giovedì 7 novembre 2024

Riflettiamo sulla mafia di ieri e di oggi

 La Mafia e i nostri giorni

 Prima di inoltrarci sulle origini della “mafia”,   riteniamo sia opportuno intrattenerci sul fenomeno che gli sta a monte e che prospererà per qualche tempo a fianco ad essa: il brigantaggio.

  A Contessa, lo raccontavano i nostri nonni, il fenomeno del brigantaggio, con i sequestri di persone e con le vendette personali, fu abbastanza devastante e su di esso -sul blog- abbiamo riportato tempo fa più ritagli di giornali del periodo a cavallo fra fine Ottocento ed inizio Novecento.

  All’inizio di tutte le carriere brigantesche, stando alle “voci popolari” e ai ritagli di giornali della seconda metà dell’Ottocento, c’era sempre stato un delitto di sangue, che veniva a configurarsi come vendetta di un torto subito (=un furto, l’uccisione di un parente) cui il futuro brigante aveva dovuto rispondere nello stesso modo, sangue per sangue.

 Succedeva, in quelle situazioni, che due famiglie contrapposte da odi e strascichi antichi davano vita a sequenze interminabili di reciproche uccisioni: la faida. A rendere complicato il cammino delle forze dell’ordine e della giustizia, in quel contesto, sopraggiungeva l’omertà, il rifiuto di rivelare alle forze dell’ordine contrasti e delitti, che in quel contesto socio-culturale dovevano trovare soluzione  solamente col ricorso alla violenza privata. 

  E’ stato l’antropologo Giuseppe Pitre’ ad introdurre la parola omertà ricavata dalla parola “omu”, cioè uomo: colui che non tiene contatti con le forze dell’ordine e che si fa vendetta  da solo (secondo la cultura popolaresca, quintessenza di virilità ).

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 In una prossima pagina accenneremo il come, quando e perché si affermò il grave fenomeno della mafia.

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