Ieri in Emilia, oggi in Catalogna
Nessuno è in condizione di azzardare un’ipotesi o disegnare un domani biologico e ambientale della nostra specie. Le preoccupazioni si giustificano considerando l’evoluzione demografica dell’ultimo secolo, la sempre più rilevante scarsità di risorse di base, l’accumulo di polluenti (=sostanze inquinanti) non biodegradabili nei diversi ecosistemi, l’erosione della biodiversità e le tante compromissioni di macrosistemi portate avanti dall’uomo.
Ignorare o mistificare questi dati significa non comprendere l’urgenza e ritenere che l’uomo sia completamente slegato e indipendente dal suo ambiente. Per la prima volta i problemi che minacciano l’umanità non sono dati da fattori estranei, esterni, bensì dal modo in cui l’uomo da se stesso dispone la sua presenza sul pianeta.
Quanto accade in queste ore in Spagna (nella Catalogna) devastando e provocando gravissime inondazioni e molte (migliaia?) di vittime, svela ancora una volta i limiti delle nostre società, compresa quella italiana, basate sull’illusione che la tecnologia da sola basti a contenere la forza della natura, senza la necessità di una politica di seria protezione ambientale.
Solo la casualità meteorologica ha evitato che la già grave alluvione nel Bolognese di pochi giorni fa non sia stata una catastrofe simile.
Di fronte ad autentiche cascate di pioggia la rete idraulica, ma più in generale la sistemazione del territorio di vaste aree del nostro territorio italiano compromesso da un’irrefrenabile cementificazione e dall’abbandono delle campagne nelle aree interne, sono inadeguati e necessitano di sempre più urgenti interventi infrastrutturali per non lasciare il Paese alla mercé dell’estremizzazione degli eventi atmosferici.
La politica sappia: "la manutenzione del territorio è la prima opera pubblica, di cui si ha estremo bisogno!”.
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