In Italia ci sono mezzo milione di baby-pensionamenti (persone più o meno cinquantenne) che costano 9,5 miliardi di euro l’anno.
Lo sconcio della Regione siciliana, il cui legislatore ha approvato norme di chiaro stampo clientelare, (ossia pigliando le misure -come fanno i sarti- dei beneficiari) è del tutto evidente quando viene agli onori della cronaca il caso di questo o quel dirigente, di questo o quel dipendente che va in pensione a poco più di 50 anni con ricchi assegni mensili.
Perchè neanche su queste problematiche scatta l'indignazione ?
La risposta è semplice. In Italia, vi sono più pensionati che lavoratori. La cosa strana, ma non molto, è che i sindacati ( i gloriosi sindacati degli anni settanta del Novecento) che dovrebbero occuparsi di lavoro oggi rappresentano invece i pensionati. Fra essi bisogna distinguere quelli del settore privato, dipendenti o autonomi, che percepiscono assegni in base ai contributi versati e comunque dopo almeno 37 anni di servizio e taluni del pubblico impiego (dirigenti che ricominciano dopo il pensionamento a fare l'assessore regionale per il pd, il partito che anticamente era il partito dei lavoratori) che vanno in pensione (prevalenbtemente nella Regione Sicilia) con 50 anni di età.
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