sabato 11 giugno 2011

Calendario sul modo di coltivare la terra: era la terra dei baroni

Nel 1823 Nicolò Palmeri, storico siciliano, pubblicò un Calendario sul modo di coltivare la terra. Oggi quelle indicazioni sono sicuramente superate, però abbiamo deciso di pubblicarne alcune parti perché l’agricoltura siciliana del 1823 non era dissimile da quella di un secolo prima o di due/tre secoli precedenti.
Il documento di Palmeri ci riporta, in fondo, al modo di essere agricoltori degli “arbereshe” contessioti, quando furono coltivatori sui feudi baronali.

I.
SERIE DEI LAVORI MENSILI DA PRATICARSI
DALL’AGRICOLTORE SICILIANO.
GENNARO

Ove non siasi eseguita la prima aratura dei maggesi nel mese di dicembre, il che accade di rado, si pratica nel principio di questo mese.
Si sarchiano (zappulianu) i frumenti e gli orzi che hanno già messo quattro e più foglie. Si zapponano le fave cresciute un mezzo palmo, e le lenti.
Si arano per la prima volta le risaje.
È in questo mese che da molti si pianta la vite.
Si potano le pergole.
Si pianta il sommacco, situando le barbatelle a distanza di un palmo e mezzo, di due palmi fra loro, e si zappa; per venire poi la pianta più vigorosa e fronzuta, si dovrà aver cura nel piantarlo che del fusto non ne sia sopra terra più di mezzo palmo, e quindi si taglia quello che si troverà più alto. Si fa la prima zappatura all’adulto.
Si tagliano i canneti ed i salceti, e si preparano li pali per le viti.
Si continua in questo mese a togliere il seccume degli ulivi; ogni quattro o cinque anni si potano quelli che domandano l’ajuto del ferro.
L’ortolano fa i semenzai dei ravanelli, delle lattughe, delle cicorie e delle endivie; semina le petronciane (milinciani), i pomi d’oro, i peperoni, i sedani (acci); e pianta gli agli, i porri, le cipolle, i piselli e le fave. Mozza per la seconda volta i sparacelli.
Il giardiniere fa il semenzajo dei sorbi, peschi, noci, mandorli, prugni, peri, meli; innesta a marza (a brocca) gli alberi che fan gomma, come peschi, ciriegi. ecc. e ripulisce quelli che sono attaccati dal musco o da altre piante parassite.
Il boscaiuolo taglia ogni sorta di legname da taglio; fa il semenzajo delli castagni, e trasporta nelle buche preparate le piccole piante di castagno, già nate di seme, riserbandosi d’innestarle a zufolo (ad aneddu) nel quinto anno.
Si piantano le rose di ogni sorta, anche per mezzo dei rami (magghioli); si potano i gelsomini selvaggi, e se ne piantano i rami per innestarli in marzo dell’anno seguente; si cominciano a piantare l’erbe odorose per ornamento dei giardini.
Il fattore visita le siepi ed i fossati attorno ai poderi, onde riparare ai danni portativi nell’anno scorso, e meglio difendere dagli animali i suoi campi.
Si taglia dal bosco il legname a fermare e racconciare gli strumenti agrarii, e quello che dee servire ad uso della fattoria.
Si continua a condurre il bestiame dalle montagne alle marine, cioè dai luoghi ombrati e freddi ai più soleggiati e riparati da tramontana.
Si cominciano a travasare i vini.
Si prosegue a somministrare il cibo alle api.
Si dà principio a mettere sotto la chioccia le uova delle galline.


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