statuto Speciale” non arriveranno soldi né da Roma né da Bruxelles.
Armao piuttosto che impugnare dinnanzi alla Corte Costituzionale i tagli della “manovra” che, comunque la si giudichi, punta alla sobrietà e all’economicità, inizi a ridursi i compensi e li riduca a tutti i politicanti ed i burocrati a livelli che non superino i 4.000 euro. Si adoperi per far nascere la figura del politico-volontario e a mandare a casa "i troppi affaristi" che ci sono in giro.
Quella del politico -fino a qualche decennio fa- era una figura che perseguiva una “missione”, magari al servizio di utopie ma pur sempre disinteressato, non era allora questione di gente a caccia di ricchezze e talvolta, spesso, di tangenti (il caso Vitrano è sotto gli occhi degli elettori del palermitano). Sia questo il compito di Armao.
Non è questo il tempo, il momento, di mostrare che la Sicilia si oppone ai tagli della spesa pubblica.
Lasci stare i ricorsi, avv. Armao !
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